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‘Gli italiani hanno sempre ragione’ di Frizzi: a sorpresa, piace ai laureati

‘Gli italiani hanno sempre ragione’ di Frizzi: a sorpresa, piace ai laureati
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Gli Italiani hanno sempre ragione è una idea carina tirata per le lunghe (due ore e quaranta minuti) che avrebbe meglio retto la misura di una sola ora, che non per nulla è quella pensata dagli inventori –inglesi- del format dal titolo Don’t ask me, ask britain! (trasmesso da Sky UK). Dopo Rai Uno in estate anche la tv del Dubai, dall’autunno, trasmetterà una versione araba che, scommetteremmo, non supererà i 60 minuti.

Il format originale prevede che tre coppie di concorrenti indovinino fra scelte multiple quella preferita dai connazionali previamente sondati. Ad esempio: qual è il maschio meno attraente: il calvo, il basso, il grasso o il peloso? (Quello messo peggio, parola di sondaggio, è il peloso). Al pubblico viene facile entrare in gioco perché sono questioni su cui un’idea ce l’abbiamo tutti.
Ma da noi per allungare il brodo al posto dei concorrenti “normali” sono stati introdotti i VIP. E siccome così si guadagnava in “toh, chi si vede!” , ma si perdeva in rispecchiamento dello spettatore – sono stati anche predisposti gruppi di ascolto periferici, come le signore del burraco, nonché le sei famiglie, una delle quali avrà l’occasione di afferrare, il premio finale: un viaggio da sogno (forse con tanto di product placement).

L’ascolto è prevalentemente femminile, e sembra in calo, dal 15,45% della prima puntata al 14,16% della terza, ma scrutando dentro il dato complessivo, si notano un paio di interessanti discontinuità. La prima è che le signore più anziane, dopo un iniziale mobilitazione col 23% di share della prima puntata, forse dovuta alla presenza di un Frizzi talmente levigato da rasentare la surrealtà, calano progressivamente di entusiasmo e si restringono al 23% del terzo appuntamento. Insomma, con le nonne la gara a indovinare come la pensano gli altri non funziona, forse perché non gliene importa granché. La seconda discontinuità, di segno opposto, è quella delle ragazze fra i 15 e i 24 anni, in pratica le nipoti delle precedenti, che, dopo un diffidente 16% concesso alla prima puntata, cominciano a pigliarci gusto fino a raggiungere il 22% della terza. Come se il format, con il suo frugare tra le classiche domande da spiaggia, sulle preferenze, su ciò che piace e cosa no, fosse per loro particolarmente apprezzabile, quasi un coaching in struttura di game. A suffragare l’ipotesi sta il dato sull’istruzione: gli spettatori con la sola licenza elementare, generalmente proprio i più anziani e in maggioranza donne (tanto per ricordarci le condizioni dell’Italia che fu) sono andati progressivamente disamorandosi del giochetto statistico; gli spettatori con la laurea invece sono cresciuti. Per Rai Uno, una specie di riposizionamento strategico. Resta da capire se solo estivo e se frutto di volontà, caso o caos.

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