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Tunisia, attentato ai resort: calma, ragioniamo

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Può sembrare paradossale, va contro l’onda dei nostri sentimenti, ma mantenere la calma è necessario per vigilare meglio e per attrezzarsi/attrezzarci ad affrontare il ripetersi di questi sanguinosi episodi. Innanzitutto bisogna capire se nello specifico questo attacco poteva essere evitato.

Da un lato penso che i luoghi dove ci sono molti turisti europei in Tunisia di questi tempi sono veramente pochissimi. Forse questo era il più denso di tutto il paese. Magari si poteva vigilarlo meglio. Dall’altro penso che la reazione comunque è stata abbastanza rapida, altrimenti le vittime sarebbero state ancora di più.  Sono aspetti da capire meglio. E’ opportuno, se possibile, che partecipino anche inquirenti dei paesi delle vittime.
Non credo che polizia e magistratura tunisine siano incompetenti. Ma le ricostruzioni e le reazioni all’attentato del Bardo non sono state tutte logiche e limpide. L’esigenza di far vedere che si è capaci di reagire prevale sulla verità. Si veda la grottesca vicenda del marocchino arrestato in Italia. Il carattere internazionale della tragedia aiuti una ricostruzione obiettiva e convincente.

Non si può cadere nell’ingenuità di vedere solo i pazzi isolati semi-suicidi e incontrollabili, ma neanche sopravalutare la loro organizzazione. Sono piccole cellule aizzate dall’autoesaltazione e consigliate da qualche stratega, probabilmente.

Nonostante il precedente del Bardo, la Tunisia non è fuori controllo, non c’è alcuna guerra civile, il territorio è sotto controllo dello Stato e la vita quotidiana è sicura.
Sono stato moltissime volte in Tunisia, anche di recente, e non ho avvertito pericoli. D’altra parte non ho mai, dico mai, visto affollamenti di turisti europei o comunque stranieri superiori alle poche unità. A quanto pare solo i terroristi li trovano. I resort, frutto della logica del turismo più di successo degli anni ’90, sono più pericolosi. Bisogna ragionarci, se non ci si rassegna all’idea che il turismo sia finito. (Idea alla quale non ci si deve rassegnare, non è la Libia).

Naturalmente il problema non è principalmente tunisino: è l’emergenza Isis, col fascino che esercita e le pulsioni violente che comporta.
Una forza non invincibile, una forza non vincibile solo sul piano militare. Se fossimo capaci di dare speranza e aiuto alla Tunisia questo sarebbe un aiuto per sentirci più sicuri.
Torniamo presto sull’argomento.

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