“Scrivo un aggiornamento sulla discussione della proposta di legge per escludere totalmente la possibilità di ottenere la pensione della moglie da parte del suo assassino. Infatti, purtroppo, non c’è nessun aggiornamento, l’iter della proposta è ancora fermo alla presentazione della stessa: a più di un anno di distanza non è stata nemmeno discussa. (…) Ma davvero non è possibile portare avanti i provvedimenti seri? Ma davvero l’attenzione sui provvedimenti e le proposte di legge dura quanto quella di un infante ad una lezione di prima media?”

A scrivere questa riflessione è un uomo, il fratello di Beatrice Ballerini, uccisa nel 2012 dal marito Massimo Parlanti. Lorenzo ha lanciato questa petizione per denunciare la situazione attuale della famiglia: “Parlanti, reo confesso, è stato condannato con rito abbreviato a 18 anni di carcere, probabilmente ne farà meno di 10, ed ha fatto ricorso perché vuole uscire ancora prima”, scrive Lorenzo. “I bambini di mia sorella, che noi stiamo accudendo, prendono il 40 per cento della pensione che gli spetta, a lui – l’omicida – spetta l’altro 60 per cento, e ne avrà diritto a vita”, aggiunge. “Questo accade perché non c’è un meccanismo automatico che prevede la dichiarazione di ‘indegnità a succedere’ per l’assassino del coniuge, e così oltre la pensione, agli assassini spetta anche l’eredità di chi ammazzano”. Lorenzo e 122mila utenti di Change.org chiedono giustizia.

Oggi, per la Festa della Donna, su Change.org è nato un movimento guidato dall’associazione Telefono Rosa che riunisce diverse campagne della società civile contro la violenza sulle donne e per sostenere i loro diritti in tema di libertà di scelta.

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Tra le petizioni, quella per la piena applicazione del diritto all’interruzione di gravidanza.

L’associazione “Mai più clandestine” chiede al governatore del Lazio Nicola Zingaretti, responsabile dell’applicazione della legge 194 sul territorio regionale, “di prendere tutti i provvedimenti necessari a garantire che l’obiezione di coscienza non ostacoli l’accesso all’interruzione di gravidanza in tutte le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate”.

Inoltre è ancora aperta la petizione lanciata dalle giocatrici della femminile della “All Reds Rugby Roma”, per chiedere al Coni di rivedere il suo regolamento per ammettere le donne allo sport professionistico. A causa dei regolamenti dell’ente infatti “le donne sono ancora escluse dal professionismo sportivo”, scrivono le giocatrici. “Questo dilettantismo imposto alle atlete impedisce loro di usufruire della legge 91/81 che regola i rapporti con le società, la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, il trattamento pensionistico, ecc.”, si legge nella petizione. L’appello lanciato dalle giocatrici della All Reds Rugby Roma si rivolge a Giovanni Malagò, presidente dell’ente, a cui si chiede di modificarne il regolamento.

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A fronte di tante lotte ancora da portare avanti è abbastanza fresco un primo, piccolo passo avanti compiuto grazie a una donna forte, Giannina Calissano. Giannina ha perso la sua bambina di 8 anni in un incidente causato da un uomo ubriaco e drogato al volante.

Giannina ha canalizzato la sua sofferenza in una lotta che ritiene utile per la società, quella della sicurezza stradale. Giannina ha messo la sua storia al servizio di tutti, per “non darla vinta alla morte” che si è presa Stella. I miei più sentiti auguri oggi vanno a lei e alle donne che come lei non si arrendono.

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