Dura, durissima, ma non impossibile. Tutto o quasi come prima, quindi, per la Juventus. Andrà all’Allianz Arena sapendo di dover vincere – l’alternativa è pareggiare segnando più di due gol – ma cosa è irraggiungibile per una squadra che per oltre un’ora viene cancellata dal Bayern Monaco, recupera e nel finale rischia di ribaltare clamorosamente una partita per lunghi tratti simile a un monologo degli uomini di Guardiola? Nulla, appunto. E al fischio finale c’è quasi da rammaricarsi per l’atteggiamento rinunciatario del primo tempo che permette ai tedeschi di srotolare tutto il repertorio senza venir mai minacciati dal contropiede bianconero, nonostante siano evidenti gli scricchioli di Kimmich e Alaba. Che infatti si manifestanno in toto nel quarto d’ora centrale del secondo tempo: quindici minuti di totale apnea per il Bayern, nei quali la Juventus costruisce le sue speranze di qualificazione grazie alla freddezza di Dybala, al primo gol in Champions, e a Sturaro, che nelle notti ‘pesanti’ di Champions, in un modo o nell’altro, dice sempre la sua. La rimonta porta le loro firme, è scolpita nell’anima guerriera di Mandzukic e magari ha lasciato qualche tarlo nella fenomenale banda di Guardiola, che se attaccata trema come dimostrano anche la clamorosa occasione sprecata da Cuadrado sul 2-1 e un paio di buone chance nel finale neutralizzate da Neuer.

La Juventus si esaurisce qui ma è già tantissimo per lo spettacolo offerto dai tedeschi nella prima ora di gioco. Buffon, un solo gol subito in tutto il 2016, rischia di cadere già dopo tre minuti sulla botta dell’ex Vidal. Poi viene graziato da Mueller, servito da Lewandowski dopo un affondo di Lahm: con il portiere a terra, il tedesco tira una mozzarella raccolta da Bonucci. Al ventesimo è il turno di Bernat dopo un’azione tambureggiante, mentre i bianconeri protestano per un tocco di braccio in area di Vidal su tiro di Pogba e sprecano con Mandzukic un contropiede nato dai piedi del francese. Marchisio non sta bene e dopo l’intervallo rimarrà negli spogliatoi per far posto a Hernanes, Khedira è un fantasma e il tiki-taka spadroneggia. Robben tiene sempre sulla corda Evra; va meglio a Lichtsteiner che riesce a contenere le scorribande di Douglas Costa. Ma poco prima del rientro negli spogliatoi, dove Allegri avrebbe modo di sistemare i suoi, sempre troppo bassi e attendisti, proprio dai due esterni nasce il vantaggio. Cross del primo, controcross del secondo, Barzagli spazza sui piedi di Mueller, che questa volta non perdona.

Lo svantaggio costringe la Juve ad alzarsi ma il pressing è sempre asfissiante. Così quando Lewandowski trova il modo di fermare Bonucci, probabilmente con un fallo, il contropiede tre contro due diventa impossibile da arginare: lo conclude perfettamente Robben con un sinistro a giro imparabile. Per la qualità espressa fino a quel momento, il rischio corso alla mente dei più è quello di una possibile goleada. Invece otto minuti dopo accade quel che non ti aspetti, propiziato dalla voglia di riscatto di Mandzukic, bravo ad approfittare di una topica di Kimmich e a innescare Dybala. Nei venti minuti successivi, la Juve fa il Bayern e i tedeschi si rimpiccioliscono, riuscendo a riorganizzarsi solo dopo il pareggio di Sturaro, puntuale nel concludere un break di Mandzukic, ancora lui, rifinito da Morata. Il finale è vibrante: i bianconeri sono vivi, il Bayern prova a risistemare tutto ma non cambia più nulla. In Germania sarà partita vera.

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