6. The age o shadows: la Sudcorea si conferma la madrepatria moderna di questo genere di film. Un thriller al cardiopalma che poggia una narrazione tesa e avvincente su un impianto registico strabiliante, ricco di continue trovate e idee visive.

5. The neon demon: un film sull’ossessione della bellezza, un horror glamour e allo stesso tempo neosurrealista, dove lo straordinario immaginario visivo di Refn trova la sua sublimazione in una messa in scena che è forma e al tempo stesso contenuto.

4. The woman who left: il Leone d’oro di Venezia è un’autentica opera d’arte. Le inquadrature fisse di Lav Diaz sono potenti come quadri, il bianco e nero è dirompente e nel corso delle quattro ore si scivolerà lentamente all’interno di un vortice dal quale sarà difficilissimo uscire.

3. La memoria dell’acqua: Patricio Guzman tocca il sublime in un’opera dal fascino irresistibile. Un documentario che oltre all’enorme valore civico e morale vive di un impatto visivo assolutamente imponente.

2. È solo la fine del mondo: il talento cristallino di Xaver Dolan, mischia inscindibilmente la gamma più sterminata di sentimenti umani in un kammerspiel di soli primi piani, dimostrando una padronanza registica e una maturità fuori dal comune. È un’apnea cinematografica disarmante, un’apnea di grandissimo cinema.

1. Neruda: Ancora Pablo Larraín, protagonista assoluto di questo anno e ancor più in generale punta di diamante del cinema moderno. Questo è un film che si snoda nei visionari attimi di una fiaba sull’inseguimento, è una corsa impervia contro i nostri avversari, è la libertà di sentirsi protagonisti di questa meravigliosa vita. Neruda è un film da sfogliare, da vivere, da amare, Neruda è un autentico capolavoro.

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