C’è Italianieuropei di Massimo D’Alema, ma anche l’Aspen Institute della strana coppia Giulio Tremonti-Giuliano Amato e la Open che sostiene le attività politiche del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ci sono pure la Nuova Italia di Gianni Alemanno e l’Alcide De Gasperi di Angelino Alfano. Non potevano mancare nemmeno UniVerde di Alfonso Pecoraro Scanio, la Free Foundation di Renato Brunetta, il Centro per un futuro sostenibile di Francesco Rutelli e la Fondazione Basso di Stefano Rodotà. Da destra a sinistra, passando per il centro e la società civile, c’è perfino un caso di dualismo coniugale: quello tra Franco Bassanini, riferimento di Astrid, e la moglie Linda Lanzillotta, punta di diamante di Glocus. E sono solo alcuni dei 65 think tank politici (vedi tabella in basso) elencati nel primo censimento realizzato dall’associazione Openpolis dal titolo “Cogito ergo sum” e che porta alla luce tutte le creature politiche associate ai più vari vip della politica italiana: da Fausto Bertinotti a Claudio Scajola, da Mara Carfagna a Pippo Civati, da Roberto Formigoni ad Altero Mateoli, per non trascurare Ignazio Marino, Luciano Violante, Luigi Zanda, Gaetano Quagliariello, Pier Luigi Bersani o Mariastella Gelmini. Uno studio dettagliato che analizza, oltre alla composizione e all’orientamento, anche le connessioni e la rete di rapporti tra i vari pensatoi italiani. Costituiti nella maggior parte in fondazioni (48) e per il resto in associazioni (17) dislocate in 9 diverse regioni (40, quasi i due terzi, sono nel Lazio) e fondate in oltre la metà dei casi (33 su 55, il 50,77%) nel periodo compreso tra il 2000 e il 2009, annoverano in tutto 1.809 componenti, tra i quali 557 politici, 554 esponenti del mondo accademico, 170 manager o imprenditori (tra i quali spicca Carlo De Benedetti con l’omonima creatura), 59 dirigenti pubblici e 57 giornalisti. Sono ben 374, inoltre, i nomi che ricorrono in più di un think tank.

GEOGRAFIA POLITICA Insomma, una geografia vasta e variegata. Ricostruita, spiega il dossier di Openpolis, partendo dal «tipo di attività svolta» e dalla «composizione del management» che hanno permesso di fotografare «l’orientamento politico di queste strutture». In particolare, il 30,77% dei pensatoi è di centrosinistra (ad esempio Italianieuropei, Astrid, Ecodem e Libertà e giustizia), il 24,62% di centrodestra (come Fare Futuro, Free Foundation, Magna Carta e Alcide De Gasperi), il 13,85% di centro (tra le altre Foedus, Glocus, Italia Futura e Fondazione Ugo La Malfa), percentuale analoga a quella dei think tank bipartisan («tenuti assieme non tanto da una ideologia politica condivisa, ma da una comune battaglia specifica o interesse reciproco»), il 10,77% di sinistra (tra le quali UniVerde, DemA, Led e Cercare Ancora) e il 6,15% di destra (come Nuova Italia, Fondazione Tatarella e Italia protagonista). Tra queste, alcune realtà risaltano per un numero particolarmente elevato di connessioni. In particolare Italianieuropei, Astrid, Fondazione Italia Usa e Aspen. Queste quattro strutture, con le loro reti di relazioni e i propri componenti, entrano in contatto con l’80% dei 43 think tank che risultano avere collegamenti esterni.

POLTRONE IN COMUNE Nonostante si tratti di fondazioni e associazioni finalizzate, nella gran parte dei casi, alla ricerca e alla condivisione delle idee, non sono gli esponenti del mondo accademico a costituire la fetta più grossa dei loro aderenti. Per 1.541 dei 1.809 componenti rintracciati, Openpolis ha ricostruito le rispettive professioni. Il 36,15% viene dalla politica, il 35,95% dal mondo della ricerca. Il 66% dei think tank, inoltre, ha almeno un membro in un altro pensatoio. Italianieuropei è il think tank con più rappresentanti in altri organismi (33), e la Fondazione Italia Usa è quella con più connessioni con altre organizzazioni (18). Prendendo l’elenco completo dei membri, Openpolis ha rintracciato i nomi più ricorrenti nei board dei vari think tank. In totale sono 20 le persone con incarichi di rilievo in almeno 3 dei 65 pensatoi analizzati. In particolare, 6 risultano presenti con legami di vario tipo in quattro diversi think tank: l’ex consigliere del Cda Rai Angelo Maria Petroni (ResPublica, Fondazione Italia Usa, Aspen, Italia decide), l’ex presidente di Legambiente e deputato del Pd Ermete Realacci (Fondazione Open, Symbola, Ecodem, Centro per un futuro sostenibile), l’ex ministro Franco Bassanini (Fondazione per scienze religiose Giovanni XXIII, Astrid, Italianieuropei, Fondazione Italia Usa), l’ex ministro Lorenzo Ornaghi (Costruiamo il futuro, ResPublica, Fondazione De Gasperi, Aspen), l’ex viceministrodegli Esteri  Marta Dassù (Human Foundation, Fondazione Italia Usa, Aspen, Italianieuropei) e Stefano Rodotà (Fondazione critica liberale, Fondazione Rosselli, Astrid, Fondazione Basso).

POCA TRASPARENZA Visto il crescente ruolo politico dei think tank, qual è il loro peso e la loro consistenza economica? Openpolis si è posta la domanda. Ma il tentativo di dare una risposta «è risultato particolarmente complesso a causa dei pochi elementi di bilancio rintracciabili sui siti internet dei diversi pensatoi». Non trattandosi di soggetti pubblici, osserva il dossier, la scelta di non pubblicare introiti ed elenco dei finanziatori è legittima. Ciò non toglie, tuttavia, che si tratti di strutture «molto vicine alla realtà politica del nostro paese». E ragioni di opportunità imporrebbero una maggiore trasparenza. Stando, però, ai risultati della ricerca di Openpolis si contano sulle dita di una mano quelli che pubblicano il bilancio sul proprio sito internet: «Solo 5 organizzazioni hanno pubblicato una forma più o meno aggiornata del proprio bilancio». Mentre solamente due think tank (Symbola e Human Foundation) hanno «dati aggiornati al 2014 del proprio budget».

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