Un nome più adatto al sistema sarebbe stato quello di Pericle piuttosto che Rousseau, ma forse è la stessa cosa. Gherardo Colombo, lo spiegava benissimo nel suo libro ed in questa intervista:
Ci si ostina a misurare la lunghezza di un percorso in chilogrammi. E’ quello, per dirla a suon di metafora più comprensibile, che accade oggi nel dibattito sui sindaci dei 5 stelle alle prese con vicende giudiziarie. C’è un trucco evidente in questo tema: tutti sanno che l’opinione pubblica utilizza un’unica unità di misura, quella mediatica per intenderci. Per questo è difficile che percepisca immediatamente le peculiarità e le distinzioni tra mondi diversi. La politica, i movimenti, le azioni sociali di gruppi omogenei, invece, hanno tempi e modi differenti e spesso si determina quella mancanza di sincronizzazione tra questi mondi e l’opinione pubblica. Guai però a farsi dettare i tempi ed i modi da quest’ultima, perché il rischio resta sempre l’ “effetto Barabba“. Quello che accade sul caso Pizzarotti è spiegabile solo in questo modo.
Il M5s ha regole e modalità di crescita interna che procedono per “approssimazioni successive”, nel senso che scelte e decisioni vengono prese sulla base di una convinzione che sta alla base e che forse può essere comprensibile solo con una metafora esemplificativa: M5s nasce e cresce per far fronte ad una crisi. Facciamo finta che i promotori, convinti dell’imminenza di una drammatica caduta di un sistema (come è successo in Islanda solo pochi anni fa, e che ci auguriamo non succeda dopo la Brexit!) decidano di preparare la comunità a provvedere autonomamente al governo sociale, una volta che il dominio antecedente crollato determini il vuoto civico. Parliamo per metafora, ovviamente. Cosa si deve fare? I cittadini cercano di darsi regole e di provvedere con forme democratiche a ricostruire tutto, scegliendo per competenza, capacità e meriti, tra essi stessi, coloro i quali devono guidare le varie fasi di ricostruzione.
Il sorteggio rientra nelle possibilità di scegliere nella forma più democratica possibile e senza creare conflitti tra parti. L’approssimazione a tappe successive, con superamento dei molti errori che possono determinarsi col sorteggio civico, è il fondamento di questo meccanismo. Nel sorteggio, vi è una costante matematica di errore. Ma succede anche nelle istituzioni, quando si procede per il sorteggio delle giurie popolari, o in quello degli scrutatori ai seggi, o in quello dei revisori dei conti. Capita sempre una incompatibilità, una impossibilità dettata da svariati motivi. Così, in un movimento nuovo, le prassi organizzative non possono che procedere per approssimazioni successive, ovvero per errori e correzioni sul campo di regole e consuetudini. Il caso Pizzarotti ci svela il funzionamento del sistema inventato da Grillo e Casaleggio ed accettato da centinaia di migliaia di cittadini.
C’è una regola relativa alla trasparenza, una volta violata si è fuori. Se Pizzarotti avesse comunicato, in qualche modo, anche con segnali di fumo, di essere indagato a febbraio, a Parma avrebbero potuto decidere di andare avanti ed aspettare l’eventuale rinvio a giudizio o archiviazione. Ovvio che non si possono far dimettere sindaci solo perché raggiunti da avviso di garanzia, in quanto possibile frutto di strumentale denuncia o dell’obbligo che ha il giudice nel procedere all’azione penale su denuncia. Ma, se la notizia arriva a maggio, le regole sulla trasparenza impongono atti decisi. Dopo questo errore, sicuramente il sistema calibrerà meglio le regole su trasparenza e comunicazioni su vicende giudiziarie, attraverso i suoi meccanismi allargati di consultazione, consacrando la validità dell’approssimazione successiva, in luogo di uno Statuto (statico) che in tanti casi lascia che i valori siano soccombenti rispetto alla forma.
Per questo l’opinione pubblica percepisce un’anomalia, perché giudica (non potrebbe fare altrimenti) con i parametri della politica e dei partiti fino ad oggi dati, e prova sgomento difronte all’episodio. Lo stesso sgomento provato difronte alla non candidatura di Di Battista a Roma. Anche in quel caso le regole furono rispettate con la morte nel cuore, da parte dell’opinione pubblica. O ancora, sgomento che si potrà provare quando scoprirà che il leader del M5s, contro Renzi, alle prossime elezioni potrà anche non essere Di Maio ma un qualsiasi anonimo/a italiano che sarà designato dal meccanismo al quale il movimento sarà giunto attraverso approssimazioni successive. Ricordatevi che, attraverso questo sistema abbiamo rischiato di poter avere Presidente della Repubblica la Gabanelli o Gino Strada!!! Mica poco.
Ci si ostina a misurare la lunghezza di un percorso in chilogrammi. E’ quello, per dirla a suon di metafora più comprensibile, che accade oggi nel dibattito sui sindaci dei 5 stelle alle prese con vicende giudiziarie. C’è un trucco evidente in questo tema: tutti sanno che l’opinione pubblica utilizza un’unica unità di misura, quella mediatica per intenderci. Per questo è difficile che percepisca immediatamente le peculiarità e le distinzioni tra mondi diversi. La politica, i movimenti, le azioni sociali di gruppi omogenei, invece, hanno tempi e modi differenti e spesso si determina quella mancanza di sincronizzazione tra questi mondi e l’opinione pubblica. Guai però a farsi dettare i tempi ed i modi da quest’ultima, perché il rischio resta sempre l’ “effetto Barabba“. Quello che accade sul caso Pizzarotti è spiegabile solo in questo modo.
Il M5s ha regole e modalità di crescita interna che procedono per “approssimazioni successive”, nel senso che scelte e decisioni vengono prese sulla base di una convinzione che sta alla base e che forse può essere comprensibile solo con una metafora esemplificativa: M5s nasce e cresce per far fronte ad una crisi. Facciamo finta che i promotori, convinti dell’imminenza di una drammatica caduta di un sistema (come è successo in Islanda solo pochi anni fa, e che ci auguriamo non succeda dopo la Brexit!) decidano di preparare la comunità a provvedere autonomamente al governo sociale, una volta che il dominio antecedente crollato determini il vuoto civico. Parliamo per metafora, ovviamente. Cosa si deve fare? I cittadini cercano di darsi regole e di provvedere con forme democratiche a ricostruire tutto, scegliendo per competenza, capacità e meriti, tra essi stessi, coloro i quali devono guidare le varie fasi di ricostruzione.
Il sorteggio rientra nelle possibilità di scegliere nella forma più democratica possibile e senza creare conflitti tra parti. L’approssimazione a tappe successive, con superamento dei molti errori che possono determinarsi col sorteggio civico, è il fondamento di questo meccanismo. Nel sorteggio, vi è una costante matematica di errore. Ma succede anche nelle istituzioni, quando si procede per il sorteggio delle giurie popolari, o in quello degli scrutatori ai seggi, o in quello dei revisori dei conti. Capita sempre una incompatibilità, una impossibilità dettata da svariati motivi. Così, in un movimento nuovo, le prassi organizzative non possono che procedere per approssimazioni successive, ovvero per errori e correzioni sul campo di regole e consuetudini. Il caso Pizzarotti ci svela il funzionamento del sistema inventato da Grillo e Casaleggio ed accettato da centinaia di migliaia di cittadini.
C’è una regola relativa alla trasparenza, una volta violata si è fuori. Se Pizzarotti avesse comunicato, in qualche modo, anche con segnali di fumo, di essere indagato a febbraio, a Parma avrebbero potuto decidere di andare avanti ed aspettare l’eventuale rinvio a giudizio o archiviazione. Ovvio che non si possono far dimettere sindaci solo perché raggiunti da avviso di garanzia, in quanto possibile frutto di strumentale denuncia o dell’obbligo che ha il giudice nel procedere all’azione penale su denuncia. Ma, se la notizia arriva a maggio, le regole sulla trasparenza impongono atti decisi. Dopo questo errore, sicuramente il sistema calibrerà meglio le regole su trasparenza e comunicazioni su vicende giudiziarie, attraverso i suoi meccanismi allargati di consultazione, consacrando la validità dell’approssimazione successiva, in luogo di uno Statuto (statico) che in tanti casi lascia che i valori siano soccombenti rispetto alla forma.
Per questo l’opinione pubblica percepisce un’anomalia, perché giudica (non potrebbe fare altrimenti) con i parametri della politica e dei partiti fino ad oggi dati, e prova sgomento difronte all’episodio. Lo stesso sgomento provato difronte alla non candidatura di Di Battista a Roma. Anche in quel caso le regole furono rispettate con la morte nel cuore, da parte dell’opinione pubblica. O ancora, sgomento che si potrà provare quando scoprirà che il leader del M5s, contro Renzi, alle prossime elezioni potrà anche non essere Di Maio ma un qualsiasi anonimo/a italiano che sarà designato dal meccanismo al quale il movimento sarà giunto attraverso approssimazioni successive. Ricordatevi che, attraverso questo sistema abbiamo rischiato di poter avere Presidente della Repubblica la Gabanelli o Gino Strada!!! Mica poco.
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