I Giochi Olimpici sono come il Natale, solo che arrivano ogni quattro anni. Ogni volta che la fiamma si accende nello stadio di turno, ci sentiamo in dovere di diventare più buoni, più umani, più pacifisti, più politically correct che prìa. Dove finisca il genuino spirito olimpico e dove inizi l’ipocrisia è difficile stabilirlo, ma in fondo che male c’è, una volta tanto, esternare sentimenti e fingere di vivere in un mondo pieno zeppo di valori positivi?
Rio 2016 è stata l’Olimpiade degli stadi vuoti in un Paese che di certo ha cose più importanti a cui pensare, ma anche della solita travolgente passione (attenzione: altro cliché in arrivo) del popolo brasiliano. Poveri ma belli, come gli italiani del Dopoguerra, ma solo pochissimi anni fa sembrava che il gigante sudamericano potesse finalmente spiccare il volo tra i grandi dell’economia globale. Poi è arrivata la crisi economica e recentemente, ancora più grave, quella politica, con Dilma Rousseff esautorata e sostituita da un presidente ad interim (che non si è degnato di presenziare alle cerimonie di apertura e chiusura per paura di contestazioni).
Tornando allo “spirito olimpico”, qualche gesto tipiamente decoubertiniano c’è stato, per la gioia di chi doveva riempire le pagine dei giornali e i siti web, ma anche qualche gesto che con il fair play ha davvero poco a che vedere. Ecco cosa vi siete persi, sport a parte, se nelle ultime tre settimane siete stati su Marte. Il tipico gesto da libro Cuore Olympics Edition, non a caso premiato dal CIO come momento Fair Play di Rio 2016, è quello che ha visto protagoniste la neozelandese Nikki Hamblin e l’americana Abbey D’Agostino. Qualificazioni 5000 m di atletica leggera: gomito a gomito sulla pista carioca, le due atlete si toccano, perdono l’equilibrio e cadono. La Hamblin si rialza subito, la D’Agostino è ancora dolorante a terra. Ecco, allora, che la neozelandese se ne infischia della propria gara (ancora recuperabile) e rimane ad aiutare la collega, sostenendola e accompagnandola fino al traguardo. Tripudio di abbracci, lacrime, ovazioni del pubblico. Tutto bello, per carità, ma Hamblin e D’Agostino erano state eliminate, almeno fino a quando i giudici, evidentemente commossi da tale gesto altruista, le hanno riammesse entrambe alla finale. La D’Agostino ha dovuto dare forfait per i postumi dell’incidente, mentre la Hamblin è arrivata al traguardo ultima, a quasi due minuti dalla vincitrice keniota. Dove non arrivò il talento, arrivò il fair play.
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