Un barcone con a bordo circa 600 migranti si è capovolto mercoledì 5 agosto al largo della Libia. L’incidente è avvenuto quando dall’imbarcazione hanno visto i soccorsi arrivare nella zona. Sono stati salvati 381 migranti, tra cui almeno 55 donne e 26 bambini provenienti da Siria, Bangladesh e Paesi dell’area sub sahariana, ma sono stati recuperati 25 cadaveri. La centrale operativa della Guardia Costiera, che coordina i soccorsi, ha dirottato in zona diverse imbarcazioni. L’ennesimo naufragio è avvenuto circa 20 miglia a nord della Libia e sono tuttora presenti  in zona diverse imbarcazioni per cercare di salvare il maggior numero di persone. (Foto Medici Senza Frontiere).

L’edizione online del Times of Malta scrive che tra i migranti potrebbero essere centinaia i morti, spiegando come “molte persone siano in acqua, con almeno quattro navi che stanno prestando i soccorsi agli oltre 700 migranti coinvolti”. Secondo il quotidiano maltese “questo potrebbe essere il più grave incidente nel Mediterraneo dopo quello dello scorso aprile, che vide perire circa 850 persone”. A seguito di una prima ricostruzione il ribaltamento dell’imbarcazione “è avvenuto a 22 miglia a nord da Zuwarah, città che si trova nella costa nord della Libia”. “La squadra a bordo di Dignity 1 ha confermato che tragicamente ci sono molti morti, ma ancora non ci sono numeri per il momento”, si legge in un tweet di Medici senza Frontiere la cui nave soccorso Dignity one si trova nell’area del naufragio.

“È stata una vista orribile, persone che si aggrappavano disperate ai giubbetti di salvataggio, alle barche, a qualunque cosa trovavano per cercare di salvarsi la vita, in mezzo alle persone che stavano annegando o a chi era già morto” racconta Juan Matías, coordinatore di Msf a bordo della Dignity 1. “Il fatto che siamo stati chiamati prima per assistere questa barca e subito dopo per un altro salvataggio, dimostra la grave carenza di risorse disponibili per operazioni di soccorso nel Mediterraneo“.

L’allarme era arrivato alla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma nella tarda mattinata da Catania, che a sua volta aveva ricevuto una segnalazione con una chiamata satellitare nella quale si sosteneva che un motopeschereccio in ferro, con a bordo diverse centinaia di persone, era in difficoltà. Nella zona sono state immediatamente dirottate dalla Guardia Costiera la Dignity One e la Le Niamh, una nave della Marina militare irlandese.

Quest’ultima è stata la prima ad arrivare e, a circa un miglio di distanza dal peschereccio, ha calato due rescue boat per andare a soccorrere i migranti. A quel punto dalla nave irlandese hanno visto il barcone capovolgersi: l’ipotesi più probabile è che i migranti si siano spostati tutti nella direzione delle barche di soccorso, provocando così il ribaltamento. Per Juan Matias di Msf questa è l’ennesima tragedia che conferma come non sia sufficiente lo sforzo che si sta facendo nel canale di Sicilia.

“Il fatto che noi fossimo stati chiamati per primi per assistere questa barca – afferma il coordinatore – e poco dopo siamo stati mandati verso un’altra imbarcazione, mette in evidenza le serie mancanze di risorse disponibili per le operazioni di soccorso”. Secondo i dati di Medici senza Frontiere, prima della tragedia di mercoledì 5 agosto, 1.941 persone hanno già perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Msf ha avviato la propria azione di ricerca e soccorso in mare a partire da maggio e finora ha soccorso più di 10.000 migranti. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente di Medici senza Frontiere  Loris De Filippi che, in un comunicato stampa, ha detto: “Oggi in mare abbiamo vissuto da vicino un nuovo, grandissimo dolore. L’unica soluzione per porre fine a lutti e sofferenze in mare è aprire vie legali e sicure per consentire a queste persone, costrette a fuggire da guerre e povertà, di trovare sicurezza senza rischiare la vita”

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