Il gruppo politico avrà la titolarità del simbolo e ogni modifica sarà di competenza dell’assemblea degli associati o iscritti. Ai partiti privi di statuto saranno applicate le norme del codice civile. Infine arriva l’obbligo di democrazia interna dentro le singole formazioni, nonostante l’emendamento del M5s che voleva abolirlo “perché contrari al fatto che la materia sia normata secondo la legge”. Sono queste alcune delle modifiche più importanti al testo per la riforma dei partiti approvate in commissione Affari costituzionali alla Camera.

Durante il dibattito non sono mancate le polemiche. Prima i dem hanno attaccato i 5 stelle per la loro posizione contro il provvedimento: “Preferiscono la catena di comando Di Maio-Casaleggio“, ha commentato su Twitter il senatore Andrea Marcucci. Poi i grillini hanno protestato per la bocciatura di due emendamenti che chiedevano “il divieto dei partiti di ricevere donazioni anonime e contributi versati da stati esteri e imponevano di pubblicare online curriculum e casellari giudiziari dei candidati che si presentano alle elezioni”. “Mentre si riempiono la bocca della parola ‘democrazia’ poi, alla prova dei fatti il Pd non c’è mai e, come volevasi dimostrare, dice ‘no’ a semplici norme sulla trasparenza, dettate unicamente dal buon senso”, ha commentato Toninelli.

A criticare il testo anche il deputato di Sinistra Italiana Stefano Quaranta: “Quello che stiamo discutendo”, ha detto, “è un testo assai debole e poco ambizioso. Un compromesso al ribasso che serve a non disturbare nessuno. Meno che meno i due più grandi partiti: Pd e M5s, anche se fanno finta di darsele di santa ragione”.

Simbolo al gruppo politico e per i Movimenti norme del codice civile – Approvati, anche con i voti favorevoli del M5s, i due emendamenti di Andrea Mazziotti (Scelta Civica) sulla proprietà del simbolo e sull’applicazione delle norme del codice civile sulle associazioni non riconosciute per quei gruppi politici privi di statuto. Le modifiche prevedono che il partito, il movimento o il gruppo politico organizzato avrà l’”esclusiva” titolarità della denominazione e del simbolo di cui fa uso, “salvo diversa disposizione dello statuto o dell’accordo associativo”. La stessa modifica, che aggiunge un comma all’articolo 2, precisa che “la denominazione e il simbolo usati dai soggetti politici organizzati sono regolati dall’articolo 7 del codice civile”. Inoltre, “ogni modifica e ogni atto di disposizione o di concessione in uso della denominazione e del simbolo è di competenza dell’assemblea degli associati o iscritti. Chiunque è tenuto a far coincidere simbolo e partito oppure si deve dire a chi appartiene il simbolo. Quindi se il simbolo appartiene alla Casaleggio Associati, andrà indicato pubblicamente. E’ una norma che rafforza la trasparenza sulla titolarità del simbolo”. La norma si inserisce nelle polemiche di questi giorni sulla gestione del M5s e sul ruolo esercitato da Beppe Grillo come garante e dalla Casaleggio Associati.

Emendamento M5s contro obbligo democrazia interna: bocciato – La commissione Affari costituzionali alla Camera in mattinata ha bocciato la richiesta di modifica dei grillini per la soppressione della seconda parte dell’articolo 2 che prevede l’obbligo di democrazia interna ai partiti. Alcuni deputati del Movimento 5 stelle hanno ribadito la loro contrarietà a “normare” per legge il tema: “E’ la Costituzione a non prevederlo”, ha detto il deputato Danilo Toninelli. All’attacco i dem: “Preferiscono la catena di comando Di Maio-Casaleggio”, ha scritto su Twitter il senatore Andrea Marcucci. Toninelli prima su Facebook e poi in commissione ha giustificato l’emendamento M5s dicendo che il Movimento è contrario all’introduzione di uno statuto obbligatorio per tutte le formazioni che decidono di partecipare alle elezioni: “Chi oggi ci accusa dovrebbe avere la decenza di dire che è la Costituzione a non prevederlo, per evitare che qualcuno imponga la sua visione di metodo democratico che, invece, di democratico non ha nulla”. Riferendosi all’articolo 49 della Costituzione ha aggiunto: “I nostri padri costituenti hanno voluto, giustamente, evitare che si imponesse un unico modello di partito”. Protesta il Partito democratico che ha contestato la proposta dei grillini. “I 5 stelle hanno un problema con la parola democrazia”, ha detto il deputato e membro della segreteria dem Emanuele Fiano. “Ognuno ha le sue allergie. Per noi democratici invece, stabilire regole comuni minime di trasparenza e certezza, nel funzionamento della vita dei partiti, è un requisito essenziale per la tenuta della democrazia italiana”.

Ok a partecipazione di tutti gli iscritti senza discriminazione – Approvati due emendamenti a prima firma del deputato Stefano Quaranta (Sinistra italiana) che modificano l’articolo 2 del testo unico sulla riforma dei partiti. Il primo inserisce la parità di genere nella formazione di partiti, movimenti o gruppi politici. Il secondo introduce e rafforza il principio della collegialità interna, prevedendo che “è diritto di tutti gli iscritti partecipare, senza discriminazioni, alla determinazione delle scelte politiche che impegnano il partito”. Il comma due dell’articolo 2 che regola le norme in materia di partecipazione politica, dopo la modifica apportata in commissione, recita quindi: “L’organizzazione e il funzionamento dei partiti, movimenti o gruppi politici organizzati sono improntati al principio della trasparenza e al metodo democratico, la cui osservanza, ai sensi dell’articolo 49 della Costituzione, è assicurata anche attraverso il rispetto delle disposizioni della presente legge. E’ diritto di tutti gli iscritti partecipare, senza discriminazioni, alla determinazione delle scelte politiche che impegnano il partito”.

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