Nel mese di dicembre c’è stato un acceso dibattito politico. La legge di Stabilità, quella sulla Rai (il cambio del modello di nomina dei vertici e la revisione del canone di abbonamento), i tanti scandali come quello sulla banca Etruria, la politica internazionale, l’Europa hanno tenuto banco anche in televisione. Verifichiamo, attingendo, come il solito, i dati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, quanto sia garantito il pluralismo nella televisione, prendendo a riferimento il “tempo parola”, cioè le dichiarazioni dei politici nelle testate televisive.

Va premesso che i dati sono indicativi: il pluralismo, che dovrebbe valere in particolare per la Rai, non si misura con i minuti in più o in meno, ma con un’informazione obiettiva cioè con un resoconto degli avvenimenti il più realistico possibile e senza interpretazioni preconcette. L’informazione del Servizio pubblico deve aiutare il telespettatore a farsi una sua opinione, e non a preconfezionargliela.

Va anche ricordato che non siamo in un periodo elettorale, dove le regole sulla par condicio sono stringenti. Inoltre non vi sono precise indicazioni oggettive su come debba esplicitarsi il pluralismo, considerando anche che la situazione cambia secondo il quadro politico: dal numero, per esempio, delle opposizioni (più complicata quando ve ne sono più di una, come nella realtà di oggi). C’è poi da considerare a quale dato fare riferimento per “pesare” le forze politiche: alle ultime elezioni politiche, al quadro parlamentare, oppure alle più recenti elezioni locali di rilevanza nazionale.

Vediamo ora i dati salienti. Il “tempo parola” del premier, nei telegiornali Rai, nel mese di dicembre, è pari al 34% del tempo complessivo e quello della coalizione di governo arriva al 65%. Alle opposizioni rimane uno spazio limitato: al Pdl il 5%, il 3% alla Lega e l’8% al M5S. Nei Tg di Mediaset, il Pdl arriva al 28%; il Governo e la maggioranza arrivano insieme al 49%. Sul Tg La7, l’alleanza di Governo sale al 59% (in questo caso il Pd ha un peso superiore). La Lega (7%) supera  Pdl (4%), mentre M5S arriva all’11%.

Nel primo grafico è esposta la composizione percentuale del “tempo parola” di tutte le edizioni dei Tg della Rai, non tenendo conto dei dati dei soggetti più istituzionali, i presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, e le autorità dell’Europa. In questo caso il premier arriva al 39% del totale, l’alleanza di governo addirittura al 75%. Sono dati sicuramente anomali che, si spera, non si ripetano nei mesi successivi (oltretutto ci stiamo avvicinando a importanti scadenze elettorali).

Nel secondo grafico si tiene conto delle sole principali edizioni del Tg1. I dati rilevano un maggiore equilibrio, anche se appare sempre eccessivo il tempo (39%) del Governo e del Presidente del consiglio.

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