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Riforma Senato: la sottile differenza tra ricatto e strategia

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La clinica universitaria deve sterilizzare le camere operatorie: ci sono batteri resistenti; le operazioni riescono ma i pazienti muoiono per infezioni post operatorie. Servono soldi. Prendiamoli da quelli stanziati per ampliare il padiglione di medicina generale.

Il primario insorge: non se ne parla nemmeno, è cosa ingiusta, farò tutto quello che posso per bloccarvi; e in effetti ha il potere di farlo, almeno per molti anni. Quando tutti sono spaventati: ok, non mi oppongo più; però voi fate assumere la mia amante alle Poste.

Qualcuno va in Procura e racconta i fatti. Il primario (pubblico ufficiale) è incriminato per concussione per induzione: omette di opporsi (come dovrebbe, secondo lui l’iniziativa è ingiusta) in cambio di un vantaggio personale (suo e dell’amante). Da 6 a 10 anni. Se avesse proposto di aderire all’iniziativa in cambio della promessa di provvedere all’ampliamento l’anno successivo e di assumere 5 nuovi medici, niente da ridire: è un vantaggio per l’ospedale, non personale.

Ieri Calderoli ha ricattato il Parlamento: “ho 500.000 emendamenti che bloccheranno sine die la riforma del Senato. Però, se vi adoperate per concedere la grazia a tale Monella che sta in galera per aver ammazzato un ladro che stava scappando sparandogli dal balcone, lascio perdere“. Avesse detto: “Se vi adoperate per una nuova legge che autorizzi l’uso delle armi nei confronti dei ladri” (anche di quelli che scappano), tutto bene. Ritiene che i cittadini sarebbero più sicuri; occorrono alleanze per realizzare una legge; qualcosa deve dare in cambio. Ma barattare l’interesse collettivo (la riforma del Senato, giusta o sbagliata che sia) in cambio di un interesse personale (quello di Monella e quello del suo partito) non si può: è un reato. La Procura di Roma farebbe bene a pensarci; artt. 56 e 319 quater cp.

il Fatto Quotidiano 26 agosto 2015

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