Siria, raid russi contro stato islamico

È scattato in Siria il nuovo episodio di bombardamento etico e di interventismo umanitario di questa quarta guerra mondiale.

Successiva ai due conflitti mondiali e alla “guerra fredda”, la presente quarta guerra mondiale si è aperta nel 1989 ed è di ordine geopolitico e culturale: è condotta dalla monarchia universale a stelle e strisce – la civiltà del dollaro – contro the rest of the world, contro tutti i popoli e le nazioni che non siano disposti a sottomettersi al suo dominio.

Iraq 1991, Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2004, Libia 2011, e ora (2015) Siria: queste le principali fasi della nuova guerra mondiale come folle progetto di sottomissione dell’intero pianeta alla potenza militare, culturale ed economica della monarchia universale.

Chiunque non resista, subito è bombardato: era il turno di Assad, già da tempo nel mirino. L’apparato dell’industria culturale si era già mobilitato da tempo, diffamando in ogni modo lo Stato siriano, in modo da porre in essere, a livello di opinione pubblica, le condizioni per il necessario bombardamento umanitario.

Il presidente statunitense Obama non perdeva occasione per presentare la Siria come il luogo del terrorismo e delle armi di distruzione di massa, Assad quasi come il “nuovo Hitler”, in modo che l’opinione pubblica occidentale fosse pronta al bombardamento del nemico. La provincia italiana – colonia della monarchia del dollaro – ripete urbi et orbi il messaggio ideologico promosso dall’impero, e ora procede cadavericamente all’invasione decisa da Washington, non certo da Roma.

In coerenza con la destoricizzazione tipica del nostro presente, l’epoca che si colloca sotto lo slogan dell’end of history, la dimensione storica viene sostituita, a livello di prestazione simbolica, ora dallo scontro religioso tra il Bene e il Male (identificati rispettivamente con l’Occidente a morfologia capitalistica e con le aree del pianeta che ancora resistono), ora dal canovaccio della commedia che, sempre uguale, viene impiegato per dare conto di quanto accade sullo scacchiere geopolitico: il popolo compattamente unito contro il dittatore sanguinario (Assad in Siria), il silenzio colpevole dell’Occidente, i dissidenti “buoni”, cui è riservato il diritto di parola, e, dulcis in fundo, l’intervento armato delle forze occidentali che donano la libertà al popolo e abbattono il dittatore mostrando con orgoglio al mondo intero il suo cadavere (Saddam Hussein, Gheddafi, ecc.).

Grande è la confusione sotto il cielo: l’Occidente vuole abbattere l’Isis, e proprio Assad è colui che sempre l’ha combattuto; il paradosso è che si bombarda Assad per colpire l’Isis. In verità – anche un bambino l’ha capito – il vero obiettivo è il governo di Assad, che non si piega ai dettami della civiltà del dollaro e resiste. La Russia nel 2013 aveva evitato l’esplodere del conflitto in Siria, oggi interviene anch’essa, contro l’Isis e dalla parte di Assad. Difficile fare pronostici: le parti in campo sono due, Putin e Obama (con il suo codazzo di servi e servetti, in primis l’Italia, colonia Usa). Vedrà chi vivrà o, meglio, chi sopravvivrà.

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