Dire che è un’anti Tesla Model S è riduttivo, perché la nuova elettrica Porsche Mission E è molto di più: ha 598 CV (440 kW) di potenza, un’autonomia di 500 km e si ricarica, dice il costruttore, all’80% in 15 minuti. Però a differenza della berlina californiana è solo uno studio, una concept car al debutto al Salone di Francoforte 2015. Secondo il costruttore di Stoccarda, la Missione E accelera da 0 a 100 km in meno di 3,5 secondi grazie a due motori elettrici derivati direttamente da quelli del sistema propulsivo ibrido vittorioso alla 24 Ore di Le Mans sulla 919 hybrid. La batteria di ultima generazione agli ioni di litio è montata sotto l’abitacolo per abbassare il centro di gravità. Futuristici gli interni, dotati di strumenti a comando gestuale e display oleografici. Interessante anche il layout complessivo: la Mission E è una quattro posti a quattro porte più compatta e sportiva della Panamera.
Auto & moto
Salone di Francoforte 2015, Porsche Mission E, 600 cavalli, tutti elettrici – FOTO
1 /9 Porsche Mission E
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- 10:10 - Elezioni Usa, Follini: "Scelta è tra universalismo e isolazionismo"
Roma, 3 nov. (Adnkronos) - "C’è da scommetterlo. Le elezioni presidenziali americane, di qui a qualche giorno, daranno altro fuoco alle polveri della politica di casa nostra. Che vinca l’uno o l’altra assisteremo inevitabilmente a quel sottile gioco di appropriazione che ci fa illudere di avere più voce in capitolo di quella che non abbiamo. Gioco che si può svolgere attraverso garbate allusioni o grossolane sovrapposizioni. O magari anche rivendicando improbabili terzietà.
Fin qui nulla di nuovo. Il punto vero però sta nel fatto che gli Stati Uniti non stanno scegliendo un presidente. Stanno scegliendo un modo di stare al mondo. E cioè si trovano questo punto molto vicini al bivio tra una lunga tradizione di universalismo e una altrettanto lunga tentazione di isolazionismo. Dilemma che non è affatto nuovo, se solo si ripercorre la storia del novecento. Ma che non era mai apparso così nitido e divisivo come durante questa campagna elettorale.
Da Roosevelt ai nostri giorni quel dilemma era stato quasi sempre risolto nel segno dell’interventismo. E cioè facendosi largamente coinvolgere negli affari del mondo. Naturalmente si può discutere sul modo in cui questo coinvolgimento si è attuato. Nelle forme salvifiche della seconda guerra mondiale. Oppure nelle forme tutt’altro che innocenti che abbiamo visto all’opera in Cile e in Vietnam, e poi in Iraq -per fare solo gli esempi più canonici a questo riguardo. In tutte queste vicende ognuno può leggere secondo la sua sensibilità, e apprezzare la solidarietà o censurare l’interferenza. Ma si trattava pur sempre di un’America coinvolta negli affari del mondo. Ed è su quella America che si è sagomata anche la politica di casa nostra.
Questa partecipazione ad ampio spettro aveva largamente accomunato presidenti repubblicani e democratici, senza che quasi mai le linee di partito facessero una troppo larga differenza al riguardo. Il sentimento di considerarsi la potenza 'indispensabile', quella senza di cui il mondo non riusciva a conservare un suo malcerto equilibrio, ha scandito il mezzo secolo abbondante che ci ha condotto dagli accordi di Yalta alla caduta del muro di Berlino., Eventi epocali, a volte drammatici. Che però ci sono sembrati, a cavallo delle nostre mille differenze d’opinione, come la trama di una sorta di ordine mondiale imperfetto eppure mai del tutto fuori controllo.
Ora questa trama comincia a sfilacciarsi in più punti. Poiché l’uno, Trump, non fa mistero di considerare il motto 'America first' come la sua bandiera. E l’altra, Harris, sembra recitare il mantra internazionalista con molte remore in più, consapevole dell’aria che tira tra i suoi stessi elettori. Con il che non si vuole dire che i due candidati si equivalgono, tutt’altro. E’ ovvio che Trump cavalcherebbe l’egoismo nazionale con molta più pervicacia. Ed è ovvio che chi fa il tifo per un’America non troppo chiusa nella sua fortezza, ha tutto l’interesse a sperare che non vinca -con buona pace dei suoi tifosi italiani.
Resta il fatto che, comunque vada, noi ci dovremo misurare di qui in avanti con un’America che non è più quella di prima. E che cova nei riguardi delle traversie del mondo una sorta di sdegnoso fastidio che non promette nulla di buono. Una circostanza che sarà salutata con giubilo da quanti hanno sempre denunciato l’imperialismo americano. Ma che mette invece sull’avviso quanti nell’ombrello americano hanno visto piuttosto un elemento -pur controverso- di equilibrio geopolitico e di protezione strategica.
Forse è di queste cose che la politica italiana dovrebbe ricominciare a discutere. Sapendo che ai nostri fini il voto della Pennsylvania conterà assai più di quello della Liguria". (di Marco Follini)
- 09:16 - MotoGp Malesia, Bagnaia trionfa davanti a Martin e Bastianin
Sepang, 3 nov. - (Adnkronos) - Francesco 'Pecco' Bagnaia vince il Gp di Malesia e tiene accesa una speranza di difendere il titolo mondiale. Il pilota della Ducati ufficiale si impone in solitaria davanti allo spagnolo e compagno di marca Jorge Martin, che resta in vetta alla classifica iridata con 24 punti sul piemontese. A completare il podio Enea Bastianini compagno di squadra di Bagnaia.
Quarto posto per lo spagnolo Alex Marquez che completa il poker Ducati, precedendo il connazionale della Ktm Pedro Acosta, il francese della Yamaha Fabio Quartararo e lo spagnolo dell'Aprilia Maverick Vinales.
Durante la gara un incidente ha coinvolto Binder, Quartaro e Miller, a terra, sbalzato dalla moto segnata solo da una scivolata. Sottoposto alle cure mediche nel box dalla Ktm non ha riportato conseguenze importanti. E la gara ha potuto riprendere dopo pochi minuti.
La stagione del motomondiale si chiuderà tra due settimane con ogni probabilità sul circuito del Montmelò a Barcellona che prenderà il posto di Valencia.
- 07:38 - Elezioni Usa, Trump e Harris: tra 2 giorni la sfida
Washington, 1 nov. (Adnkronos) - Conto alla rovescia per le elezioni Usa 2024. Tra due giorni il voto deciderà il vincitore tra Kamala Harris e Donald Trump. La corsa presidenziale è di fatto iniziata la sera del 27 giugno ad Atlanta, dopo il disastroso dibattito televisivo tra il tycoon e Joe Biden sulla Cnn, con il presidente apparso fragile e confuso. In seguito, il 21 luglio Biden ha annunciato il suo ritiro in una lettera pubblicata sui social in cui ha definito la decisione "necessaria per il bene del Paese". Prima di Biden, l'ultimo presidente in carica a decidere di non cercare la rielezione era stato Lyndon B. Johnson nel 1968, pressato dalla forte opposizione interna al partito e una crescente impopolarità dovuta alla guerra del Vietnam.
Originario del distretto di Queens, a New York, Donald Trump è nato il 14 giugno 1946 e si è laureato in economia all'università della Pensylvania. Ha iniziato la sua carriera nel settore immobiliare, lavorando per la Trump Organization, fondata dal padre Fred. L'azienda era inizialmente concentrata su alloggi a basso reddito, ma lui ha poi ampliato l’attività con progetti di lusso, come la Trump Tower e altri edifici iconici. Negli anni ‘80 e ‘90, Trump era già noto nel settore immobiliare, ma divenne un volto popolare grazie a varie apparizioni in film e serie tv. La sua popolarità esplose definitivamente da conduttore del reality show The Apprentice dal 2004 al 2015, in cui la sua frase distintiva, “You’re fired!” (“Sei licenziato!”), divenne un vero tormentone. Trump è stato sposato tre volte: con Ivana Zelnickova, da cui ha avuto Donald Jr., Ivanka ed Eric, Marla Marples, da cui ha avuto Tiffany, e Melania Knavs, da cui ha avuto Barron.
Eletto presidente degli Stati Uniti nel 2016 vincendo la sfida con Hilary Clinton, Trump è diventato il primo presidente degli Stati Uniti a non avere mai ricoperto incarichi politici o prestato servizio militare prima di entrare alla Casa Bianca. Questo gli ha permesso di attrarre molti elettori in cerca di un outsider che rompesse con il sistema tradizionale. Durante la sua presidenza, ha promosso politiche di deregulation, riforma fiscale, restrizioni all'immigrazione e ha ritirato gli Stati Uniti da vari accordi internazionali.
La sua amministrazione è stata segnata da forti divisioni politiche e controversie, fino all'assalto al Campidoglio il 6 gennaio del 2021 da parte dei suoi sostenitori, che non riconoscevano la sconfitta di Trumo nella sfida con Joe Biden. Ha vinto nettamente le primarie repubblicane, confermando la sua leadership incontrastata nelle file dell'Elefante. Le sue campagna sono da sempre caratterizzate da un approccio "America First", enfatizzando la crescita economica, la sicurezza nazionale e una politica estera più assertiva.
Prima di entrare in politica, il tycoon è apparso in vari eventi della World Wrestling Entertainment (Wwe), ed è stato anche il patron del concorso di bellezza Miss Universo dal 1996 al 2015. Ma nel corso della sua vita non sono mancati anche eventi drammatici: il fratello maggiore, Fred Trump Jr., morì a 42 anni nel 1981 a causa dell’alcolismo. La loro relazione era complicata, ma la sua perdita influenzò profondamente Trump, che ha dichiarato che questo evento lo spinse a non fare mai uso di alcol e droghe, e da anni lotta contro le dipendenze e i rischi associati.
A pesare sul tycoon anche diversi problemi con la giustizia: durante la presidenza è stato sottoposto a due procedimenti di impeachment, per abuso di potere e ostruzione al Congresso per il Kievgate. Il secondo, nel 2021, è stato relativo all'incitamento all'insurrezione per il suo ruolo negli eventi del 6 gennaio al Campidoglio. In entrambi i casi è stato assolto dal Senato. Trump ha affrontato diverse cause legali da parte di individui e organizzazioni, tra cui la famosa causa di diffamazione intentata dall’ex attrice Stormy Daniels, che sosteneva di aver avuto una relazione con Trump e ha accusato lui e il suo avvocato di aver cercato di silenziare la questione.
Nata a Oakland, in California, il 20 ottobre 1964 da madre indiana e padre giamaicano, Kamala Harris si è laureata in scienze politiche all'università di Berkeley e in giurisprudenza all'università della California. Ha iniziato la propria carriera nel 1990 da assistente procuratrice distrettuale a San Francisco prima di diventare procuratrice distrettuale della città. Nel 2010 è stata eletta procuratrice generale della California, venendo riconfermata nel 2014, diventando la prima donna afroamericana e sudasiatica a ricoprire l'incarico.
Il suo mandato viene ricordato soprattutto per il forte accento su questioni come i diritti civili, la riforma penale e la protezione dei consumatori. Nel 2016 è diventata la prima donna di origini indiane e afroamericane a rappresentare la California al Senato. Ha guadagnato attenzione per il suo lavoro su diritti civili, giustizia sociale e riforma del sistema sanitario. È sposata con Doug Emhoff, il primo "second gentleman" degli Stati Uniti, che ha due figli dal precedente matrimonio.
Nel 2020, è stata scelta come candidata vicepresidente da Joe Biden. Con la vittoria elettorale, è diventata la prima donna, la prima persona di origini afroamericane e la prima di origini indiane a ricoprire il ruolo di vicepresidente nella storia del Paese. Durante il suo mandato, Harris si è concentrata soprattutto su giustizia sociale, uguaglianza di genere, diritti Lgbtq+, riforma del sistema penale e lotta contro il cambiamento climatico. Coerentemente con la sua lunga storia come ex procuratrice, si è impegnata per riformare il sistema giudiziario per renderlo più giusto e meno punitivo, in particolare per le minoranze. Da senatrice, ha sostenuto il Justice in Policing Act, che mira a ridurre la brutalità della polizia e a promuovere la responsabilità degli agenti. Crescendo in una famiglia mista e affrontando il razzismo, Harris è stata da sempre molto sensibile ai temi dell'equità razziale. Ha lavorato per affrontare il razzismo sistemico, sia nella giustizia che in altri settori, e ha promosso politiche per migliorare le opportunità economiche e sociali per le comunità nere e latine.
Kamala, il cui nome in sanscrito significa "loto", spesso associato a bellezza e prosperità, nel 2019 ha pubblicato un libro intitolato "The Truths We Hold: An American Journey", che racconta la sua vita e la sua carriera, nonché le sue convinzioni politiche. Tra i temi trattati anche il dolore per la perdita della madre Shyamala nel 2009 per un cancro al colon. Kamala ha descritto la madre, ricercatrice medica, come la sua eroina e ha dichiarato di voler continuare la sua battaglia per giustizia sociale e l'uguaglianza. La vicepresidente, nominata nel 2017 tra le 100 persone più influenti al mondo dal Time, è anche una grande appassionata di cucina e spesso condivide ricette e consigli culinari.
Negli Usa è celebre la sua ricetta per il "mac and cheese" diventata un simbolo per i suoi sostenitori. Kamala, che ama indossare giacche dai colori vivaci, ha due cani, Cole e Goldie, che spesso compaiono nei suoi social media e hanno guadagnato una certa notorietà tra i suoi fan.
- 00:31 - Elezioni Usa, non solo America: il mondo aspetta la scelta tra Trump e Harris
Washington, 2 nov. (Adnkronos) - Il mondo non vota per il presidente degli Stati Uniti, ma dovrà vivere con le profonde conseguenze globali che l'elezione di Kamala Harris o di Donald Trump potrà avere. Conseguenze per i conflitti in corso, in Ucraina e in Medio Oriente, per alleanze chiave come la Nato, i rapporti con gli alleati europei, e per contro Paesi avversari come la Russia e competitori come la Cina. Vediamo le posizioni dei due candidati a confronto sui dossier più caldi di politica estera.
Sia Harris che Trump sono convinti che la guerra a Gaza, dopo oltre un anno, debba finire, ma hanno posizioni diverse su come questo debba avvenire. La democratica sostiene i negoziati che l'amministrazione Biden porta avanti da mesi, che prevede un ritiro delle forze israeliane dalla Striscia e un "chiaro percorso" verso la formazione dello stato palestinese, nell'ambito della soluzione dei due Stati costantemente ribadita da Joe Biden.
Durante la campagna elettorale ha anche assunto una posizione più netta rispetto all'amministrazione di sostegno alla popolazione di Gaza per le 43mila vittime, le sofferenze, la fame e la distruzione che sta vivendo. Ma non sostiene le richieste di uno stop all'invio di armi Usa ad Israele, cosa che le potrebbe creare problemi con il voto della sinistra dem e degli arabo americani.
Harris-Trump, ultimi sondaggi: tycoon in testa nei 7 Stati chiave, ma la dem recupera
Trump, invece, non si oppone alla vittoria militare di Israele a Gaza e non esclude una qualche forma di controllo o occupazione israeliana della Striscia, con il ritorno di coloni. Nella sua prima amministrazione non ha dato un sostegno attivo alla formazione dello Stato palestinese, ordinando il trasferimento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e riconoscendo il controllo israeliano del Golan, occupato dalla Siria nella guerra dei sei giorni nel 1967.
Con un conflitto ormai da un mese allargato non solo a Hezbollah ma all'intero Libano, la politica verso l'Iran dei due candidati è importante, soprattutto alla luce del rischio di un conflitto aperto con Israele, dopo i recenti lanci di missili tra i due Paesi. Harris condanna l'appoggio dell'Iran ad Hezbollah e Hamas, ma Trump rivendica di aver abbandonato l'accordo sul nucleare con Teheran, firmato nel 2015 da Barack Obama, che non faceva abbastanza per fermare le "influenze negative" dell'Iran con il sostegno dei gruppi anti-Israele nella regione. L'abbandono del trattato ha permesso all'Iran di andare avanti con l'arricchimento dell'uranio, ingrediente chiave delle armi atomiche a cui Teheran punta.
Queste elezioni potranno fare una netta differenza sul conflitto in Ucraina. Gli ucraini temono che, in caso di vittoria Trump, che non ha esitato a dire che è colpa di Volodymyr Zelensky l'invasione russa e nel dibattito di settembre non ha voluto dire se vuole la vittoria ucraina, li costringerebbe ad una pace veloce favorevole a Mosca, e per questo sperano nella vittoria di Harris e nella continuazione del sostegno militare Usa.
Trump da parte sua sin dall'inizio del conflitto, che con lui alla Casa Bianca, dice, non sarebbe mai scoppiato visto il suo rapporto con Vladimir Putin, afferma di essere in grado di chiuderlo nel giro di pochi giorni. Harris, invece, ha detto che se Trump fosse stato presidente al momento dell'invasione, "Putin ora sarebbe seduto a Kiev" e che la presunta affinità tra il tycoon e l'uomo forte di Mosca è un suo segnale di debolezza.
Trump non ha mai fornito dettagli su come intende mettere fine al conflitto, ma nei giorni scorsi il Financial Times ha scritto che il suo team lavora ad un piano per congelare la guerra, minimizzare il coinvolgimento degli Stati Uniti e trasferire sui Paesi europei gran parte dell'onere economico e la 'supervisione' del processo di pace. Questo significherebbe creare zone autonome e zone smilitarizzate su entrambi i lati del confine e senza che l'Ucraina entri nella Nato, soddisfacendo quindi richieste di Putin.
Con il quale, secondo le rivelazioni di un nuovo libro di Bob Woodward, Trump avrebbe parlato almeno sette volte da quando ha lasciato la Casa Bianca. Il Cremlino ha smentito questi contatti, ma, ad una domanda diretta, l'ex presidente ha risposto: "Non rilascio commenti in proposito, ma se avessi avuto quei colloqui, sarebbe stata una mossa intelligente"
Agli occhi degli alleati europei Harris arriva con la rassicurazione di far parte dell'amministrazione di Joe Biden che ha indirizzato la sua politica transatlantica allo slogan "America is back", l'America è tornata, dopo gli anni di Trump. Ma allo stesso tempo c'è una certa dose di incertezza su come, all'eventuale prova dei fatti, la democratica, che finora non ha preso decisioni di politica estera in proprio, si potrà muovere nello scenario geopolitico.
Sull'altro versante, gli alleati europei invece conoscono bene sulla loro pelle l'atteggiamento di Trump, gli attacchi continui all'Unione Europea - -con alcune eccezioni, come per esempio Viktor Orban, il premier sovranista ungherese vicino a Putin - e anche alla stessa Nato, tanto che alcuni esprimono apertamente il timore che una nuova presidenza Trump possa affrontare il tabù di un'uscita Usa dall'Alleanza.
Anche in uno dei suoi ultimi comizi, lunedì scorso in Pennsylvania, Trump - che è stato un grande sostenitore della Brexit - ha avuto parole ironiche verso "l'Ue, con tutti quei piccoli Paesi che si mettono insieme", minacciando di far pagare agli europei "un grande prezzo" in termini di dazi, se continueranno a "non comprare le nostre auto, i nostri prodotti agricoli, mentre vendono milioni e milioni di auto negli Usa". C'e' però da sottolineare quella che Politico definisce una "difficile verità", cioè che a prescindere da chi vinca, Trump o Harris, il 5 novembre "l'Europa ha già perso" dal momento che "l'interesse americano nel continente è andato diminuendo dalla fine della Guerra Fredda e nessuno dei due candidati potrà riportare l'era transatlantica dell'inizio degli anni novanta".
Trump e Harris hanno entrambi assunto una posizione severa nei confronti della Cina, la principale rivale nel commercio, nella difesa e nelle alleanze geopolitiche. Accusano Pechino di furto di proprietà intellettuali e di fornire in modo iniquo sussidi all'industria tech e manufatturiera a svantaggio del business americano.
Se rieletto, Trump promette di riprendere la 'guerra dei dazi' condotta contro la Cina quando era alla Casa Bianca, arrivando a tariffe fino al 60% sui prodotti cinesi. Ma al contempo, non nasconde l'ammirazione per Xi Jinping, come quella che nutre per tutti gli uomini forti e con un potere assoluto che lui, ha ammesso, vorrebbe avere anche se solo per un giorno. Il tycoon ha definito il presidente cinese "intelligente", ammirando il modo in cui governa "con il pugno di ferro": "Lui è per la Cina, io per gli Usa, ma a parte questo ci vogliamo bene".
Harris dovrebbe mantenere le restrizioni commerciali imposte da Biden, che ha mantenuto ed aumentato alcuni dei dazi di Trump, compresi quelli del 100% per i veicoli elettrici, il 50% per i pannelli solari e il 25% per le batterie Ev. Ma critica il piano di tariffe a tappetto dell'avversario, affermando che queste alla fine si traducono in un tassa sui consumatori. La democratica continuerà il rafforzamento dei legami diplomatici con i Paesi dell'Asia Pacifico per contrastare l'influenza cinese nella regione, ed ha espresso il sostegno al mantenimento dello status quo a Taiwan, uno dei punti di tensione tra Washington e Pechino. Mentre il meno prevedibile approccio alla politica estera di Trump potrebbe creare tensioni con gli alleati asiatici, senza contare che non è chiaro come intende gestire le relazioni con Taiwan. Durante la sua prima amministrazione, Washington ha aumentato la vendita di armi e la cooperazione militare con l'isola. Ma allo stesso tempo, il tycoon ha detto che Taipei dovrebbe pagare gli Usa per la protezione militare.
- 13:41 - Ucraina: Kiev, '5 morti e 68 feriti nell'ultimo giorno di guerra'
Kiev, 2 nov. (Adnkronos) - Gli attacchi russi contro l'Ucraina hanno causato la morte di cinque persone e il ferimento di altre 68 nell'arco della giornata. Lo hanno reso noto le autorità regionali. Le forze ucraine hanno abbattuto 39 dei 71 droni tipo Shahed e altri droni non identificati lanciati dalla Russia durante la notte, ha riferito l'Aeronautica Militare. I detriti dei droni abbattuti hanno danneggiato edifici residenziali e un palazzo per uffici a Kiev durante un attacco durato ore, hanno affermato le autorità locali.
Secondo quanto riferito, le forze russe hanno lanciato un missile da crociera Kh-31P contro l'Ucraina durante la notte. Due missili S-400 hanno colpito una stazione di polizia a Kharkiv , uccidendo un agente di polizia. Trentasei agenti di polizia, nove civili e un soccorritore sono rimasti feriti nell'attacco, secondo il Ministero dell'Interno. I raid hanno danneggiato 20 edifici residenziali, nonché le reti di riscaldamento e di distribuzione idrica, e 19 veicoli.
- 13:30 - Gb, Kemi Badenoch è la nuova leader dei conservatori: "Grande onore"
Londra, 2 nov. (Adnkronos) - Kemi Badenoch è la nuova leader dei conservatori nel Regno Unito. E' stata scelta con 53.806 voti, battendo Robert Jenrick che si è fermato a 41.388 preferenze. Lo riferisce la Bbc. Badenoch prende il posto di Rishi Sunak, ex inquilino di Downing Street, costretto alle dimissioni dall'ondata Labour del 4 luglio.
"E' l'onore più grande essere eletta" alla guida del "partito che mi ha dato così tanto", ha detto Badenoch, l'ex ministra del Commercio di origine nigeriana dopo l'annuncio dei risultati del complesso processo di selezione del nuovo leader Tory culminato in una corsa a due con Jenrick.
Con la sfida di rilanciare un partito che ha visto il numero dei parlamentari eletti crollare verticalmente dai 365 delle elezioni del 2019 ai 121 di quattro mesi fa, Badenoch ha detto che la forza politica deve essere onesta sul fatto che "abbiamo commesso errori".
- 12:18 - Spagna: Sanchez, '10mila forze di sicurezza nella regione di Valencia'
Madrid, 2 nov. (Adnkronos/Afp) - La Spagna schiererà altri 10.000 soldati e poliziotti nella regione orientale di Valencia, devastata da inondazioni storiche che hanno ucciso 211 persone. Lo ha reso noto il primo ministro Pedro Sanchez, mentre le speranze di trovare sopravvissuti, a più di tre giorni di distanza dal'alluvione e dalla distruzione di infrastrutture causata da torrenti di acqua fangosa, sono esigue in quello che è stato il disastro più mortale in Europa degli ultimi decenni.
Quasi tutti i decessi sono stati registrati nella regione orientale di Valencia, dove migliaia di addetti alla sicurezza e ai servizi di emergenza stanno rimuovendo detriti e fango alla ricerca dei dispersi. Sanchez ha dichiarato in un discorso televisivo un notevole incremento delle forze di sicurezza per le operazioni di soccorso.
Il governo ha accettato la richiesta del presidente della regione di Valencia di inviare altri 5.000 soldati e lo ha informato di un ulteriore dispiegamento di 5.000 agenti di polizia e guardie civili, ha affermato Sanchez. La Spagna, ha aggiunto, sta portando avanti il più grande spiegamento di personale dell'esercito e delle forze di sicurezza in tempo di pace.