Dallo sciopero dei custodi del Colosseo alla revisione della legge che regola il diritto allo sciopero. Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi, interviene nel braccio di ferro in corso tra il governo Renzi e i sindacati e rimette sul tavolo la questione della rappresentatività sindacale. La conversione del decreto varato nella serata di venerdì dall’esecutivo, dopo una giornata di furiose polemiche tra l’esecutivo e le sigle per l’assemblea che ha ritardato l’apertura di diversi monumenti tra cui l’Anfiteatro Flavio e i Fori Imperiali, “è una straordinaria occasione affinché il parlamento avvii una riflessione complessiva sulla legge 146, che resta una buona legge, che ha dato buoni frutti ma che necessita di essere attualizzata“, spiega Alesse, che sottolinea: “Penso a tutto il dibattito sulla rappresentatività sindacale, che secondo me è un altro nodo centrale da dover sciogliere e mi chiedo se non sia questa la sede, la conversione del decreto legge, per ampliare una riflessione”.

Venerdì il garante aveva chiesto a gran voce che la gestione dei beni culturali rientrasse tra servizi pubblici essenziali: “La chiusura ai visitatori dei principali siti archeologici della Capitale questa mattina, motivata da un’assemblea sindacale, peraltro regolarmente convocata, porta, ancora una volta, alla ribalta l’urgenza di ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali – aveva detto Alesse – lasciare la fruizione del nostro patrimonio culturale fuori dai servizi pubblici vuol dire continuare a dare una pessima immagine del Paese ai cittadini e ai milioni di turisti che quotidianamente scelgono di vistare le nostre città”. Detto fatto: in serata il premier ha presentato il dl Colosseo, secondo cui in caso di assemblee e mobilitazioni i lavoratori potranno essere precettati. E già venerdì il presidente dell’Autorità aveva lanciato la proposta di revisione: “Proprio ieri (giovedì, ndr) – ricordava Alesse – è iniziata in Senato la discussione dei disegni di legge di modifica alla legge sul diritto di sciopero, sollecitata dallo stesso governo, ed è mio auspicio che, in quella sede, si ragioni con rigore e serietà anche di questo tema”.

Le prime novità arriveranno già dal dl Colosseo: una volta che il decreto varato dal cdm sarà convertito in legge, spiega ancora Alesse, assemblee come quella verificatasi al Colosseo saranno sottoposte “al vaglio dell’Autorità di garanzia comprese le eventuali assemblee che, se vengono fatte in spregio alla legge 146, si configurano come forme anomale di scioperi e quindi i sindacati potrebbero essere in teoria sanzionati”, spiega continua il presidente dell’autorità, sottolineando un altro aspetto che deriva dal decreto. Con la sua conversione, rimarca infatti il Garante, “bisognerà che le parti in causa, i sindacati e i datori di lavoro, si incontrino per stabilire degli accordi collettivi con cui disciplinare nel caso concreto il diritto di sciopero in questo settore,. Accordi che dovranno essere ritenuti idonei dalla stessa Autorità di Garanzia”. E “in caso di inerzia da parte delle due parti, sarà l’Autorità di garanzia stessa a procedere d’ufficio alla scrittura di questi fondamentali accordi che altro non sono che la regolamentazione di settori”, conclude Alesse.

Che chiede un “aumento dei poteri di mediazione del Garante in chiave di prevenzione del conflitto collettivo di lavoro, soprattutto con riferimento alle controversie di rilievo nazionale, dove in gioco non c’è solo l’interesse dei lavoratori, ma del Paese”. Un cammino già intrapreso dal “ddl Sacconi” che prevedeva “la trasformazione dell’organo in un Autorità per le relazioni industriali a tutti gli effetti”.

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