Non sarà suonata la Marsigliese (è già successo alla prima della stagione di balletto), ma gli effetti degli attentati di Parigi quasi un mese dopo saranno tutti intorno al teatro alla Scala, per la Prima della Giovanna d’Arco. Non ci saranno solo i metal detector che per la prima volta scorreranno lungo loden e pellicce, non solo gli artificieri pronti a intervenire, ma anche cecchini sui tetti di tutti i palazzi che si affacciano su piazza della Scala anche se resteranno invisibili, “come lo erano a Sant’Ambrogio” spiegano fonti della sicurezza. Salvo ripensamenti, non ci saranno né il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma l’allarme terrorismo non c’entra, solo “impegni personali”, assicura il nuovo prefetto di Milano Alessandro Marangoni. Mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha cambiato idea all’ultimo minuto e ha deciso di partecipare.

Di sicuro ci saranno circa 2mila spettatori, tra i quali il ministro della Cultura Dario Franceschini. “I milanesi, ma anche i turisti stranieri, stiano tranquilli – afferma il sindaco Giuliano Pisapia – La Prima della Scala sarà una bellissima serata”. L’allerta in città resta, non fosse altro per quell’allarme dell’Fbi in cui si individuavano tra gli obiettivi sensibili il Duomo di Milano, la Scala e la basilica di San Pietro, dove la macchina sicurezza si sposterà proprio all’indomani della Prima per l’apertura ufficiale del Giubileo della Misericordia.

Sulla Giovanna d’Arco, che torna sul palco della Scala 150 anni dopo l’ultima volta, saranno puntati gli occhi di tutto il mondo. Sarà trasmessa in diretta tv in 13 Paesi europei e in differita fino agli Stati Uniti e in Giappone. Così una platea talmente larga non mette in tensione solo gli attori, ma anche militari e poliziotti già “addestrati” ai sei mesi di Expo o al vertice Asem, quando presidenti e capi di Stato sono arrivati a Milano. La “zona rossa“, comunque, resterà come quella dello scorso anno con transenne, per i curiosi che riempiono la piazza, ben distanti dall’ingresso del Piermarini.  “Se non fossi preoccupato – dice Pisapia – Ma posso dire una cosa: tutto quello che si doveva fare è stato fatto non solo per il 7 dicembre. C’è il nuovo prefetto che conosce benissimo Milano, c’è un questore con cui abbiamo lavorato benissimo, con le forze dell’ordine c’è una capacità di coesione e decisione comune. Dico ai milanesi e turisti stranieri: state tranquilli e godetevi una bellissima Prima”. “Il lavoro che è stato fatto è eccezionale – aggiunge il prefetto Marangoni – Tutto quello che è prevedibile è stato previsto: io mi fido e dobbiamo fidarci della nostre forze di polizia”.

In piazza ci saranno le unità speciali anti terrorismo, che affiancheranno carabinieri e polizia in tenuta anti sommossa. Con loro quest’anno ci sarà anche un ampio contingente dell’esercito, che avrà il compito di evitare le tensioni che regolarmente accompagnano l’appuntamento più mondano dell’inverno milanese. Chi, come ogni anno, vorrà protestare contro il gotha della finanza e i massimi vertici delle istituzioni, non solo locali, potrà farlo ma a distanza. Il centro sociale Cantiere, da sempre protagonista del 7 dicembre, ha già annunciato sul suo sito una sfilata di moda popolare, che si contrappone agli abiti lunghi e alle parure delle signore in platea, una merenda e la partecipazione di un’orchestra che suonerà per tutti i milanesi. E se non sarà possibile farlo proprio in piazza della Scala, assicurano, si “traslocherà” in qualche altro spazio a patto però che “le ragioni di sicurezza non nascondano in realtà altre motivazioni, come si è visto a Parigi in occasione della Cop21”.

Sullo sfondo la conferma che la Prima della Scala rappresenta anche un indotto economico per Milano e i suoi dintorni: 2 milioni di euro solo per le imprese del settore alberghiero, secondo un’elaborazione della Camera di commercio. E infine, visto che ilfatto.it ne parla diffusamente altrove in FqMagazine, l’opera di Verdi. Giovanna d’Arco, spiegano dalla Scala, si inserisce nella linea artistica e culturale che darà forma alle stagioni scaligere dei prossimi anni e che ripropone le opere nate proprio alla Scala, riallacciando così il legame con la tradizione del nostro melodramma, allargando il numero dei titoli e alternando i più famosi con quelli meno eseguiti. “La Giovanna d’Arco costituisce, con il Nabucco e la Traviata, uno dei tre capolavori di Giuseppe Verdi – dice il sovrintendente Alexander Pereira – Un Verdi pieno di freschezza e un’opera che avrà un grande impatto su quelle future”.

Anche quest’anno la serata del 7 dicembre sarà ripresa dalle telecamere di Rai5 e trasmessa in diretta televisiva in 13 paesi europei, cui si aggiunge in differita il Giappone, mentre alla diretta radiofonica hanno aderito 22 emittenti europee, oltre a dirette cinematografiche in Italia, Francia, Spagna e Germania e differite in Corea, Giappone, Usa e Australia. Sul sito della Scala si potrà seguire anche il backstage.

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