La rivolta dei venetisti contro il Fisco di uno Stato in cui dicono di non riconoscersi ha fatto finire sotto inchiesta 19 persone appartenenti, a diverso titolo, a due “comitati di liberazione” che predicano e praticano il rifiuto di pagare le tasse. Coordinata dai pubblici ministeri di Vicenza, con in testa il procuratore Antonino Cappelleri, è scattata un’operazione di polizia, carabinieri e guardia di Finanza nelle tre province venete più ricche e industrializzate, Verona, Vicenza e Treviso. Sequestri di computer e documenti, di materiale propagandistico e di agende personali sono stati eseguiti nelle abitazioni degli indagati che, secondo l’ipotesi d’accusa, avrebbero costituito una associazione per delinquere con finalità di indurre alla violazione fiscale. Oltre a quello associativo, viene contestato il mancato rispetto di una legge del 1947 che punisce l’istigazione a ritardare o a non effettuare in toto il pagamento delle tasse (pena fino a 5 anni di carcere).

Gli investigatori della Digos di Vicenza hanno individuato nel Comitato di liberazione nazionale Veneto, che si avvale di due siti internet e che per la verità ha sempre agito alla luce del sole, un doppio livello. Innanzitutto una “attività illecita dotata di uffici destinati a fornire consigli e tutela a chi volesse evadere l’obbligo tributario”. In secondo luogo “formazioni stabilizzate di persone (i cosiddetti gruppi di intervento rapido) destinate a effettuare azioni di resistenza durante gli accertamenti tributari dell’autorità, offerte a richiesta dei contribuenti, a carico dei quali venissero effettuati atti materiali di accertamento”.

Sono indicati fatti e iniziative operative. In primo luogo incontri avvenuti nel 2016 in diverse località del Veneto (Zugliano, Valdagno, Negrar, Pieve di Soligo, Mira, Castelfranco Veneto, Vittorio Veneto, Campolongo Maggiore, Quero, Caldiero, Gaiarine, Marano Vicentino, Valli del Pasubio, Oderzo, Villa del Conte e Velo d’Astico) e del Friuli (Brugnera). Poi l’attività informativa tramite i siti internet www.clnveneto.ch e www.clnveneto.org, nonché il canale social network www.facebook.com/clnveneto/ per divulgare i contenuti delle riunioni. Infine “l’offerta di assistenza professionale a sostegno delle decisioni di disobbedienza, appoggiata a gruppi di pressione organizzati (denominati gruppi di intervento rapido coordinati da Patrizia Badii) e a centri di raccolta presso i quali recarsi per aderire e domandare tutela” che si trovano a Malo (studio Scandian), Valli del Pasubio, Vicenza, Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore e nell’abitazione della Badii (con il suggestivo nome di “tutela gens venete”).

I due comitati di liberazione fanno riferimento alla donna, toscana di origine, ma residente a Verona (è il “clnveneto.ch”), e a Ruggero Peretti di Arzignano, in provincia di Vicenza (è il “clnveneto.com”). In particolare sono due gli interventi contestati. Il primo a Malo quando, il 23 settembre scorso, due finanzieri entrarono in un esercizio commerciale per un controllo di scontrini fiscali: Erica Scandian avrebbe coordinato una forma di resistenza “affermando di disconoscere l’autorità dei militari, ricusando la richiesta di esibire i propri documenti di identità, pretendendo l’esibizione dei documenti privati degli operanti dichiarando di non ritenere validi i tesserini di servizio”. Tutta la scena era stata filmata e accompagnata dalla “minaccia di provocare l’intervento di carabinieri e appartenenti alla Gdf propri amici e contrastando per lungo tempo le operazioni”. Maurizio Tregnago in una pizzeria di Trissino (in concorso con altre persone) nel marzo scorso avrebbe turbato la verifica della Finanza anche con riprese filmate. Nove persone sono infine accusate di aver offeso la reputazione dei due finanzieri che avevano operato a Trissino, inserendo in rete il filmato registrato durante l’accertamento, accompagnato “opinioni dispregiative, ingiuriose e di disprezzo“.

Le perquisizioni sono state motivate dai “gravi indizi” e dalla necessità di cercare prove dell’esistenza dell’organizzazione. Quest’ultima ha replicato a nome del Comitato di liberazione nazionale Veneto facente parte della Autorità nazionale veneta: «Il Clnv (soggetto di diritto internazionale) opera in base ai trattati, patti e leggi internazionali ratificate dallo stato Occupante italiano stesso con tanto di Belligeranza per far valere i protocolli aggiuntivi di Ginevra, anch’essi ratificati dallo stato italiano: tutte tutte queste leggi si riferiscono al diritto internazionale all’autodeterminazione dei popoli”. Il gruppo ritiene i veneti siano vittime di occupazione da parte dello Stato Italiano e per questo fa riferimento al “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” firmato a New York nel 1966 e ratificato dall’Italia nel 1977.

“Sono stati violati trattati internazionali e i diritti di soggetti dichiaratisi di diritto internazionale in autodeterminazione, come il popolo veneto” spiega Patrizia Badii. “Per questo abbiamo abbiamo presentato una denuncia all’Alto commissariato dei diritti dell’Uomo di Ginevra e alla Croce Rossa internazionale. Una copia dei documenti è stata inviata anche a canali ufficiali del Cremlino».

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