Non ha risposto alla cinquantina di giornalisti che lo aspettavano. Ha parlato solo davanti ai magistrati di Pordenone. Giosuè Ruotolo, unico indagato per il duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, commilitone ed ex coinquilino del sottufficiale ucciso insieme alla fidanzata, ha respinto tutte le accuse che gli sono state mosse. E alla fine dell’interrogatorio, durato ore, il procuratore Marco Martani ha precisato: “Non sono stati assunti provvedimenti restrittivi, ma valuteremo nei prossimi giorni l’intero contenuto delle dichiarazioni rese”.

Questa mattina, all’ingresso del Tribunale l’avvocato Roberto Rigoni Stern a capo del collegio difensivo di Ruotolo non ha voluto rispondere ai giornalisti che gli hanno chiesto di confermare o smentire la notizia apparsa sul Corriere della Sera, secondo cui Ruotolo nei giorni scorsi ha detto ai magistrati che la sera dell’omicidio (il 17 marzo 2015) è uscito, mentre aveva sempre raccontato di essere rimasto nella sua abitazione a giocare con la playstation. La sua auto – scrive il quotidiano di via Solferino – è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza del Comune vicino al palazzetto dello sport dove sono stati uccisi i fidanzati, freddati da sei colpi di pistola mentre si trovano a bordo della loro auto ferma nel parcheggio. Il 26enne ha raccontato di essere uscito per andare a correre. E’ arrivato davanti al Palasport, ma non avendo trovato parcheggio, ha deciso di andare a correre nella zona. Ma dopo pochi minuti è tornato a casa perché era troppo freddo. Una versione inedita quella fornita dal militare, tenuta nascosta fino a questo momento “per paura di compromettere il concorso alla Guardia di Finanza”. Una versione che Ruotolo ha confermato oggi davanti ai magistrati. “L’indagato, contrariamente a quanto affermato nelle dichiarazioni rese come persona informata sui fatti, ha confermato di essere stato presente nella zona del palazzetto dello sport la sera del duplice omicidio”, ha specificato il procuratore Martani. “Ruotolo ha detto di essersi recato all’impianto sportivo per andare in palestra – ha aggiunto Martani -, ma di non aver trovato parcheggio e quindi di aver preferito fare ritorno verso casa. L’indagato ha anche affermato di essersi fermato effettivamente per qualche minuto all’esterno del parco di San Valentino per fare della pratica sportiva, ma di avere poi desistito quasi subito”.

“L’indagine ci dice che il killer non veniva da lontano, ma è probabile che fosse nella cerchia degli amici forse addirittura degli ex conviventi “, è convinto Nicodemo Gentile, uno dei legali della famiglia Ragone. “Probabilmente – ha aggiunto il legale – si tratta di qualcuno nel giro molto stretto delle sue amicizie. Non bisogna pensare che dietro un grande crimine ci sia sempre un grande movente“. Gentile ha quindi lanciato “un appello a tutti coloro che sanno di parlare: dopo il ritrovamento della pistola, anche un elemento insignificante può essere utile adesso che c’è un indagato, anche qualcosa che prima poteva sembrare banale adesso potrebbe essere rivalutato”. Per l’avvocato il movente è da cercare nella stretta cerchia di amicizie della coppia. “Si può affermare che ci sia da scandagliare bene il giro degli amici più vicini perché con buona probabilità l’obiettivo era Trifone e tutti i rapporti di questo ragazzo vanno rivalutati. Pensare a killer venuti chissà da dove ormai è sempre più improbabile e lontano”. “La vita di Trifone e Teresa era abbastanza regolare, normale e cristallina – ha aggiunto l’avvocato Gentile all’Adnkronos – Un omicidio così difficile e grave può essere anche legato a screzi e piccolezze che normalmente non degenerano”.

“Quella di oggi – ha detto il procuratore Martani – è certamente una tappa importante dell’indagine ma non è certamente l’ultima e non sarà decisiva. Nessuna indagine mediatica: se il difensore proclama l’innocenza dell’assistito ci sta, ma dalla Procura non potranno uscire particolari coperti dal segreto istruttorio”.

 

 

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