Se voi poteste scegliere un paese partner, qualcuno con cui aumentare gli scambi, chi scegliereste? Tutti quelli sensibili ai temi dei diritti, dell’ambiente, dell’innovazione a chi spera di avere una globalizzazione governate da una impronta occidentale invece che dalla Cina o dalla Russia, forse il primo Paese che verrebbe in mente è il Canada del progressista Justin Trudeau. Invece in Italia c’è una ferma ostilità alla ratifica del trattato commerciale Ceta tra Ue e Canada che ha portato parecchia gente in piazza a Montecitorio.

Non si può pretendere che tutti si intendano di international trade, la democrazia rappresentativa serve anche ad avere discussioni argomentate nelle sedi opportune senza che il dibattito pubblico finisca ostaggio delle prese di posizione interessate delle lobby (vedi Coldiretti) e dei loro slogan urlati in piazza.

Come è successo con il Ttip, il trattato per ora congelato con gli Usa, anche intorno al Ceta si crea una cortina fumogena di balle e obiezioni completamente infondate che rendono difficile poi discutere i singoli punti nel merito. Perché l’opposizione è di principio, tutto quello che puzza di globalizzazione va respinto, e non basata sui fatti.

Vediamo, a titolo di esempio, i punti del comunicato stampa di Federconsumatori che riassume le ragioni della protesta:

1) Il principio di precauzione non è previsto né tantomeno tutelato dal Ceta: mentre in Europa se un’azienda deve commercializzare una sostanza, è prima tenuta a dimostrare scientificamente che questa non provochi alcun danno, in Canada, così come negli Stati Uniti, avviene esattamente il contrario.

Il principio di precauzione è una cosa molto europea, anche se non sono sicuro che qualcosa faccia male, la blocchiamo comunque, per scrupolo. Vale per gli Ogm o per la carne agli ormoni. Ma è una caricatura dire che negli Stati Uniti avviene “esattamente il contrario”. Se non c’è evidenza scientifica che la carne agli ormoni faccia male, per esempio, negli Stati Uniti si può commercializzare (noi ci siamo opposti e, pur mantenendo il divieto, abbiamo perso la causa alla Wto). Se un giorno ci sarà la prova che è dannosa, anche negli Usa verrà vietata, magari a colpi di class action invece che di interventi preventivi del legislatore, ma il contesto giuridico è diverso. Possiamo pretendere che il Canada recepisca una logica tutta europea, stravolgendo il proprio sistema produttivo, sanitario e giudiziario? No. Possiamo richiedere che il Ceta non faccia entrare in Europa prodotti che non rispettano gli standard europei? . Ma gli anti-Ceta non chiariscono se vedono qualche rischio concreto di quest’ultimo pericolo.

Ceta, gli interessi delle lobby e le balle della propaganda

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