Il test del Dna può predire malattie come il cancro e la demenza. Basta una goccia di sangue per capire già a 40 anni se si sarà uno di quegli anziani che dimostrano 20 anni di meno o se al contrario l’età biologica avanza molto più velocemente di quella anagrafica, con il suo carico di malattie. Lo hanno scoperto i ricercatori del King’s college di Londra, del Karolinsaka di Stoccolma e della Duke University, con uno studio che pur non indicando come rallentare un eventuale invecchiamento precoce può dare delle indicazioni utili su come prevenirne gli effetti. A riportarlo è l’Ansa.

Per capire quali siano i geni ‘sentinella’ dell’invecchiamento i ricercatori sono partiti dall’analisi dei marker nel sangue dell’attività di 54mila geni in una popolazione di persone sane tra 25 e 65 anni, scartando le porzioni di Dna legate alla longevità estrema o all’associazione ad alcune malattie, e concentrandosi invece sugli indicatori genericamente legati a una buona salute.

Dal confronto fra i soggetti sono stati poi isolati i 150 geni più predittivi, scoprendo ad esempio che i soggetti con un basso ‘punteggio’ nella loro attività avevano un maggior declino cognitivo, una relazione che potrebbe essere usata per sviluppare un test per il rischio di demenze molto più preciso di quelli attuali. Il pool trovato è stato poi testato in un gruppo di persone intorno ai 70 anni in Svezia, di cui è stato possibile predire esattamente il rischio di malattia e di morte nei cinque anni successivi.

Il ‘punteggio’, spiegano gli autori, non è legato al rischio di malattie riconducibili più allo stile di vita, come quelle cardiovascolari o il diabete, segno che la velocità di invecchiamento è un parametro indipendente dagli stili di vita, mentre entrambi presi insieme determinano la salute globale della persona. “Data la complessità del processo di invecchiamento finora non è mai stata trovata una via affidabile per misurare quanto bene una persona sta invecchiando rispetto a un coetaneo – spiega Jamie Timmons, uno degli autori -. Spesso si usano per gli anziani parametri fisici come la forza o l’eventuale presenza di malattie allo stadio iniziale, ma con questo metodo possiamo vedere come procede l’invecchiamento prima che appaiano questi sintomi”.

L’analisi andrà in sperimentazione in alcuni centri trapianti per stabilire se una persona teoricamente troppo anziana per poter donare gli organi è in realtà ancora ammissibile, ma potrebbe essere usata per molti altri scopi. “Potrebbe modificare il modo di fare gli screening per i tumori – spiega Timmons – perché nelle persone che invecchiano più in fretta andrebbero fatti prima. E può essere uno strumento utilissimo per predire l’insorgere delle demenze”.

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