Può un bimbo di appena due anni essere considerato un evasore fiscale e trovarsi alle prese per anni con l’Agenzia delle Entrate e con il suo braccio operativo, Equitalia, che reclamano da lui somme di denaro via via più consistenti a causa del presunto mancato pagamento di una tassa sull’acquisto di un telefono cellulare avvenuto nel 2007? Ovvero otto anni fa? Telefono che, come è ovvio, quel bimbo non poteva acquistare a quell’età.

Per quanto possa sembrare inverosimile, la vicenda ha i contorni della realtà. Accade ad Alessandria e la storia l’ha raccontata al Secolo XIX la madre del bambino, che oggi ha dieci anni e frequenta la quinta elementare. La signora A. I., 41 anni, residente nella città piemontese, al quotidiano ligure spiega che nel 2007 il bimbo “aveva due anni ed Equitalia già lo considerava moroso nei confronti della società H3G per una serie di fatture mai pagate”. Questo perché risultava che avesse comprato un cellulare senza avere mai pagato “le tasse di registrazione del canone”. Il risultato è che la cifra che oggi dovrebbe versare, secondo l’erario, è 166,59 euro che includono gli interessi. Ma chiaramente quella somma non deve essere pagata dal bambino.

Nel 2010, la signora A.I. aveva presentato denuncia presso i Carabinieri della sua città per furto di identità, dopo avere anche contattato la H3G che, però, non è riuscita a chiudere direttamente il caso. Forse è un omonimo del bimbo che ha comprato il dispositivo e probabilmente, ha precisato la donna al Secolo, si tratta di “un signore che sta a Casale Monferrato e che è nato nel 1944”. Tutto risolto, allora? Magari. Per l’Agenzia delle entrate occorreva dimostrare che effettivamente l’apparecchio era stato acquistato da un omonimo del bimbo. Impresa al limite dell’impossibile. E intanto, rimbalzata da un ufficio all’altro, la signora provava a risolvere la questione tra attese e risposte che nessuno riusciva a dare.

Partita la denuncia ai Carabinieri, la risposta è stata degna della pochade inaugurata nel 2007. La famiglia alessandrina ha ricevuto la visita dell’ufficiale giudiziario, incaricato di procedere al pignoramento di beni di valore equivalente al debito. Ed è rimasto sbigottito quando si è trovato di fronte un bimbo iscritto alle scuole elementari. Quindi le aveva promesso di sistemare la faccenda. Ma non è andata così, perché quest’anno la famiglia del presunto moroso ha ricevuto da Equitalia l’ennesimo invito a saldare il vecchio debito del telefono cellulare. Sull’orlo di una crisi di nervi, la mamma del bimbo ha trovato assistenza presso l’Alleanza Consumatori, una onlus piemontese. Il presidente Luigi Laratta, al Secolo, spiega che “la vicenda deve concludersi prima che il bimbo compia 18 anni”. In caso contrario cosa succede? Che il bimbo potrebbe finire “nel registro dei cattivi pagatori”.

La nota inviata ai mezzi stampa da Equitalia:

“La cartella ricevuta dal bambino era dovuta al mancato pagamento della tassa di concessione governativa sull’abbonamento di un cellulare che qualcuno, al momento ignoto, ha attivato anni fa, inserendo impropriamente il codice fiscale del piccolo di Alessandria. Il sistema in automatico ha generato l’avviso di pagamento abbinato al codice fiscale dell’intestatario dell’abbonamento: il 24 marzo scorso, la madre si è recata presso l’Ufficio territoriale di Alessandria dell’Agenzia delle Entrate, ha illustrato la situazione e i funzionari hanno immediatamente proceduto all’annullamento della pratica. Da allora, né al bambino, né ai suoi genitori, sono stati inviati avvisi o solleciti, né da parte dell’Agenzia delle Entrate, né della società Equitalia”.

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