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Modena, inaugurato condominio solidale. Per avere la casa bisogna aiutare i vicini

Lo stabile è stato ristrutturato dal Comune della Ghirlandina, in collaborazione con Acer Emilia Romagna, ed è costituito da 19 appartamenti in cui vivono altrettante famiglie o anziani soli e in difficoltà, selezionati, oltre che sulla base della loro situazione economica, anche per la disponibilità a favorire coesione e integrazione. Il sindaco Muzzarelli: "E' un modello che privilegia le relazioni tra vicini, in un sistema in cui ciascuno ha il dovere di fare la propria parte occupandosi anche degli altri"
Modena, inaugurato condominio solidale. Per avere la casa bisogna aiutare i vicini
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La regola è una, ma va rispettata: bisogna essere solidali nei confronti dei propri vicini di casa. Perché è sull’aiuto reciproco fra dirimpettai che si basa il condominio sociale, lo stabile di via Gottardi a Modena che il Comune della Ghirlandina, in collaborazione con Acer Emilia Romagna, ha inaugurato lo scorso 21 ottobre. Diciannove appartamenti in cui vivono altrettante famiglie o anziani soli e in difficoltà, selezionati, oltre che sulla base della loro situazione economica, anche per la disponibilità a collaborare. “All’atto pratico – spiega Gian Carlo Muzzarelli, sindaco di Modena – è un modello abitativo che privilegia le relazioni tra vicini, in un sistema in cui ciascuno ha il dovere di fare la propria parte aiutando gli altri”.

I compiti richiesti ai condomini di via Gottardi, quindi, riguardano sia la cura dello stabile, sia quella dei propri vicini di casa. Si va dall’occuparsi a turno delle zone comuni, all’aiutare gli anziani che abitano sullo stesso pianerottolo con le necessità quotidiane. O ancora, dall’apertura e il riordino dei locali del pianoterra utilizzati per attività di socializzazione, fino all’obbligo di garantire, a rotazione, una presenza continuativa nel condominio per poter intervenire in eventuali situazioni di bisogno, allertando con tempestività, in caso di necessità, medici curanti e 118.

Un esempio tra i primi in Italia, spiega il Comune, che introduce un elemento di novità: quello, appunto, di accostare agli anziani soli, famiglie disposte ad assisterli. L’amministrazione, per realizzarlo, ha deciso di riqualificare un edificio di proprietà pubblica rimasto vuoto per anni, in collaborazione con Acer. “Il risultato è che in via Gottardi vengono condivise le risorse personali tra i residenti in un’ottica di reciprocità – spiega Giuliana Urbelli, assessore cittadino al Welfare – mentre le fragilità, dovute all’isolamento e al senso di solitudine, possono divenire una risorsa grazie al tempo disponibile da dedicare agli altri”.

La gestione condominiale è in collaborazione con Acer, che si occupa degli interventi di manutenzione a carico della proprietà, del servizio di vigilanza dello stabile, della gestione condominiale e della riscossione dei canoni. “Tali canoni per gli anziani sono commisurati al reddito e partono da un minimo mensile di 50 euro, per chi percepisce fino a 600 euro”. Per quanto riguarda le famiglie, invece, l’affitto varia sulla base dell’Accordo territoriale del Comune di Modena, che riduce i canoni previsti del 30% per i genitori con due figli a carico, e del 40% per i nuclei più numerosi.

“Le famiglie che abitano oggi nel condominio – spiega l’amministrazione – sono 4, mentre gli altri appartamenti sono occupati da 12 persone in condizione di fragilità, di cui due coppie di anziani, otto persone anziane sole e una ragazza adulta”. I nuclei familiari residenti in via Gottardi sono stati scelti, partendo dalle liste d’attesa di Agenzia Casa, sulla base di diversi colloqui, “che ne hanno sondato la propensione e la motivazione a risiedere in un contesto particolare come il condominio solidale. “Si tratta di tre famiglie italiane e una di origine marocchina – spiega l’amministrazione – che è anche la più numerosa, con nonna e quattro figli, di cui due universitari e due adolescenti, che vivono con mamma e papà”.

Gli anziani del condominio sociale, invece, hanno avuto accesso agli alloggi (mini appartamenti privi di barriere architettoniche e adatti a utenti disabili) attraverso un bando dell’assessorato al Welfare del Comune: “Sono persone non completamente autosufficienti, ma comunque in grado di provvedere ai loro bisogni primari, la cui fragilità è soprattutto legata alla solitudine, alla mancata vicinanza di familiari o alla loro impossibilità a occuparsene”. Una sperimentazione, che però Modena spera di poter esportare anche al di fuori delle mura cittadine. “Sappiamo che intervenire sulle relazioni non è mai facile – precisa Urbelli – ma le famiglie che abitano qui sono molto motivate, e intenzionate a far funzionare al meglio questo modello di condominio in cui le persone si conoscono e si aiutano. Speriamo soprattutto che quest’esperienza funzioni da apripista per un nuovo tipo di welfare in grado di favorire la coesione e l’integrazione sociale”.

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