Quando si dice “flusso televisivo” ci si riferisce alla sequenza di programmi più o meno interrotti dalla pubblicità, che fanno la staffetta a partire dal primo mattino fino a tarda notte. Qui, nel linguaggio degli addetti alla tv, nasce il “traino”, e cioè il beneficio (o il maleficio) di audience generato dall’attesa del programma che segue o dal rilascio di quello che precede.

Il traino è un campo di battaglia della concorrenza fra palinsesti e lo scontro principale avviene attorno ai telegiornali delle ore 20. Lì da anni Rai1 e Canale5 impacchettano i rispettivi mezzi busti fra i quiz che li precedono e gli spassi che li seguono. Perché i quiz, – domanda dopo domanda – sono particolarmente adatti a rastrellare chi rientra a casa per la cena (la ennesima prova di un concorrente è comunque godibile anche se non hai visto come ci è arrivato). Mentre quel che segue dopo il TG, siano i pacchi (abilità zero, emozione molta, semplicità assoluta) o sia Striscia la notizia (il Carosello per allegri indignati) raduna spettatori già sul finale dei TG (oltre, ovviamente a trasferirne il più che riesce al programma che segue).

Accade così che la recente flessione (poco più di un punto) del TG1 cui corrisponde un pari aumento del TG5, trovino esauriente spiegazione nel fatto che, dopo anni di supremazia incontrastata de’ L’Eredità su Rai1 ora anche il quiz di Canale 5 reca al proprio TG circa il 24% di share (in precedenza era schiacciato al 17%) nel quarto d’ora che immediatamente lo precede.

Fuori da tutti questi meccanismi è restato finora il TG7 che non ha mai goduto di “spinta” alcuna perché un vero e competitivo programma che anticipi il TG Mentana non lo ha mai avuto. Per questo ci è sembrato notevole (ne accennavamo già venerdì) che il TG7 abbia preso ad aumentare dopo qualche anno di progressivo ridimensionamento rispetto alla epifania di Mentana dei ruggenti anni dello spread, di Grillo e dell’affermazione di Renzi. Ma siccome il TG è inalterato, la spiegazione va cercata fuori, in qualche sopravveniente turbolenza elettoral-sociale che fa capolino con la crescita di attenzione per l'”altro” TG. Tanto per confermare, ma lo sapevamo da sempre, che la platea dei notiziari più che un “in sé”, è un frutto delle circostanze, o del palinsesto o del Paese.

Articolo Precedente

Film, in tv è evento emotivo o con effetto rivisitazione. Perché ormai è on demand

next
Articolo Successivo

Ascolti tv, la nuova versione magazine-talk fa bene a Ballarò e DiMartedì

next