Le minacce di Trump contro la Corea del Nord le hanno sentite fino in Cina. E così il presidente cinese Xi Jinping che proprio durante la visita in Usa aveva assistito in prima fila al decisionismo del presidente contro la Siria di Assad, hanno avuto oggi una conversazione telefonica. Il numero uno della Casa Bianca ha chiamato Xi. Secondo la tv di Pechino, la Cctv, Xi ha posto l’accento quanto a Pyongyang sulla “necessità di una soluzione attraverso mezzi pacifici“. Per Xi l’obiettivo è di avere una penisola coreana “denuclearizzata” al fine di raggiungere “la pace e la stabilità”. Il colloquio telefonico ha permesso al presidente cinese di rimarcare la necessità che le due principali potenze economiche del pianeta abbiano maggiori comunicazioni e coordinamento sulle più importanti questioni internazionali. Xi, infine, ha sollecitato sforzi congiunti tra Cina e Usa per fare in modo che la futura visita di Trump a Pechino possa essere “produttiva”. Il presidente cinese Xi ha poi definito “inaccettabile” l’uso delle armi chimiche in Siria. Secondo quanto riferito dall’agenzia Nuova Cina, Xi ha auspicato “una sola voce” in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Intanto la Corea del Nord ha promesso dure contromisure per bocca di un portavoce del ministero degli Esteri, secondo cui le “spericolate mosse americane per invadere la Corea del Nord hanno toccato una fase seria. Se gli Usa osano optare per un’azione militare, come un attacco preventivo, la Corea del Nord è pronta a reagire ad ogni tipo di guerra voluta dagli Usa”. La Vinson, portaerei della Terza Flotta di classe Nimitz a propulsione nucleare, sabato ha lasciato Singapore per dirigersi non verso l’Australia, come atteso, bensì verso la penisola coreana, dopo che nelle ultime settimane sono aumentati i timori sul sesto test atomico e sul lancio del missile intercontinentale.

Il 15 aprile è il giorno del 105/mo compleanno del presidente eterno Kim Il-sung, il nonno dell’attuale leader, e il 25 aprile ricorre l’85esimo anniversario della fondazione della Korean Peoplès Army: due date ideali, agli occhi del regime, per un’altra dimostrazione di forza. Pyongyang, intanto, è blindata per i preparativi della parata militare di sabato in piazza Kim Il-sung. Oggi si è tenuta la quinta sessione della 13esima Assemblea suprema del popolo, alla quale ha presenziato il leader Kim Jong-un, oscurata però dalla delusione per la qualificazione della nazionale sudcoreana di calcio femminile alla Coppa d’Asia 2018 a spese del team di casa.

La Corea del Nord comunque non appare per nulla intenzionata a mollare le ambizioni atomiche, e Trump ha ventilato azioni unilaterali pur pressando Xi affinché la Cina faccia di più per contenere l’imprevedibile vicino e alleato. E una risposta da Pechino con la telefonata sembra essere arrivata. Del resto le intenzioni statunitensi sono chiarissime: “Siamo pronti a mettere a punto il nostro piano se la Cina non è in condizioni di coordinarsi con noi”, aveva rincarato il segretario di Stato Rex Tillerson dopo il summit dei ministri degli Esteri del G7 a Lucca, dove si è lanciato un appello alla leadership nordcoreana per “implementare pienamente tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu“. La navigazione della Uss Vinson scuote anche la Corea del Sud, in campagna presidenziale per il voto del 9 maggio: il candidato democratico Moon Jae-in – in testa nei sondaggi ma tallonato dal rivale Ahn Cheol-soo del Peoplès Party – ha detto di non credere a un attacco Usa preventivo. Anche perché una mossa unilaterale di Trump avrebbe l’effetto immediato di una ritorsione contro Seul, distante appena 60 km dal confine del 38/mo parallelo.

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