di Lino Buscemi

La cronaca, e non solo il racconto storico, talvolta riserva beffarde sorprese che hanno il pregio di ravvivare la memoria collettiva su fatti e personaggi che hanno segnato una fase, assai difficile e controversa del dopoguerra siciliano, ancora non del tutto chiarita. La prima sconcertante sorpresa risale al 28 ottobre del 2010, quando, per fugare ogni dubbio sulla sua “identità”, su disposizione della Procura della Repubblica di Palermo, venne riesumata, nel cimitero di Montelepre , la salma del bandito Salvatore Giuliano.

Alcuni storsero il naso, ritenendo l’inchiesta una perdita di tempo che comprendeva, peraltro, una sorta di profanazione di tomba autorizzata dallo Stato. Nessuno poteva immaginare, allora, che una quasi eguale “sorte”, a opera però di ladri-vandali, sarebbe toccata, sei anni dopo ed esattamente l’8 agosto 2016, al sepolcro dell’uomo che è passato alla storia come colui che il 5 luglio del 1950 “sconfisse” definitivamente, per incarico del governo italiano, Turiddu Giuliano e la sua banda. Una seconda amara sorpresa, dunque, che riguarda il colonnello (poi acclamato generale) dei carabinieri Ugo Luca, già comandante del disciolto Comando forze repressione banditismo (Cfrb) che operò nella Sicilia occidentale per oltre un anno, dal 25 agosto 1949 al 15 settembre 1950.

La notizia della violazione della tomba dell’enigmatico alto ufficiale dell’Arma, a differenza di quella, assai clamorosa, della riesumazione del cadavere di Giuliano, è rimasta, per mesi, inspiegabilmente, sottotraccia e senza alcun accenno sui media nazionali. Recentemente e per puro caso, ne siamo venuti a conoscenza sfogliando il Giornale di Vicenza (edizione del 9/8/2016) nel quale campeggiava un articolo con il seguente titolo: Vandali al cimitero. Profanata tomba del generale eroe. Nel pezzo, a firma di Silvia Dal Ceredo, è riportato che dal 1967 il gen. Luca “è sepolto nel piccolo paesino di Santorso all’interno del cimitero ‘vecchio’. Insieme a lui riposa la moglie Maria Facci, originaria del luogo. Con lei aveva vissuto anche in paese nella villa con parco nel centro storico, tuttora chiamata Villa Luca e adibita, da tempo, a sede di alcuni servizi comunali e socio-sanitari. I soliti ignoti hanno agito di notte, compiendo un raid che ha interessato altre tombe e loculi […] I ladri non hanno certo tralasciato la tomba di famiglia di Luca, la più grande del cimitero e dotata di una sua cancellata che non hanno esitato a forzare tranciandone il catenaccio. Dall’interno sono riusciti ad asportare un grande portavasi in metallo, lasciando a terra sparsi tutti i fiori artificiali che conteneva. In paese, in particolare gli anziani, ricordano il generale più per essere stato un personaggio illustre, residente nella grande proprietà immobiliare in centro, che non per il suo operato, di cui si è un po’ persa la memoria”.

L’oblio, insomma, che in silenzio cancella tutto e tutti. Nondimeno la casuale notizia sulla “profanazione” del mausoleo, potrebbe servire (anche in presenza dell’indubbio accertamento medico, secondo cui il cadavere disseppellito a Montelepre è proprio quello di Giuliano) per dare la stura, dopo 67 anni, alla cosiddetta operazione verità riguardante: il “carabiniere” e il “bandito”; la prima “trattativa” Stato-mafia ; la sceneggiata sulla morte di Turiddu, compreso l’inesistente conflitto a fuoco davanti la casa dell’avvocato Di Maria nel cortile Mannone di Castelvetrano e, infine, il discusso profilo umano e carrieristico di Ugo Luca, storicamente scarsamente analizzato e, di recente, oggetto di studio da parte di alcuni storici fra i quali Mimmo Franzinelli e Davide Conti.

Quest’ultimo autore del saggio, edito da Einaudi nel febbraio scorso, dal titolo Gli uomini di Mussolini. Il capitolo terzo del libro, guarda caso, è tutto dedicato all’ex capo del Crfb con il seguente richiamo “Dal Sim di Mussolini a Castelvetrano. Servizi segreti e morti sospette nella carriera del colonnello Ugo Luca”. La ricerca della verità, inoltre, sarebbe facilitata dal fatto che dal 2016, sulle carte e informazioni relative a Giuliano e alla repressione del banditismo, non potrebbe più essere opposto il Segreto di Stato. E’ da presumere, dunque, che ben presto molti “luoghi comuni” e indegne false “verità” su quell’oscuro periodo dovranno cedere il passo a una ricostruzione storica documentata e obiettiva. A meno che non riemergano, ad arte, interessi di parte e fantomatiche “ragion di Stato”.

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