Negli ultimi post si è sviluppato un interessante dibattito riguardo all’agopuntura. Con i limiti di quello che è un blog (un diario personale) sul sito di un quotidiano, ho raccolto alcune riflessioni, sempre tenendo presente che io non sono un medico e che mi guardo bene dal dare consigli medici.

Mentre il debunking (demistificazione) dell’omeopatia è relativamente semplice (i preparati omeopatici oltre una certa diluzione non sono distinguibili da acqua e zucchero, e questo dovrebbe chiudere qui la questione), il discorso sull’agopuntura è più complesso e quindi anche più stimolante.

Questa pratica è particolarmente famosa in Occidente grazie a un giornalista del New York Times, James Reston, il quale fu operato in Cina di appendicite nel 1971. Prima dell’intervento, i dottori gli somministrarono degli analgesici come lidocaina e benzocaina. In seguito, per controllare il dolore post operatorio, fu eseguita una pratica che non conosceva e che consisteva nell’applicazione di piccoli aghi sulla pelle. Secondo il giornalista funzionò.

Questo racconto si è poi via via ingigantito negli anni, con il risultato che molte persone credono davvero che sia fattibile eseguire un’operazione maggiore solo con l’agopuntura e senza anestesia. In realtà, come tutte le cosiddette medicine alternative, gli agopuntori “seri” la applicano solo per disturbi lievi (quelli che passerebbero da soli) oppure in aggiunta (non in sostituzione) a farmaci efficaci. In Italia l’agopuntura è considerata “atto medico” e praticabile solo dai medici. Questo serve per tutelare i pazienti, perché si possono avere danni diretti (es. aghi non sterili) e indiretti qualora si prescriva l’agopuntura per una condizione seria che si potrebbe aggravare. Questo punto andrebbe sottolineato, perché è un equivoco sul quale giocano tanti “medici alternativi”: affermare che qualcosa esista e studiarla è molto lontano dal “riconoscimento di efficacia”.

Dal punto di vista scientifico, le basi teoriche dell’agopuntura sono debolissime. L’agopuntore posiziona gli aghi secondo i “meridiani”, delle linee immaginarie che non corrispondono ad alcuna struttura anatomica, al fine di rimuovere il blocco che impedisce il flusso dell’energia vitale Qi.

I punti dell’agopuntura sono tantissimi, forse anche 2000. Disturba che chi pratica l’agopuntura da un lato la desidera riconosciuta come una pratica medica con la stessa dignità di quelle validate scientificamente, ma poi si associa spesso a chi spaccia le altre medicine alternative. Ad esempio, nel recente convegno al Senato duramente criticato dal Cicap, gli agopuntori erano insieme agli omeopati. Tra i relatori c’era chi utilizzava l’agopuntura addirittura per gli animali. Mentre ciascuno si cura come crede, è almeno complesso dimostrare che un micio gradisca essere infilzato con vari aghi. Un team di ricerca brasiliano ha studiato l’effetto dell’agopuntura nel controllo del dolore su delle cagnoline cui era praticata un’operazione invasiva (rimozione delle ovaie). Va precisato che quando i ricercatori ritenevano (bontà loro) che i poveri animali provassero troppo dolore, s’interveniva con degli anestetici veri.

È frequente che chi creda nelle medicine alternative sostenga anche posizioni contro la sperimentazione animale. E che dire di una ricerca di questo tipo? Per studiare una pratica controversa si sono indotte delle sofferenze su animali innocenti che potremmo definire in questo caso vivisezione!

Un’altra argomentazione degli agopuntori è: sulla banca dati Pubmed sarebbero presenti 25.000 articoli che dimostrano l’efficacia dell’agopuntura. Ovviamente, una verifica di quest’affermazione è problematica: si sfrutta che le persone non possano leggere 25.000 articoli scientifici. Anche questa è una strategia largamente impiegata nella pseudoscienza. L’affermazione corretta è piuttosto che ci sono 25.000 articoli nei quali compare il termine “acupuncture”, ma molti sono pubblicati solo su riviste di bassissimo livello e sono inclusi sono anche quelli fortemente critici, come il primo articolo linkato sopra. Le pubblicazioni scientifiche si leggono in modo critico, non si valutano “un tanto al chilo”.

Le basi scientifiche dell’agopuntura sono palesemente assurde, ed è propagandata con le stesse argomentazioni delle altre pseudoscienze, il che dovrebbe far rizzare le antenne. Recentemente, c’è stato chi vorrebbe raccogliere le firme per una non meglio precisata legge d’iniziativa popolare sulle cosiddette “medicine complementari”, tra cui l’agopuntura, come se una legge potesse rendere efficace quello che non lo è. Queste iniziative in realtà possono essere considerate una forma di pubblicità occulta.

Ma se l’agopuntura funziona[sse?], chissenefrega, mi direte. E allora dovremmo vedere e discutere le prove. Gli agopuntori affermano che ci sono “studi scientifici” che dimostrano in modo chiaro che l’agopuntura sia efficace, almeno in alcune condizioni, in particolare riguardo al controllo del dolore. Quest’affermazione è formalmente corretta, nonostante l’agopuntura sia anche sostanzialmente inutile. Spiegare perché non ci sia contrasto non è banale e ne parleremo tra qualche giorno.

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