Licenziati e poi tutti riassunti nel giro di pochi mesi. In modo da beneficiare degli incentivi della legge di stabilità. Uno scenario già visto tra Piacenza e Reggio Emilia ed etichettato dai sindacati come esempio di “furbetti del Jobs act”. E che ora, denuncia la Filt Cgil, si ripete a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, e in altri impianti del nord Italia. “Forse il presidente del Consiglio Matteo Renzi non lo sa, – si legge in un comunicato sindacale – ma il suo bonus alle aziende se ne va in assunzioni di occupati, fatti “disoccupare” e poi riassunti: ma dalla statistica poi arriveranno dati esaltanti per l’occupazione e… per il governo”.

Teatro della vicenda sono gli stabilimenti di un’azienda bresciana, la Sirap Gema, che produce  contenitori per alimenti e materiali isolanti in polistirolo e che il sindacato precisa non essere “direttamente coinvolta” nella querelle. Fin dal 2011, la società aveva affidato la gestione del magazzino a una cooperativa, la Soluzioni Coop di Pavia, che dava lavoro a 59 persone, nove nello stabilimento di San Vito e cinquanta negli altri impianti Sirap, tra Mantova, Arezzo e Brescia. I problemi sono cominciati ad aprile del 2015: la Soluzioni Coop, dichiarando difficoltà economiche, ha aperto le procedure di licenziamento per tutti i lavoratori.

A questo punto, è entrata in scena una nuova cooperativa, la Mag Solution. Nuova in tutti i sensi: la società è stata costituita il 15 maggio 2015. E le è stato subito affidato l’appalto in precedenza gestito da Soluzioni Coop. Pochi giorni dopo, le due aziende e i sindacati hanno firmato due accordi, sancendo il licenziamento di tutti i lavoratori dalla prima cooperativa e la riassunzione nella seconda. Ma attenzione. L’intesa prevede che ai lavoratori spetti un contratto a tempo determinato della durata di sei mesi, giustificato con la “necessità della cooperativa di valutare le compatibilità economiche dell’ingresso nella gestione dell’appalto”. Una volta terminato questo periodo definito di “sperimentazione”, la società si impegna, “fatte salve condizioni economiche e non prevedibili, alla massima stabilizzazione possibile dei lavoratori”.

E in questa operazione, denuncia la Filt Cgil di Pordenone, si nasconde il trucco dei “furbetti del Jobs act“. Dal 1 dicembre, infatti, i dipendenti di Mag Solution potranno essere assunti a tempo indeterminato per continuare il lavoro che hanno sempre fatto, semplicemente con un cambio di appalto. Intanto, però, la società potrà beneficiare dell’esonero contributivo previsto dalla legge di Stabilità, che nel caso specifico equivale a circa 1,5 milioni di euro. I sei mesi di “purgatorio” come contratto a termine sono una condizione prevista dalla manovra per accedere agli incentivi. Questa legge, secondo un comunicato sindacale, “sembra essere più un finanziamento occulto alle aziende che un vero incentivo alle assunzioni, assumendo il solito aspetto dopante che non servirà a sollevare le sorti dell’economia e nemmeno dell’occupazione”.

Così la Filt Cgil friulana ha segnalato l’anomalia all’Inps di Pordenone, alla Direzione provinciale del lavoro e a Unindustria. E ha proceduto alla disdetta dell’accordo, dissociandosi anche dall’operato dei sindacati degli altri territori. La richiesta era l’applicazione, fin da subito, del contratto a tempo indeterminato. “Non ho mai visto utilizzare un contratto a termine per un appalto – sostiene Claudio Petovello, segretario Filt Cgil Pordenone – Una volta finito l’appalto, una società può licenziare i dipendenti senza incorrere in sanzioni. Il tempo determinato non ha senso, se non per avere accesso agli incentivi. Non potevamo firmare, quei 1,5 milioni sono soldi rubati ai cittadini italiani”. Ad alimentare i sospetti del sindacato, anche la recentissima costituzione della società, nata solo due settimane prima di ottenere la commessa. Inoltre la sigla sindacale ha impugnato i licenziamenti attuati da Soluzioni Coop, ritenendoli contrari alla normativa relativa alle cooperative.

Ma oltre il danno, è arrivata anche la beffa. In seguito alla disdetta dell’accordo, riferisce la Filt Cgil locale, l’azienda ha deciso di non assumere i nove lavoratori operanti nello stabilimento friulano. “Un messaggio chiaro, in linea con i tempi, – afferma un comunicato sindacale – in cui il ricatto occupazionale “consiglia” silenzio e accettazione senza se e senza ma delle condizioni imposte dal datore di lavoro o dalla cooperativa di turno”.

Insomma, una situazione ad alta tensione che promette di non finire qui. E dire che il ministero del Lavoro è a conoscenza di casi simili e ha già annunciato controlli in questo senso. In una circolare di giugno, il dicastero di Giuliano Poletti ha fornito indicazione alle sedi territoriali di effettuare ispezioni per contrastare “comportamenti elusivi, volti alla precostituzione artificiosa delle condizioni per poter godere del beneficio” previsto dalla legge di Stabilità. Lo schema descritto dalla circolare non sembra molto diverso da quello attuato a San Vito: disdetta dell’appalto, prosecuzione dell’attività con contratto a termine di sei mesi, riassunzione dei lavoratori da parte di una società terza, a volte costituita appositamente. Ora non resta che aspettare di vedere in azione i controlli annunciati.

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