Uno attacca sul blog, partendo da Facebook. L’altro risponde sul social network. E alza ancor più i toni. Che rimangono con i decibel alle stelle anche dopo le reazioni dei colleghi di partito. Il mezzo è virtuale, ma lo scontro tra Beppe Grillo e Matteo Orfini non solo è reale, ma rischia di assumere un peso specifico importante in ottica ballottaggio a Roma. Tutto è iniziato con un post sul blog del leader M5s, che ha messo a confronto ciò che diceva il commissario del Pd nella capitale qualche mese fa paragonandolo a quanto dichiarate dopo le comunali di domenica, dove la candidata M5s Virginia Raggi ha spopolato, superando Giachetti del Pd di oltre 11 punti. I temi dello sfottò di Grillo? Risultato del M5s a Roma, mafia Capitale e giunta Marino. Sullo sfondo il Partito democratico e il risultato non entusiasmante alle urne. E’ “tutto da ridere” ha scritto il blog nel post intitolato “Orfini il coerente”. Poi le dichiarazioni di Orfini a confronto: “Orfini ieri: Il Movimento 5 Stelle a Roma non arriva neanche al ballottaggio. Orfini oggi: A Roma è chiaro che siamo andati peggio dell’altra volta, e questo era anche prevedibile”. E ancora: “Orfini ieri: Noi convolti in Mafia Capitale? Assolutamente no! Orfini oggi: Veniamo da Mafia Capitale, in cui il Partito Democratico è stato evidentemente coinvolto come dicono le vicende giudiziarie”. Paragone impietoso, come la posizione del commissario dem sull’esperienza di Ignazio Marino in Campidoglio: “Orfini ieri: Ignazio Marino non deve dimettersi. Deve andare avanti. Orfini oggi: Non ci applaudivano per i risultati amministrativi dei due anni di giunta Marino, una vicenda amministrativa non certo eccellente”.

Articolo breve, ma caustico. Che non è andato giù al presidente del Partito democratico, specie per come il post è stato rilanciato su Facebook: “Ultimora: a Roma crolla tutto. Hanno beccato Orfini”. Da qui la reazione, fortissima, del dirigente democratico. Sempre su Facebook, lì da dove tutto è partito. “È che uno si abitua a tutto: ai troll, alla violenza verbale, alle minacce, agli insulti – ha scritto Orfini – Ti fai scivolare sopra tutto anche se ogni tanto ti fermi e pensi che chi ha portato questo stile e questi modi nel nostro paese ha una responsabilità enorme nel degrado del dibattito pubblico. L’importante – ha continuato – è non accettare mai di scendere a questo livello e rispondere col sorriso, anche se non è facile. Certo, a volte davvero si esagera”. Orfini, poi, è passato a criticare lo stratagemma social usato da M5s per invogliare gli utenti di Facebook a cliccare sul post che lo riguarda. “È un classico caso di click baiting: si inventa un titolo ‘scandalistico’ per fregare i lettori e fargli aprire il link (che ovviamente non ha nulla a che fare con il titolo che è semplicemente un falso) – ha spiegato – Di fatto è una piccola truffa. Anche un po’ squallida. Grillo oggi lo fa con me, qualche giorno fa aveva fatto di peggio, usando la strage di Capaci“.

Poi l’attacco, diretto: “La cosa più triste è che lo fa per soldi. Perché a questo serve il click baiting: più contatti, più pubblicità, più soldi – ha detto Orfini – Il leader di uno dei principali partiti del paese usa i mezzi più squallidi e truffaldini per lucrare qualche spicciolo su battaglie che dovrebbero essere politiche. E così strumentalizza e sfrutta per il suo interesse personale anche quelli che credono in lui. A me fa schifo – sono le parole usate dal presidente del Partito democratico – E penso che la politica sia un’altra cosa. Più bella e più vera. E forse una volta ogni tanto è utile non lasciar correre e ribadirlo”.

La risposta del Movimento 5 stelle non si è fatta attendere ed è arrivata per bocca della senatrice Paola Taverna. Dove? Sempre sul blog di Beppe Grillo, sempre con toni non da sagrestia. “I piddini rosicano perché il M5s si è affermato come forza politica nazionale più votata alle comunali e stanno inventando numeri e dati farlocchi per nasconderlo” ha detto la parlamentare. Che poi ha attaccato le analisi del voto fatte dall’Istituto Cattaneo, “fondazione finanziata da diversi enti pubblici governati dal Pd o da Legacoop”, definito dall’esponente pentastellata come istituto “Piddineo”. “Una delle regole base della politica comparata è non mischiare pere con mele – ha spiegato l’esponente grillina a Palazzo Madama – Non si possono comparare i risultati di competizioni elettorali diverse. Le amministrative vanno comparate con le amministrative, le politiche con le politiche e così via”. Da qui la critica all’analisi fatta dall’Istituto Cattaneo: “Questa regola base della politologia è sconosciuta all’Istituto Cattaneo” che era “presieduto dalla professoressa Elisabetta Gualmini, oggi assessore Pd in Emilia-Romagna e prima ancora dall’ex ministro e fondatore dell’Ulivo professor Arturo Parisi” ed “annovera tra i membri del Comitato Scientifico Filippo Taddei responsabile economico del Pd e l’esponente Pd Salvatore Vassallo, tra l’altro marito dell’assessore Pd Elisabetta Gualmini”.

Il Pd, ha continuato Paola Taverna, “attacca la sondaggista Ghisleri che su Ballarò ha comparato elezioni amministrative 2016 con le europee 2014, mentre strumentalizza e utilizza contro il M5S i dati dell’Istituto Cattaneo che ha fatto lo stesso medesimo errore comparando le elezioni amministrative 2016 con le politiche 2013. Al Pd – è la conclusione della senatrice – vanno bene solo le ricerche degli amici che risultano favorevoli a Renzie e al suo magico mondo, gli altri devono essere censurati. La matematica non è un’opinione: il M5s è la forza politica più votata alle comunali con 956.552 voti e il Pd, in via d’estinzione, è la seconda con 953.674 voti. Sono i dati ufficiali del Ministero dell’Interno. Il resto sono chiacchiere da piddini rosiconi“.

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