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Tiziano Renzi, l’affare degli outlet di Reggello è tutto famiglia e Pd toscano - 2/5

Il business è ricco e per questo ha attirato imprenditori di ogni tipo. Sono stati della partita Andrea Bacci, finanziatore della fondazione Big Bang dell'ex sindaco di Firenze e poi nominato da Matteo Renzi alla testa di alcune partecipate fiorentine, Andrea Moretti un imprenditore di Arezzo imparentato con un ex socio di Licio Gelli e Ilaria Niccolai, un'immobiliarista da circa un anno socia del padre e della madre del premier nella Party srl. Tutti loro devono la loro fortuna non solo all'abilità imprenditoriale, ma alle scelte della politica. Ecco come
Tiziano Renzi, l’affare degli outlet di Reggello è tutto famiglia e Pd toscano - 2/5
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L’affare fiorentino della costruttrice socia di Tiziano Renzi e dell’ex presidente di Banca Etruria – “Tiziano? Ci ha dato una mano nella pubblicità di alcune iniziative da noi organizzate”, dice Dagostino. Vero o falso che sia resta però un dato societario. Lo scorso anno Renzi senior la moglie fondano la società immobiliare Party srl con la compagna di Dagostino, Ilaria Niccolai. L’immobiliarista lo fa attraverso la sua Nikila Invest. I coniugi Renzi però, dopo averlo fatto si scordano di segnalare la cosa nell’aggiornamento annuale della loro situazione patrimoniale depositata a Palazzo Chigi. Anche l’ex presidente di Banca Etruria, Rosi, entra in società con la coppia Niccolai-Dagostino. Sempre tramite la Nikila che partecipa a una serie di srl che fanno capo alla Syntagma, dalla quale si diramano varie società inclusa Egnazia Shopping Mall: ovvero la compagnia che si occupa dell’outlet di Fasano.

A Firenze Ilaria Niccolai è piuttosto nota. La scorsa estate ha rilevato per 25 milioni di euro la storica sede del Maggio Fiorentino dalla Cassa Depositi e Prestiti, la quale un anno e mezzo prima l’aveva comprata per 23 milioni direttamente dal Comune, che stava cercando di vendere il teatro Comunale da ben quattro anni. E che per cedere l’immobile ottocentesco al gruppo pubblico si è accontentato di quasi la metà dei 44,5 milioni della base della prima asta, nel 2009. Magro affare anche per la Cdp fresca di passaggio nelle mani del fido Claudio Costamagna, che parla di un “buon risultato” alla luce del contesto e sottolinea che “in generale se il prezzo è basso è perché evidentemente non c’erano poi tanti acquirenti”. Resta da capire allora come mai la Niccolai sia tanto certa di fare un grande affare attendendosi ottimi margini con la ristrutturazione che, previo l’ok al cambio di destinazione d’uso, trasformerà il teatro in appartamenti extra lusso.

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