La notte trascorsa nel sonno e la prospettiva di una nuova giornata in parte sedentaria stimolano il desiderio di muovere il corpo finché questa “fame” non si sazia in un sereno desiderio di riposo.

Ogni mattina salgo sul terrazzo condominiale per meritarmi nel migliore dei modi quello che Cesare Pavese chiamava “Il mestiere di vivere”. Ho ricevuto da me stesso il compito di compiere tutti i giorni almeno quindici giri del grande terrazzo, a passo sostenuto.

Intorno a me Monte Mario, con la macchia del grande albergo Hilton e alcune costruzioni dall’aria altrettanto abusiva, poi i tetti e le facciate dei palazzi del quartiere Prati e, a chiudere la bella vista, la cappella Sistina al centro della Città del Vaticano.

La mia passeggiata mattutina mi offre serenità, immersa com’è nel primo sole. E’ una pratica che compio ormai da una decina d’anni, ma questa mattina ho avuto per la prima volta un’emozione particolare. Sul rettangolo verde del prato impeccabilmente curato all’interno dei giardini Vaticani ho visto apparire una piccola macchia bianca, non più grande, data la distanza, di un centimetro. Non ho avuto subito l’istinto di riconoscere cosa fosse, in quel suo muoversi con un delicato ondeggiare, prima di sparire dietro la Cappella Sistina. Allora, per la prima volta in dieci anni mi sono fermato chiedendo a me stesso di aspettare, di non muovermi.

Dopo una decina di minuti è ricomparsa la minuscola macchia bianca ondeggiante e ho deciso di capire che si trattava senza dubbio del Papa, che stava a sua volta facendo la sua passeggiata mattutina. Camminava e ogni poco si fermava, forse aveva tra le mani un breviario o forse no.

Cercavo di fronte al minuscolo incedere della piccola macchia candida di darmi una ragione dell’immenso carisma che il Papa esercita quando visita i popoli nel mondo. Cosa vedono le masse in questa minuscola entità? Forse l’immensa e giusta proiezione della propria dignità umana?

Dunque c’è stato “il Papa Buono” con Roncalli“Il Papa Manager” con Woytila e ora sta passeggiando a circa trecento metri da me “il Papa Giusto” che ha avuto il coraggio di affermare “chiunque uccide in nome di Dio è diabolico”.

D’un tratto la piccola macchia bianca si è fermata per ben due volte prima di sparire dietro la grande ala della Cappella Sistina.

Allora dopo qualche istante di sognante attesa ho ripreso anch’io la mia camminata veloce intorno al terrazzo, spinto da una rinnovata energia. Poi richiamato da un coro di clacson mi sporgo a guardare la strada. E’ utile evitare, nel primo mattino, le vie della città prevalentemente invase da interminabili file di macchine ferme ai semafori, e quelli che le guidano hanno l’aria di essere nati e aver trascorso gran parte della loro esistenza lì, in coda, in una lunga, estenuante attesa.

Mentre percorro gli ultimi giri del terrazzo nella frescura dell’aria mattutina, mi vien da pensare che forse questo Papa un giorno avrà il coraggio di dire, riferendosi anche alle guerre, che “chiunque uccide è demoniaco” e non soltanto quelli che uccidono in nome di Dio.

“Ho visto il Papa” pensavo nel fare la doccia “passeggiava tranquillamente davanti a me a grande distanza e io ero il solo a poterlo vedere”. La sua immagine da lontano era grande poco più di un petalo di margherita.

Poi mentre preparavo la colazione ho deciso sorridendo che non lo avrei raccontato a nessuno.

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