Il 10 aprile 1991 a due miglia e mezzo dal porto di Livorno si consuma la più grave tragedia della marineria italiana in tempo di pace. Il traghetto passeggeri Moby Prince diretto ad Olbia entra in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. Delle 141 persone (membri dell’equipaggio e passeggeri) a bordo del traghetto se ne salverà soltanto una, il mozzo Alessio Bertrand. A 25 anni dalla tragedia è nata una commissione parlamentare d’inchiesta che ha il compito di analizzare i molti punti ancora poco chiari della vicenda perché, spiega Loris Rispoli, presidente dell’associazione familiari delle vittime ‘140‘: “Le inchieste giudiziarie e i processi non hanno mai dato risposte accettabili. Io credo che nessun cittadino o familiare delle vittime possa accontentarsi della risposta del Pm che chiese l’assoluzione di tutti gli imputati” e che incolpò “il destino cinico e baro“. Uno dei compiti della Commissione sarà infatti quello di stabilire con certezza i tempi di sopravvivenza a bordo del Moby Prince.  Tutte le inchieste giudiziarie hanno fissato un limite massimo di sopravvivenza che va dai venti ai trenta minuti. E quando la Procura di Livorno riaprì il caso nel 2006 fece diverse perizie, ma non quella medico legale. “Il sangue delle vittime ci racconta che queste persone hanno respirato per ore – afferma Francesco Sanna, autore del documentario “Vent’anni” e del site-book “Verità privata del Moby Prince – quello dei tempi di sopravvivenza è il nodo centrale di questa vicenda

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