Falso ideologico e concorso esterno in abuso d’ufficio. Sono queste le ipotesi di reato a carico di Bruno Zago, re della carta e socio di Veneto Banca e del figlio Francesco, entrambi a capo della holding Pro-Gest, nella vicenda che riguarda l’ex cartiera Burgo acquistata dal gruppo trevigiano. Al centro dell’inchiesta aperta dalla Procura di Mantova l’iter che ha portato al rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale da parte della Provincia alla holding. Al vaglio della magistratura anche la posizione di Giancarlo Leoni, ex dirigente della Provincia e responsabile del procedimento che ha portato alla voltura dell’Aia dalla vecchia società al gruppo della famiglia Zago. A febbraio l’ex consigliere comunale Sergio Ciliegi ha presentato un esposto sull’iter che ha accompagnato il progetto di rilancio, vincolato alla riattivazione di un inceneritore di rifiuti industriali dove si potranno bruciare anche quelli delle altre 22 cartiere del gruppo e all’avvio ex novo di una centrale turbogas.

LE IPOTESI DI REATO – Nell’esposto si faceva riferimento all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) trasferita da Burgo alla società Cartiere Villa Lagarina del gruppo trevigiano, senza passare dalla Valutazione di impatto ambientale. Risale a fine giugno il via libera della Provincia di Mantova, secondo cui le modifiche che la Pro-Gest vuole apportare alla fabbrica non rendono necessaria una Via. Nei giorni scorsi, su disposizione della Procura di Mantova, i carabinieri hanno perquisito sia la casa della famiglia Zago sia la sede della società Cartiere Villa Lagarina, a Treviso. Sono stati sequestrati computer e documenti e, quindi, anche la corrispondenza tra Provincia e Pro-Gest che riguarda il procedimento di voltura dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata alla Cartiere Villa Lagarina nell’ambito dell’acquisizione della Cartiera di Mantova (ex Burgo).

L’AZIENDA DAVANTI A UN BIVIO – A dare notizia delle perquisizioni è stata la stessa azienda che, in una nota, ha fatto sapere di aver fornito “la massima collaborazione agli inquirenti non avendo nulla da nascondere”. Di fatto, l’inchiesta potrebbe rappresentare un ostacolo per la riapertura dell’ex cartiera Burgo chiusa dal 2013. Tant’è vero che la famiglia Zago ha annunciato un’imminente riunione del gruppo per decidere se continuare o lasciare il progetto imprenditoriale. “Non si può fare a meno di osservare – scrive l’azienda in una nota diramata agli organi di stampa – come la pazienza della famiglia Zago e del Gruppo Pro-Gest sia messa a dura prova alla luce di tali ultimi avvenimenti”. E ancora: “Desta profondo sconcerto e rammarico constatare come una scelta imprenditoriale coraggiosa ed attuata nel pieno rispetto della legalità abbia prima costituito il pretesto per una campagna diffamatoria destituita di ogni fondamento, ed ora abbia addirittura determinato la nascita di un procedimento penale”.

I RICORSI DAVANTI AL TAR – L’esposto presentato da Ciliegi è stato preceduto da quattro ricorsi che ancora pendono davanti al Tar di Brescia contro la decisione della Provincia. Sono stati presentati uno dai cittadini che hanno raccolto on-line oltre 20mila euro, insieme a Isde (Associazione medici per l’ambiente), Italia Nostra e Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, un altro dai 4 Comuni  di Mantova (Sito di interesse nazionale per l’inquinamento), San Giorgio, Porto Mantovano, Borgo Virgilio, il terzo dal Parco del Mincio e l’ultimo da uno dei consiglieri di minoranza del Comune di Mantova. L’udienza di merito si terrà a maggio.

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