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Giorno della Memoria, Auschwitz raccontata dai 18enni: “Quei muri sono come quelli che si vogliono alzare oggi” - 3/7

Gli "inviati" nel campo di concentramento per ilfatto.it per una volta sono Alberto, Tiziano, Biase, Irene, Elisa, Mario: "Allora milioni di persone non hanno fatto nulla per fermare l'orrore. Oggi succede lo stesso quando sentiamo ogni giorno dei migranti che muoiono nel Mediterraneo: ancora una volta uomini e donne sono solo numeri"
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di Biase D’Andrea
18 anni, liceo scientifico Elvio Romano (Campobasso)

32365982826_3b18b46f81_zOggi come allora la condizione dell’uomo è schiacciata. A Birkenau era più evidente ma ancora nel 2017 l’uomo è oggetto di speculazione e mercificazione. Quando in televisione vedo le notizie che vengono date sulle morti nel mar Mediterraneo resto sbalordito dal fatto che i numeri non ci facciano più impressione.

Perché Auschwitz si sta allontanando dalle menti di molti di noi? Ogni giorno ascoltiamo che un certo numero di migranti muoiono in mare eppure riusciamo ad abituarci a quelle cifre. Gli uomini sono diventati ancora una volta solo numeri. Non c’è la volontà politica per la risoluzione permanente di questo “conflitto”. La guerra è un profitto per pochi e quei pochi hanno un sacco di potere rispetto ai molti.

32365985166_3b8d0a0518_zResta l’indifferenza. Il vero male in quegli anni sono state le milioni di persone che non hanno fatto nulla di fronte a quello che stava accadendo sotto i loro occhi: oggi è la stessa cosa. Da un lato ci sono persone in legittimo movimento dall’altra parte c’è chi si oppone contribuendo ad una mentalità razzista. Le nuove generazioni devono educare al rispetto dell’uomo e al rispetto reciproco. Stiamo vivendo un nuovo processo di disumanizzazione: è appena iniziato ma le barbarie sono sempre dietro l’angolo. Va smascherata la violenza. In questa nuova epoca ci sono migliaia di ghetti invisibili. Abbiamo a che fare con ghettizzazioni che avvengono sui social. Da una parte c’è l’alienazione dell’uomo rispetto alla realtà dall’altra siamo di fronte ad un fenomeno dove l’uomo ghettizza l’altro: è più facile farlo sui social che nella realtà. Lo spazio virtuale nasconde nuove forme di ghettizzazione. La domanda da porci è: come uscire dal ghetto?

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