Oltre trecento milioni di danni suddivisi in 31 convenuti tra ex dirigenti, amministratori e sindaci revisori per sette anni di gestione della Cassa di Risparmio di Ferrara. I commissari straordinari di Bankitalia – che già aveva inflitto inflitto sanzioni per oltre un milione e 71mila euro nei confronti dei componenti dell’ex cda ed egli ex revisori dei conti – presentano il conto in vista del termine del loro mandato.

Quella raccontata nell’atto di citazione è la storia recente, e la più drammatica, dei quasi due secoli di storia del principale istituto di credito ferrarese. Quella che va dal 2007 al 2013 sotto i cda guidati dal cavaliere di Gran Croce Alfredo Santini prima e da Sergio Lenzi poi, sfociata nel commissariamento di Palazzo Koch e sulla quale sta indagando per diversi profili anche la procura estense. E che a livello civile presenta tappe ben determinate. A partire dalla disastrosa missione in terra milanese di Vegagest, controllata di Carife, che lasciò nei fondi immobiliari Aster e Calatrava qualcosa come 174 milioni di euro.

A questa operazione si deve anche il danno a cascata derivato dalla richiesta di un fido da 15 milioni alla Cassa di Risparmio di Cesena, nel 2009, garantito attraverso una fidejussione da 12 milioni proprio da Carife, costretta poi a saldare la cifra in seguito a un decreto di ingiunzione. Viene poi lo sciagurato caso di Commercio & Finanza, la società napoletana di consulenza che dal momento del suo ingresso nel Gruppo Carife ha causato perdite per ben 95 milioni di euro.

Il pallottoliere dei commissari continua con una serie di errori gestionali che avrebbero portato a sopravvalutare le possibilità di recuperare i crediti più problematici, rendendo assai incerta e fragile la situazione patrimoniale messa a bilancio dalla banca. Non manca una tirata d’orecchie, per usare un eufemismo, a chi decise il benservito per l’ex direttore generale Gennaro Murolo (assolto in appello dall’imputazione di truffa aggravata ai danni di Carife proprio per la vicenda Vegagest e contro il quale l’istituto ha già in atto una causa civile): un congedo dorato da 1,23 milioni di euro. Soldi per i quali, secondo i commissari, l’ex dg non avrebbe dovuto vantare alcun diritto.

Di questi fatti è chiamato a rispondere il gotha bancario non solo locale che ha attraversato i lussuosi corridoi di Corso Giovecca. Davanti al tribunale delle imprese di Bologna, il prossimo 15 ottobre, sono chiamate a comparire come convenuti trenta persone, oltre alla società di revisione Deloitte & Touche. Il ‘petitum’ si aggira attorno ai 100 milioni di danni complessivi (tanti sono secondo i commissari quelli, secondo una stima prudenziale, più accertabili e suscettibili di un effettivo risarcimento).

I nomi più noti sono quelli degli ex presidenti Santini e Lenzi, dell’attuale presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi, del presidente provinciale di Confartigianato Giuseppe Vancini, della presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Emilia-Romagna Simonetta Monica Talmelli, dell’ex presidente di Unindustria Ferrara Riccardo Fava, del presidente della Camera di Commercio estense Paolo Govoni, del re delle ceramiche Ennio Manuzzi e degli ex dg Giuseppe Grassano e Daniele Forin.

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