Registrare gli audiolibri d’ora in avanti potrebbe essere più complicato e il rischio è che migliaia e migliaia di dislessici, ma anche ciechi e ipovedenti gravi possano rimanere senza un servizio che in questi anni li ha aiutati a leggere. A complicare le cose c’è infatti un decreto del ministero dei beni culturali del 2007, il numero 239, emanato in teoria per tutelare maggiormente il diritto d’autore ed evitare la pirateria, e mai entrato in vigore in questi 10 anni. La norma rischia infatti di tagliare le gambe ad alcune associazioni che in Italia si occupano di registrare i volumi, soprattutto scolastici e universitari, per chi non può leggerli direttamente. “In quel decreto, di cui noi veniamo a conoscenza solo ora, ci sono due tipi di problemi: in primo luogo si dice che per registrare ci devono essere accordi tra le associazioni e le case editrici; inoltre si parla solo di disabili. Ma i dislessici, per legge, non sono disabili”. A parlare è Marzio Bossi, da 20 anni volontario, anzi donatore di voce del Cilp, il Centro internazionale del libro parlato di Feltre, in Veneto. Bossi precisa di parlare a titolo personale, ma lascia intendere come tra i suoi ‘colleghi’ ci sia molta preoccupazione. “In Italia ci sono 150mila ciechi, 500mila ipovedenti e un paio di milioni di dislessici, poi ci sono gli anziani non autosufficienti. Noi registriamo 1000 libri l’anno per tutte queste persone, ma questa norma rischia di mettere dei seri limiti alla nostra produzione”. Finora a garantire la possibilità per tutti di leggere un libro, anche chi non si riesce a farlo con i propri occhi, era la legge sul diritto d’autore del 1941, che proprio il decreto del 2007 avrebbe dovuto integrare.

Il Cilp, che vede all’opera circa trecento donatori di voce in maniera completamente gratuita, ha lavorato venendo incontro alle richieste di scuole, biblioteche, ma soprattutto famiglie. E il diritto d’autore è sempre stato tutelato: “Oggi funziona così: una persona cieca o dislessica, oppure i suoi genitori, possono iscriversi al Cilp dietro presentazione di tutta la documentazione medica e il pagamento di poche decine di euro l’anno”, spiega Bossi. A quel punto l’iscritto ha a sua disposizione i 10mila audiolibri del nostro catalogo, oppure può chiederci di leggergli un libro su commissione, per esempio quello che ha adottato la sua classe. Ma sia chiaro: il libro deve essere stato comprato”, precisa Marzio Bossi. Stesso discorso per biblioteche e scuole: “Anche in questo caso i libri parlati vanno solo a chi ne ha diritto: non sono stati registrati per essere ascoltati in macchina da chiunque, sono per chi nella vita non può leggere”. Nel lavoro di un donatore le soddisfazioni sono tante: “Ora sto registrando un volume di 700 pagine per un ragazzo cieco. Fino a due anni fa ho registrato libri, dispense e tutto ciò che è servito a un altro ragazzo non vedente per laurearsi in ingegneria a Trieste. Forse uno dei primi casi in Italia”.

Ma ora non tutto potrebbe essere più così facile. “Se venisse attuato il decreto non potremmo più offrire i nostri audiolibri ai dislessici che, per legge, non sono disabili, ma in molti casi, per quanto riguarda la lettura, è come se fossero ciechi”. C’è inoltre da capire che cosa significhi la parola ‘accordi’ presente nel decreto del 2007: “Si immagini cosa significa questo in termini logistici: chiedere ogni volta che la casa editrice ci dia l’autorizzazione”, spiega Bossi. Tutto il procedimento per una registrazione su commissione infatti viene fatto velocemente, visto che un volume, soprattutto a scuola, può servire da un giorno all’altro: “In questo momento sto registrando un libro per un ragazzo cieco, ma non ho mica preso accordi con la casa editrice. Quando viene scelto il libro nella sua classe il ragazzo compra il libro e ce lo manda”. Ma da domani chissà.

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