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Più di anno fa scrissi con sgomento delle grandi navi a Venezia; con sgomento e rabbia ricordando che una delle forme di inquinamento più subdole è quella riferita all’inquinamento visivo.
Pochi mesi dopo ricordavo la figura di Carlo Scarpa a proposito della luce e della sua capacità quindi a ricavarla anche negli interni.

Queste due circostanze si sono incrociate adesso con la mostra di Berengo Gardin sulle Grandi Navi nel negozio Olivetti di Carlo Scarpa. Contrario il sindaco, e non si capisce perché, quando l’orrore non viene solo mostrato nelle pur belle foto di un maestro dell’obiettivo, ma ce l’ha tutti giorni sotto gli occhi. Entusiasta sarebbe viceversa stato Adriano Olivetti, vero cultore della bellezza, imprenditore sagace ed illuminato che, troppo avanti per i suoi tempi, amava il design quanto la tecnica; anche il suo linguaggio era moderno, quando sosteneva che una bella fabbrica, un bel complesso residenziale erano il biglietto da visita di un’azienda, la sua migliore ed etica pubblicità. Creavano quella comunità di persone che, stando nella bellezza, non potevano che essere migliori.

La visione agghiacciante di quei mostri invece, che sembrano voler entrare di prepotenza e mangiarsi la città lagunare, non può che deprimere e mortificare l’animo delle persone, non solo dei turisti, ma anche e soprattutto dei residenti. Venezia, con un turismo programmato e intelligente viceversa, ne trarrebbe giovamento anche e soprattutto economico. Ma in questo non è isolata, ahimè, con la politica miope ed idiota che si fa sul turismo culturale.

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