Antonio, non hai la pancia, sotto la maglia hai nascosto un cuscino…”. “Preside’, no. E’ proprio il mio pancione…”. “Anto’, vedrai che Conte ti chiamerà”. “Preside’, sì mi chiamerà. Al telefono…”. Scampoli di commedia dell’arte, fescennini e calembour. La conferenza stampa di Antonio Cassano, presente Massimo Ferrero, numero uno della Sampdoria, si trasforma in una vaudeville. Con i due a scambiarsi battute e amabili prese in giro e i giornalisti che tentano di ricondurre la vicenda sui binari calcistici. Una parola. Ferrero è il solito vulcanico personaggio (“Vulcanico lo state adoperando troppo. Non mi piace”). Cassano è Cassano, ossia l’attor non più giovine di età ma di spirito sì, eccome, nei panni dell’eterno se stesso.

Pane al pane e peggio per chi proverà a fargliela pagare per le intemperanze passate. Ossia l’omerica litigata col presidente Riccardo Garrone che segnò la fine della pax cassaniana alla Sampdoria. “Ma qui non ci sono debiti”, mette le mani avanti Ferrero. “Antonio è un talento e i talenti a volte sbagliano, ma senza cattiveria. L’uomo è molto sano e ci farà divertire”. Il maturo testaccino, astuto e rotto ad ogni insidia del mondo, e l’ex monello di Bari vecchia, in fondo sono fatti per intendersi. Stessa lucida follia, stessa bruciante passione. La vita loro non la vivono. La bruciano. E pazienza se talvolta, a forza di maneggiare pietre incandescenti, si arrostiscono pure i gomiti…

Antonio non è cambiato. “Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto, cagate comprese. Soltanto una cosa non rifarei, quella lite col presidente Garrone, quel giorno mi è scesa la tapparella e ho fatto una enorme scemenza. Mi spiace tornare a Genova e non ritrovare il presidente. Spero che lui, lassù, mi stia sentendo. Io gli ho voluto tanto bene. A 25 anni fai certe cose, a 33 con moglie e due figli mi sento più equilibrato. Dentro sono rimasto lo stesso di sempre”. Appunto. Dobbiamo aspettarci altre cassanate? “Cassanate! Questa parola è brutta l’avete inventata voi giornalisti>, s’intromette Ferrero. Antonio riprende il pallino: “Se decido di fare il matto, lo dico prima al presidente, vuoto il sacco e poi saluto tutti e me ne vado”. Cassano il 12 luglio scorso ha compiuto gli anni di Cristo in Croce, ma ha sempre una santabarbara nello zaino. “Molti di voi hanno scritto che io ho parlato con Balotelli per convincerlo a venir a giocare nella Sampdoria. E’ una balla. Io rispetto i miei compagni, Eder e Muriel sono attaccanti di grande valore e se arrivasse Mario magari uno dei due dovrebbe fargli posto. Queste cose mi danno fastidio e mi fanno girare le scatole”.

E via con l’elenco degli sgarbi subìti: “Un giornale ha pubblicato il mio contratto con la Sampdoria. Mai vista una cosa simile. Un altro mi ha mandato il fotografo in casa, violando la mia privacy familiare. Un terzo ha pubblicato la storia di Balotelli. Io voglio solo fare il calciatore ed essere giudicato per quello che farò in campo. Lasciatemi tranquillo e lo dico anche alle tv che fomentano i tifosi. Se siete dell’altra sponda (genoana, ndr) sono fatti vostri ma lasciate in pace me e la Sampdoria”. L’obiettivo dell’ultima intemerata è il collega di una tv locale. “Sono quattro anni e mezzo che mi ‘inquadri’ – gli dice a brutto muso – Adesso lasciami in pace e scrivi di Cassano calciatore”.

Sipario. O quasi. Cassano ha ancora qualche chilo di munizioni da sparare. “Ho tentato in tutte le sessioni di mercato di tornare alla Sampdoria. Ma c’era sempre qualcosa che non andava. L’allenatore. Il presidente. La squadra… Zenga? E’ stato corretto, mi ha chiamato e ha parlato chiaro, cosa che io apprezzo sempre. Mi ha spiegato che non facevo parte del suo progetto di gioco. Le cose però sono cambiate, si è liberato un posto in attacco (Okaka, ceduto all’Anderlecht, ndr) e quindi eccomi qua”. Riecco Ferrero al proscenio: “E’ felice anche Zenga, che non aveva mai detto: ‘No, Cassano non lo voglio'”. E l’eliminazione dall’Europa League con figuraccia contro i Carneadi del Vojvodina? “Capita di sbagliare una partita. Purtroppo è capitato alla prima stagionale. Ma ci resta il campionato. Per come sono fatto io, dovremo provare a battere il Carpi, domenica sera a Marassi (sulla nuova pelouse, ndr) ma anche la Juventus“.

Cassano è finalmente felice? “Altroché. La Sampdoria è la squadra del mio cuore, poi vengono Inter e Parma verso il quale provo rammarico per come sono finite le cose. Saprà tirarsi su e tornare in Serie A. Come mi sento? Con la testa sono già al cento per cento. Le gambe no, ho tre-quattro chili da smaltire. Se Zenga me lo chiede posso giocare: due minuti, dieci minuti, quaranta minuti. Quello che serve alla squadra. So che la gente e la stampa si aspettano di rivedere il Cassano dell’altra volta e ce la metterò tutta per dimostrare che posso tornare quello che con Pazzini e gli altri portò la Sampdoria al quarto posto. E valorizzare i tanti giovani di talento che abbiamo in organico. Soriano? Io non faccio il direttore sportivo, chiedete a Carlo (Osti, ndr) e ad Antonio (Romei, ndr). Io sono calciatore. Se poi volete sapere se Soriano è bravo vi dico che sì, è bravissimo”. Cassano simbolo della Sampdoria di Ferrero? “Ma quale simbolo. Sono un calciatore importante e stop. Il simbolo è Palombo che sta qui da 15 anni… A proposito, questa Sampdoria per me è ancora più forte di quella di Delneri. E se il presidente farà ancora qualche sforzo…”. Il presidente ammicca, fa una smorfia, e risponde all’inevitabile domanda su Soriano, sul binario di partenza, destinazione Milan. “Soriano è un giocatore della Sa-mp-do-ria. Punto”. Punto e a capo. L’affare è pressoché concluso. La clausola di svincolo da dieci milioni lo inchioda alla cessione. Per fortuna c’è Cassano a consolare i tifosi. Ferrero farà un film su di lui? “Ancora? Un vostro collega si era inventato che avrei fatto un film su Eto’o. Con Morgan Freeman protagonista. Ma quando mai? Freeman c’ha settant’anni!”. E poi Ferrero dove lo trova un altro come Cassano?

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