Per una volta il Parlamento l’ha spuntata sul governo. Ottenendo dall’esecutivo, con un voto unanime dell’assemblea di Montecitorio, un impegno chiaro ad intervenire con una moratoria per bloccare il pagamento delle centinaia di bollette “pazze” di lue e gas recapitate, in giro per l’Italia, ad altrettanti malcapitati utenti. E poco importa se, per riuscirci, il vice presidente della Camera, Simone Baldelli, abbia dovuto alzare la voce fino ad urlare, dando vita ad un durissimo scontro con la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Simona Vicari. Andato in scena il 23 settembre, a porte chiuse, quando il deputato di Forza Italia aveva appreso con stupore, condiviso peraltro da tutte le opposizioni, la richiesta avanzata dal governo di riformulare le mozioni per la tutela dei consumatori nei confronti delle compagnie dell’energia elettrica e del gas che l’Aula si stava apprestando a mettere ai voti.

PAGAMENTI BLOCCATI – Ma alla fine, Baldelli ha portato a casa il risultato. Salvando il cuore della sua mozione, ricalcata nei contenuti essenziali anche da quelle successivamente presentate da Sel, Lega e M5S. Nonostante il governo chiedesse di riscriverle sulla falsa riga del testo del Partito democratico, l’unico che, però, non prevedeva il blocco immediato del pagamento delle bollette “pazze”. Richiesta stoppata dal muro compatto delle opposizioni che, tenendo il punto, hanno spinto l’esecutivo ad una mediazione che non stravolgesse l’impianto originario delle mozioni. Alla fine la riformulazione chiesta da governo comunque c’è stata, ma concordata con il Parlamento e in una forma tale da impegnare l’esecutivo su alcuni punti chiari e precisi. Innanzitutto, spiega Baldelli, ad intervenire “affinché venga assicurato dagli operatori del settore una moratoria sulle recenti maxi-bollette derivanti da conguagli superiori a due anni”, finché non siano state accertate “eventuali violazioni del codice del consumo”.

BENEDETTA FATTURA – Non solo. L’esecutivo dovrà attivarsi, eventualmente anche a livello legislativo, “stabilendo che, nel caso in cui le autorità competenti ravvisino comportamenti illegittimi da parte dei gestori dei servizi, i consumatori coinvolti non siano obbligati al pagamento dei conguagli considerati errati o delle fatture basate su consumi stimati per le quali il cliente abbia già comunicato i dati sull’autolettura o questi siano stati teleletti, ovvero ricevano tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente già versate ma non dovute”. Infine, il governo dovrà “assumere iniziative per rafforzare il principio secondo cui la fatturazione deve avvenire sulla base del consumo effettivo almeno con cadenza annuale anche inasprendo le sanzioni in caso di violazione del principio per cui nessun utente-consumatore può essere chiamato a sostenere spese per conguagli concernenti consumi presunti anteriori ai due anni la data di fatturazione”.

CONGUAGLI PAZZI – Insomma, una “bellissima pagina a favore dei diritti dei cittadini”, la definisce il vice presidente della Camera. Scritta anche grazie alla sua mozione sulle maxi bollette emesse da “Eni, Acea Energia, Edison Energia, Enel Energia ed Enel Servizio Elettrico”, nei confronti delle quali – recitava il testo originario del documento – “a fronte di numerosi reclami e segnalazioni ricevuti anche da parte diverse associazioni dei consumatori, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato in data 13 luglio 2015 ha dato notizia di aver avviato quattro procedimenti istruttori”. Ma in attesa che l’Authority faccia chiarezza sulla vicenda, per evitare il distacco delle utenze, molti cittadini, rischiavano comunque di vedersi costretti a pagare cifre nell’ordine di alcune migliaia di euro, a titolo di conguagli “frutto di anni di addebiti dovuti a conteggi di consumi stimati, ma non effettivi”, ad “errori di valutazione o, comunque, a fatturazioni incongrue certamente non imputabili agli utenti”. Pericolo scampato.

Twitter: @Antonio_Pitoni

 

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