marcia scalzi 675

Riflessioni. Forse i media (mass  media e social media) hanno come al solito fin troppo “stressato” un cambiamento di atteggiamento nell’opinione pubblica che magari in realtà non è così grande e soprattutto non è così solido come può essere apparso e come alcuni di noi sperano. Ma indubbiamente quello che è successo attorno a Budapest, attorno alla foto del piccolo siriano annegato, e attorno alle decisioni della Merkel e del Papa (le parrocchie rispondono?) è qualcosa di importante.

Mi dispiace che alcuni guardino con occhi sospettosi a tutto ciò che almeno per un attimo diventa “mainstream”. Dietrologie, complotti o perlomeno mistificazioni: certo c’è anche quello.

Ma come quando scoppia la guerra c’è sempre anche un elemento di irrazionalità ed emotività negativa (non c’è solo il lucido perseguimento dell’interesse) così quando “scoppia” una qualche pace (anche l’accoglienza fa parte della pace) ci sono dei buoni sentimenti, accanto a interessi economici e/o politici. La marcia cosiddetta a piedi scalzi indetta in decine di città per l’11 settembre è il contributo italiano a questo momento centro-europeo e internazionale di apertura. Si fonda su un’ipotesi ragionevole: che l’Europa- mediamente – abbia non solo la capacità ma anche la necessità di accogliere e di “sfruttare” la presenza di centinaia di migliaia di  stranieri, migranti o profughi che siano (distinzione a volte o spesso difficile e persino un po’ arbitraria). Mentre scrivo penso ai ragionamenti che ho sentito o letto spesso negli esponenti di 5 stelle: il business dell’accoglienza e delle  migrazioni, prevenire  le cause, dobbiamo smetterla di intervenire militarmente, bisogna accorciare i tempi dell’esame delle richieste. Va bene, tutti argomenti affrontabili o da affrontare, ma perché non scegliere innanzitutto e prima di tutto i diritti umani, le convenzioni internazionali? E perché aver paura dei buoni sentimenti? Rispetto alla novità della radicalità dei messaggi egualitari e solidali di Papa Francesco dove batte il cuore di 5 stelle?
Lo so che è difficile dare una risposta univoca per un movimento popolare, quindi fatto di sensibilità differenti, e non costruito su ideologie del Novecento. Ma la domanda, e qui passo a una questione tutta politica che non riguarda solo l’accoglienza a profughi e migranti, è se abbiamo o no un’alternativa politica in Italia o se chi la potrebbe incarnare si lascia imbruttire dalla diffidenza. Quella follia (a mio parere, ovviamente) di legge elettorale che è l’Italicum per lista e non per coalizione, oltre a seppellire il centrosinistra degli anni dal ’93  al  2013, apre come è noto a due soli possibili ballottaggi: quello atroce tra Renzi e Salvini (con tutto il mondo civile e laico  più il Papa contro Salvini) e quello che potrebbe essere anche interessante e costruttivo per l’Italia  tra Pd di Renzi e 5 stelle. Ma se non ci sono 5 stellini nelle marce a piedi scalzi, se non ci sono 5 stellini tra i volontari dell’accoglienza, le aree rosse e verdi che pure non si riconoscono per nulla in Renzi saranno spinte a diffidare dei  diffidenti cronici, saranno (saremo) spinte a preferire il semibuonismo un po’ ipocrita ma pur sempre buonismo del Pd rispetto a  quello che viene visto come il rischio di dare il potere a un movimento confuso che non sa neanche riconoscere i valori  della solidarietà.
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