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Referendum, Renzi: “Io come Pinochet? Di Maio offende la repubblica italiana”

Il presidente del Consiglio a Cuneo replica al post del vicepresidente della Camera e deputato M5s che nelle scorse ore ha paragonato l'atteggiamento del premier a quello del dittatore cileno: "E’ molto triste che qualcuno si permetta di dire che l’Italia è come una dittatura, come il Cile di Pinochet. Non giochiamo con parole pesanti"
Referendum, Renzi: “Io come Pinochet? Di Maio offende la repubblica italiana”
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“Io come Pinochet? Di Maio non offende me, ma la repubblica italiana”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo al Teatro Toselli di Cuneo ha replicato alle parole di Luigi Di Maio. Nelle scorse ore il deputato M5s su Facebook ha paragonato l’atteggiamento del premier al dittatore cileno e ha fatto una gaffe, poi corretta, scrivendo “come ai tempi di Pinochet in Venezuela” invece che “in Cile”. “Ieri il vicepresidente della Camera ha scritto un post”, ha detto oggi Renzi. “Sì ha fatto un errore di geografia, ma è la cosa migliore di quel post. C’è chi parte per cambiare la storia e finisce per cambiare la geografia. E’ molto triste che qualcuno si permetta di dire che l’Italia è come una dittatura, come il Cile di Pinochet. Non giochiamo con parole pesanti. Se l’Italia viene paragonata al Cile in cui i dissidenti venivano buttati via e torturati non sta offendendo me ma la repubblica italiana”.

Il paragone di Di Maio ha provocato numerose polemiche. Governo e Pd compatto sono intervenuti in difesa del presidente del Consiglio dicendo che si è trattata di una reazione “oltre misura”. Il sottosegretario Luca Lotti ha definito il deputato M5s “un piccolo uomo”. Il vicepresidente della Camera dal canto suo si è spiegato affermando che la sua era solo “una provocazione”: “Sono arrabbiato con Renzi per come ha occupato le istituzioni, ha fatto una legge elettorale per far eleggere i suoi”. E sull’errore geografico si è scusato per “il lapsus subito corretto”. Anche Alessandro Di Battista ha difeso il collega: “Sono parole forti”, ha detto su la7, “ma occorre spiegare e vorrei sapere se in una altro Paese europeo un premier ha la possibilità di nominare lui i direttori di rete della tv pubblica che a loro volta nominano i direttori dei Tg. Sono provocazioni, ma servono a far capire che siamo in una dittatura mediatica”.

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