Addio al massimo ribasso, maggiori verifiche sul curriculum delle aziende, e garanzie sul riassorbimento di manodopera per la tutela dei lavoratori. Dopo le inchieste di Mafia capitale e di Aemilia, che ha aperto uno squarcio sulla presenza della criminalità organizzata in Emilia Romagna, il Comune di Bologna cambia la strategia sugli appalti e si dota di un nuovo protocollo triennale, frutto di un’intesa con sindacati e associazioni di categoria. L’obiettivo dell’amministrazione è quello di “contrastare i rischi di infiltrazioni mafiose e di corruzione”, ma anche accelerare i tempi, assicurare servizi, lavori e forniture di qualità, evitare meccanismi di concorrenza sleale e il ricorso al lavoro irregolare. Una svolta accolta tra gli applausi della Cgil, secondo cui l’accordo può anche “neutralizzare gli effetti del Jobs act”.

Firmato da tutti i soggetti coinvolti (Comune, Cgil, Cisl, Uil, Unindustria, Alleanza delle cooperative, Cna, Ance e Confartigianato) il protocollo entrerà in vigore dal 1 gennaio del 2016, prendendo il posto del precedente siglato nel 2005, quando a Palazzo d’Accursio sedeva Sergio Cofferati. Quattro i punti chiave su cui si poggia l’intesa: legalità, trasparenza e lotta alla corruzione; tutela del lavoro e dell’occupazione; tempi certi per l’iter di aggiudicazione e per il pagamento delle aziende; e infine sostegno alle imprese di qualità.

Nelle undici pagine del documento si mette nero su bianco l’intenzione di privilegiare il parametro dell’offerta economicamente più vantaggiosa per gli affidamenti relativi ai servizi . Con l’impegno a favorire “l’adozione dello stesso criterio anche negli affidamenti di lavori e forniture”. È questa una delle novità più rilevanti, un cambio di rotta che accoglie gli appelli arrivati da più parti di mettere un freno alle gare al massimo ribasso. Per quanto riguarda il capitolo trasparenza, viene poi promessa la realizzazione di uno strumento per fare luce sull’intera filiera delle gare, e su tutte le informazioni fondamentali, come il numero dei lavoratori coinvolti, le categorie e le mansioni previste. Si tratta di “una piattaforma in cui sarà possibile accedere a una mappatura degli appalti e delle concessioni, costantemente aggiornata”.

Questione centrale anche quella dell’occupazione, voce sulla quale i sindacati hanno scommesso molto. Come già accaduto negli accordi integrativi di alcune aziende (Lamborghini e Ducati ad esempio) anche nel nuovo codice sugli appalti pubblici viene oltrepassato il Jobs act, in particolare per quanto riguarda il mantenimento dei diritti e della retribuzioni nei cambi di gestione. “Il Comune – si legge – si impegna ad inserire quale condizione di esecuzione dell’appalto, nei bandi di gara di affidamento di servizi da riaffidare, la clausola sociale di salvaguardia di riassorbimento di manodopera per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici”. In questo modo, le imprese subentranti dovranno assumere i lavoratori dipendenti che lavoravano nell’azienda uscente, a prescindere dal contratto nazionale di riferimento. Un vincolo richiesto a gran voce da Cgil e Cisl, che ora cantano vittoria. “Qui la recente normativa sul tema del lavoro – ha commentato Sonia Sovilla, della Cgil di Bologna – diventata purtroppo legge dello stato, è stata neutralizzata. A dimostrazione che il tema non è quello di abbassare i diritti e le tutele di chi, tra l’altro, ne ha sempre avuti molto pochi, ma di creare buona e stabile occupazione”.

La valutazione delle imprese sarà poi fatta anche in base al rating di legalità rilasciato dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato: il suo possesso sarà considerato un “fattore premiante”. E non solo: l’ente appaltante prenderà in esame anche il “curriculum reputazionale” delle aziende e i comportamenti sul piano professionale ed etico.

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