Una giornata del rifugiato più amara di quella 2017 è difficile da immaginare: mai così tanti i profughi, mai tanto dure e miopi le politiche dei paesi occidentali. Qualche numero: secondo l’Alto Commissariato per i rifugiati sarebbero 65 milioni gli individui in fuga e solo la settimana passata potrebbe essere di 100 vittime il tragico bilancio settimanale dei morti nel Mediterraneo.

L’Unione europea guarda, il governo italiano pensa a non indispettire gli elettori e gli esecutivi di mezza Europa continuano, senza un briciolo di decenza, a stare con i piedi in due staffe, praticando il pragmatismo a parole e il populismo nei fatti.

L’anno passato e quello precedente abbiamo visto un po’ di tutto: le frontiere esterne sono sigillate e militarizzate (no, muri e filo spinato in mare non è ancora possibile costruirne), quelle frontiere interne vengono aperte e chiuse a discrezione (vedi il caso danese), i leader europei stanno – de facto – già costringendo i richiedenti asilo nei paesi limitrofi ai loro, senza alcun rispetto degli standard minimi di tutela dei diritti umani, anche se, nel Vecchio Continente, ospitiamo solo due rifugiati su dieci. Chi parla di “tsunami” dovrebbe andare a vedere quanti rifugiati accolgono Turchia e Libano: se Ankara ne ospita quasi 3 milioni, in Libano sono – addirittura – un abitante del Paese su quattro.

Anche in Europa, però, abbiamo record da difendere. La Repubblica Ceca ha un primato invidiabile, per esempio: dal 2015 ha ospitato dodici rifugiati: sì, avete letto bene, dodici. E sembrano davvero un esercito rispetto a Polonia e Ungheria dove il saldo è zero. E qui parliamo dei Paesi “cattivi” ma anche a sbirciare tra i numeri di quelli virtuosi la situazione non migliora: il piano europeo di redistribuzione dei migranti giunti in Italia e Grecia è indietro perché nessuno Stato sta rispettando proprio quelle quote che si è imposto: ad oggi, infatti, solo il 5% dei migranti è stato ricollocato. Ma come, non doveva essere “respingimenti e flusso regolato”; fermezza e umanità? Se la parte militare sembra pienamente operativa, quella politica è ancora non pervenuta.

In Europa questa è la desolante situazione nella Giornata del rifugiato. E mentre i governi perdono tempo, di volta in volta, con nuove sofisticate geometrie per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte – grazie a provvedimenti-toppa che durano giusto il tempo di una legislatura – le problematiche alla base rimangono immutate: nessun canale legale per chi fugge, poche soluzioni umane per chi è arrivato, pochissime risorse per l’integrazione e per coloro ai quali è stata respinta la richiesta d’asilo.

L’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi ha detto che i richiedenti asilo andrebbero premiati per resistenza e coraggio. E ha ragione da vendere. Fuggire da guerre e persecuzioni per trovarsi poi a dover fare i conti con burocrazia, razzismo e ignoranza richiede una forza d’animo ed un coraggio fuori dal comune.

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