Il 22 aprile si è celebrato l’Earth Day, Giornata Mondiale delle Terra. Dal 2013 la giornata è stata scelta per sensibilizzare le persone sul tema ambiente. Eventi, concerti e appuntamenti sportivi in tante città d’Italia e del mondo. “Passata la Festa, gabbato lo Santo” dice un vecchio detto. Invece a guardare alla conservazione del nostro pianeta, certe volte è anche l’insospettabile industria cinematografica. Con due documentari in questo caso.

This changes everything è il frutto della collaborazione tra Naomi Klein e il regista Avi Lewis. “È davvero possibile essere annoiati dalla fine del mondo?” Se lo chiede l’autrice di No logo, che per l’altro suo Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile, uscito nel 2014, ha voluto un compendio documentaristico. Dal saggio si passa alle immagini di paesaggi compromessi spietate come cicatrici e girate da Lewis. Si riprendono scontro e danni tra capitalismo sregolato e tradimento delle necessità ambientali partendo dall’Alberta, stato canadese che da qualche anno deforesta in favore dell’estrazione del bitume. Un processo che ha portato alla desertificazione una delle foreste vergini più estese al mondo. Atterriscono le interviste a operai e ingegneri, ultrapagati mercenari contrapposti alle manifestazioni degli abitanti di Beaver Lake Cree. Questi ultimi nel 2008 hanno intentato una causa contro il governo del Canada. Accusa: l’attività estrattiva del bitume rende impossibile la vita delle popolazioni autoctone. Persone abituate a vivere di caccia e pesca in simbiosi con la natura depauperate del loro mondo in funzione di orizzonti produttivi ancor più dannosi per l’ambiente. Il leitmotiv della terra che non appartiene a nessuno ma alla quale apparteniamo torna con i toni dell’inquinato senno di poi.

Allargandosi alla febbre per il combustibile in Montana a spese delle sterminate praterie apparentemente disabitate, ma fulcro irrinunciabile di tante microeconomie basate sull’allevamento, il mosaico di Klein e Lewis produce una visione d’insieme che suona come uno schiaffo sempre nuovo. Dietro allo sviluppo produttivo del petrolio nel Montana sbucano anche i vanti di repertorio di Barack Obama per la moltiplicazione dei pozzi. Mentre i nativi Cheyenne stanno a guardare. E a manifestare.

Ci si sposta in Grecia per l’oro sotto la penisola Calcidica, in India per le centrali elettriche a carbone e nella fumosa Cina, dove lo smog si sta iniziando a combattere con i pannelli solari. Il documentario evidenzia come contraltare ai danni alla Terra la determinazione di pochi che allargata a forti pressioni dal basso può cambiare le cose. Tra i produttori esecutivi spiccano i nomi hollywoodiani di Alfonso Cuarón, Danny Glover e Seth McFerlane e la versione dvd contiene tanti extra quanto il minutaggio dello stesso film. Dal collegamento video alla presentazione all’Odeon di Firenze nel 2016 (non proprio meanstream ma conversazione interessante degli autori con il pubblico) si va alle scene tagliate con un approfondimento sugli attivisti di Idle No More, fino all’intervista con la scrittrice indiana Arundahti Roy.

Alle volte i film nascono dalla preoccupazione per il futuro dei propri figli. È stato così per l’attrice Melanie Laurent che insieme a Cyril Dion ha girato Domani. Si sono messi in viaggio seguendo le tappe suggerite da un articolo sulla rivista Nature del 2012. Ne è venuto fuori un coloratissimo doc orientato alle soluzioni messe in atto in varie zone del mondo. Dal taglio perlopiù lucidamente catastrofico di This changes everything si passa a puntare completamente sulla speranza proattiva. Non plateali manifestazioni d’attivismo, ma nuovi modi di vivere. I dati della Detroit semiabbandonata che con le sue 1600 fattorie urbane sta risorgendo con l’ambizione di diventare una capitale del chilometro zero, la rivoluzione a base di energia eolica e biomasse a Copenaghen, la pluricoltura in Normandia e l’esempio scozzese di microcoltivazioni urbane a Todmorden sono felici alternative per autosufficienze alimentari ed energetiche in itinere. Quantomeno curiosa anche l’esperienza non unica di Bristol con moneta locale in barba a euro e sterlina. Interessanti fenomeni da osservare, sempre che non possano portare a un nuovo medioevo di feudi e ducati.

Dion e Laurent ci accompagnano anche tra politiche sociali dal basso e microcredito messi in atto in India e rivoluzione costituzionale islandese contro l’egemonia di banche e politici corrotti, sui Transition Network ideati da Rob Hoskins, fino al lungimirante sistema scolastico in Finlandia. Purtroppo la versione dvd non offre extra d’approfondimento, ma il film rimane un racconto positivo che guarda ben oltre tanta informazione standardizzata che ci piove in testa. I lavori della Klein e della Laurent sono due doc necessari che spiegano, informano e stimolano. Dovrebbero essere visti da tutti, fino al prossimo Earth Day il tempo c’è.

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