Immobili da centinaia di metri quadrati affittati al prezzo di un monolocale di periferia, magazzini enormi con canoni di locazione più simili a quelli di un garage, stabili che ospitano interi hotel al costo di tre appartamenti. È una vera e propria Affittopoli quella che va in scena a Catania, dove il comune cede da anni i suoi immobili e terreni a canoni di locazione che definire stracciati è un eufemismo. Un elenco del comune che contiene 74 casi in cui figurano lotti da migliaia di metri quadrati, ceduti in locazione con contratti pluriennali in cambio di cifre irrisorie rispetto all’estensione.

Si comincia con  i cinquecento metri quadrati in viale Vittorio Emanuele da Borbida affittati dalla clinica Humanitas nell’ottobre del 2012, quando il comune di Catania era ancora guidato dal Pdl e dal sindaco Raffaele Stancanelli.  Un contratto fino al 2018 e un affitto da 4.600 euro all’anno, circa 383 euro al mese, in pratica come la pigione pagata per un monolocale. “Il lotto affittato ad Humanitas è un terreno incolto, nei pressi della sede della clinica: in generale però il resto degli immobili sono affittati con contratti stipulati dalla vecchia amministrazione. La nostra intenzione è ridiscutere i canoni di affitto al rialzo, quando scadranno”, fanno sapere dall’ufficio stampa del comune di Catania. In effetti tutti i contratti di locazione sono stati stipulati negli anni precedenti al 2013, e cioè prima che alla guida della città dell’elefantino tornasse il sindaco Enzo Bianco, dopo 15 anni di strapotere del centrodestra.

Il polo oncologico Humanitas, intanto, era finito agli onori della cronaca pochi giorni dopo aver stipulato quel contratto d’affitto, durante la campagna elettorale per le regionali del 2012: è dalla sua sede, infatti, che partono telefonate indirizzate ai malati di tumore, con l’invito a votare Luca Sammartino, candidato dell’Udc (oggi è nel Pd), e figlio di Annunziata Sciacca, direttore sanitario della clinica. In seguito Humanitas sarà al centro di un caso esploso al governo regionale, quando la giunta di Rosario Crocetta finisce sotto attacco per una delibera che aumenta i posti letto al centro oncologico.  Quello di Humanitas è, però, solo uno delle decine di casi dell’Affittopoli catanese.

La catena di hotel Nh, per esempio, affitta 15.312 metri quadrati in viale Kennedy, sul lungomare della Playa: un contratto trentennale (iniziato nel 2001 scadrà nel 2031), per 63.544 euro all’anno, ovvero circa 5.200 euro al mese per una lussuosa catena alberghiera. Basta fare una rapida ricerca sui siti specializzati in valutazioni immobiliari, per vedere come in quella zona di Catania gli affitti medi si aggirino sui 3,26 euro al mese ogni metro quadrato: nel caso dell’immobile di viale Kennedy, il prezzo giusto sarebbe 48 mila euro al mese, quasi nove volte rispetto a quello pagato da Nh hotel. Sempre alla Playa la Ymca tour paga 10.305 euro per ben 2.955 metri quadrati.

Economico anche il trattamento riservato alla farmacia Di Salvo di via Felice Fontana: 3.165 euro per 50 metri, un canone da 250 euro, davvero irrisorio se comparato agli incassi medi di una farmacia. La lista degli affitti continua con l’Eni: ben 1.192 metri quadrati tra viale Ruggero di Lauria e via Alcide de Gasperi. Costo della maxi locazione? 26.500 euro all’anno, e cioè 2,200 euro ogni trenta giorni, quando in quella zona – secondo il portale specializzato borsinoimmobiliare.it – i magazzini dovrebbero essere affittati a 4,19 euro al mese ogni metro quadrato, e nel caso dell’Eni si tratterebbe quindi di 4.994 euro, più del doppio rispetto a quanto paga adesso l’azienda del cane a sei zampe. Che non è l’unica società petrolifera che beneficia di ottimi trattamenti dal comune etneo. L’Erg, infatti, paga 11.420 euro l’anno per 1.843 metri quadrati presi in affitto sulla tangenziale: circa un terzo rispetto ai 30 mila euro del reale valore di quella locazione.

Affitti vantaggiosissimi anche per le società di autotrasporti: la Gmc Internacional Trasporti, per esempio, spende 7.975 euro l’anno, e cioè 664 euro al mese, per tremila metri quadrati nella zona industriale Pantano. Spende 1.128 euro, invece, la Sila Immobiliare, per un 1.474 metri quadrati in via san Giuseppe La Rena: il prezzo congruo per uno spazio simile sarebbe di almeno 4mila euro al mese.

Molto diffusi anche gli accordi stipulati dal comune con autorivenditori. È scaduto da pochissimo il contratto della Craivan spa, che vendeva soprattutto mezzi della Jeep e della Chrysler nel suo mega spazio da 3.120 metri quadrati di via Messina: tra il 2009 e il 31 maggio del 2015 ha pagato d’affitto appena 1.637 euro al mese, e cioè cinquantadue centesimi a metro quadrato, quando il valore esatto è calcolato in 3,73 euro. Quasi lo stesso sconto ottenuto dalla Locauto, che per 2.032 metri quadrati in via Sebastiano Catania, paga 7.247, 3 euro all’anno.

“Speriamo che la nuova giunta interrompa questo trend: Catania negli ultimi anni è stata terra di saccheggio. Noi vorremmo che partisse anche un’azione di monitoraggio dei beni del comune, non solo quelli dati in locazione, ma anche quelli affittati”, commentano dall’associazione catanese Tavolo delle Imprese. Perché se da una parte il comune etneo cede i suoi immobili ai privati a prezzi stracciati, dall’altra è costretto ad affittare altri spazi: che però paga profumatamente. Succede per esempio con un immobile in via Manzoni, che – secondo il giornale locale Meridionews  – versa in condizioni fatiscenti, e che il comune ha affittato per sei anni a 80mila euro l’anno: il totale fa 480mila euro, per un locale che ne vale meno della metà. Come dire che il comune di Catania non solo è un ottimo ed economico padrone di casa, ma è anche un inquilino puntualissimo: a guadagnarci sono sempre i privati che hanno la fortuna di fare affari con l’amministrazione etnea.

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