Sembra che faccia un inchino al mare, si abbassa come per accarezzarlo e carica l’acqua. “Li vede quei due idrovolanti stanno spegnendo un incendio a Lipari. Deve essere di grandi proporzioni se la guardia forestale ha dovuto chiedere rinforzi alla terraferma”, mi fa il tassista mentre mi indica la nuvola di fumo nero provocata dai balordi che, avvicinandosi la stagione della caccia, si preparano il terreno. Ne fanno sterpaglia così i conigli non hanno dove nascondersi e ammazzarli per loro diventa facile come un tiro al bersaglio al luna park. “A Salina, invece, a quei quattro disgraziati gli abbiamo fatto perdere il vizio”, sibilla il tassista.

Salina è anche il luogo dove tre generazioni dei Barbaro si incontrano: nonni, figli e nipoti. Annamaria e Alfredo sono venuti cinquant’anni fa e per reazione istintiva d’amore per questa isola verde ammantata di piantagioni di malvasia (vedi il Festival della malvasia ), cactus e limoneti hanno dato vita a un progetto un po’ azzardato. Mentre gli isolani emigravano in cerca di fortuna in America, loro comprano il vecchio panificio in disuso dell’isola. Oggi Villa Barbaro, in parte è un B&B, in parte ospita la famiglia. All’alba e al tramonto saluto al sole con corsi di yoga con Valeria. La sera tavolate gourmet con figli, nipoti e amici ( mai meno di una quarantina) con don Alfredo a capotavola. Norberto Salza, ingegnere spaziale, modi antichi da ultimo gattopardo viscontiano, è sposato con Alessandra Barbaro. Lei di bianco vestita arrivò in Vespa anni ’50 nella chiesetta del villaggio di pescatori, incastonato a mo ‘di presepe nel cratere svuotato di Pollara. L’ingegnere legge “Il codice dell’anima” e chiosa: “Salina appaga il bisogno di famiglia e di territorio”.

Fa il pittore e il poeta. Pippo Cafarella, un “aristocratico bastardo” (sua madre d’origine nobile veneziana e suo padre di famiglia contadina di Malfa). Vive nella casa dove è nato, sgarrupata ma charmosa, in mezzo a una vegetazione selvaggia e alle sue opere d’arte, ricavate da materiali di recupero (ha esposto a Shanghai, a Taormina e in un sacco di altri posti). Mi offre prugne e mandorle del suo giardino. Prende in mano un suo libro di poesie, una a caso, quella che descrive la casa del Il Postino e incantò Troisi. A picco sul mare di Pollara, l’attore la volle a tutti i costi come casa di Pablo Neruda ne Il “Postino”. Pippo oggi ne difende la memoria e rifiuta offerte milionarie di acquisto.

Altra esempio di mecenatismo familiare lo hanno dato i Crisci, che mezzo secolo fa hanno scelto Malfa di Salina come vocazione. Rossella, stessa bellezza trasgressiva di Maria Schneider, ai tempi di “Ultimo tango a Parigi”. “E poi i colori, la luce, i sapori unici. Tanta roba, tutta strabiliante”, chiosa Rossella. Con suo padre Franco, instancabile viaggiatore, ha preso forma il Santa Isabel, albergo in calce bianca ricoperto da intere pareti di boungaville e punto di forza la terrazza spalancata sulla spiaggia di nera lava di Scario.

Antonino Marchetti era un ricco importatore di marmo, il signorotto di Malfa, detto il milionario, e si fece costruire la casa più bella. Oggi ospita l’Associazione Didime ’90 (didime è il nome greco di Salina) con Clara Rametta vicepresidente. Volontà di ferro e piglio battagliero. Ereditato dal nonno che a 13 anni, primo di 13 figli, partiva solo, soletto per Boston, apriva un negozietto di frutta e verdura e mandava i soldi alla famiglia. Clara fece sostituire nelle sue mansioni l’allora sindaco per il rilascio della concessione edilizia. A lavori cominciati il sindaco indispettito fece mettere i sigilli, da qui il nome latino “Signum”. Clara cominciò dal recupero di vecchi ruderi. Oggi, l’albergo, fra i più raffinati della Sicilia, è composto di case rurali in calce rosa pallido, in mezzo a un giardino di palme, gelsomini e fichi d’india. Dove sono di casa i fratelli Taviani, Cristina Comencini, Aurelio de Laurentis, Antonio Calabrò e Paolo Veronesi. Ha fatto la colletta per il Museo dell’Emigrazione e adesso la sta facendo per creare uno spazio multifunzionale che accolga una sala cinema ( la prima di tutte le Eolie) e laboratori con registi provenienti da ogni angolo del mondo. Giocandosi così la carta della destagionalizzazione, ossia dare “fiato” a Salina anche fuori stagione. Con questo scopo è stato appena inaugurato il “metrò del trekking”. Si sale in quota, dal mare fino a quasi mille metri, e si sfiora il cratere spento ricoperto da un boschetto di felci e castagni secolari. Spettacolare – fine terza puntata
twitter@januariapiromal

Ecco la poesia di Pippo Cafarella che descrive la casa de “Il Postino”

Cinque metri a Levante
Tre palmi a ponente
Sei passi in altezza
Un’ombra alla porta
Una luce al muro di poppa
Due buchi per un raggio bianco
tre per uno rosso
Una conchiglia
fra onde di lenzuola
per sorseggiare saliva
tre briciole sul tavolo
incollate da nero vino
un tizzone sotto i piedi
vento sulla testa
un’ancora alle ali
a prua una buganvillea
e glicine alle vele
onde ai pavimenti
schiume sui muri
Copiai da contorti rami di ullivo
e curve di donne
da lune marina sole
di magma rosso
Ombrosi lintischi
aree di assenzio salmastri
vortici a forma di vento.
Ecco il mio progetto, corruttore di leggi pagate con emozioni
Pollara 1989

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