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Mercato dell’auto: che cos’ha la Slovacchia più di noi?

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93 European Motor Show

La Jaguar Land Rover aprirà il suo prossimo stabilimento a Nitra, in Slovacchia, restano delusi il Messico e la Polonia che se lo contendevano. La Slovacchia, un piccolo Stato dell’Unione europea con 5,4 milioni di abitanti, ha prodotto, nel 2012, 926.555 auto, ha la media di veicoli per cittadino più alta del mondo, 171 auto per 1000 abitanti. Per essere produttivi come gli slovacchi, gli Stati Uniti della General Motors, della Chrysler, della Ford, dovrebbero sfornare ogni anno 60 milioni di veicoli invece di 11,5.

Volkswagen, Kia, Psa: in Slovacchia ci sono tutti i grandi gruppi (la Fiat ha puntato sulla Polonia). All’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, già nel 1991, la Volkswagen ha scelto la Slovacchia come snodo produttivo nell’Est Europa. Perché Bratislava sta diventando la nuova Detroit? I salari di sicuro non bastano a spiegare tutto: dai dati dell’agenzia slovacca degli investimenti, si va dagli 880 euro al mese di un meccanico ai 1.114 di un operaio specializzato sull’impianto elettrico ai 1.374 di un ingegnere ai 2.486 di un dirigente (dati 2013, ovviamente lordi). Salari bassi, certo, ma non a livelli cinesi e indiani.

Uno studio della Banca mondiale ricostruisce come la Slovacchia sia riuscita ad attirare tanti investimenti: già nel 1997 il governo ha istituito la figura del plenipotenziario per l’auto (uno “zar”, direbbero negli Usa). Poi hanno combinato incentivi fiscali agli investimenti con una drastica semplificazione tributaria, quando sono entrati in Europa nel 2004 hanno cancellato 21 tasse diverse sul reddito d’impresa, hanno introdotto una flat tax al 19 per cento e negoziato con Bruxelles per evitare di essere accusati di aiuti di Stato. Sono riusciti a mantenere gli incentivi e hanno garantito alle imprese una forza lavoro qualificata: l’87 per cento ha almeno un’istruzione secondaria.

La domanda è: perché in Slovacchia sì e a Termini Imerese no? Com’è possibile che siamo riusciti a farci scappare “l’industria delle industrie”? Era davvero così difficile usare molte di quelle ricette nel nostro Sud?

Il Fatto Quotidiano, 19 Agosto 2015

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