Durante gli interventi “le equipe” destinate alle sale operatorie sulla carta erano “regolarmente costituite”, ma in realtà “chirurghi e/o anestesisti” erano “presenti contestualmente in più sale operatorie”. È la tesi della Procura di Milano che contesta una truffa da 28 milioni di euro al servizio sanitario nazionale a medici, tra cui Alberto Zangrillo, primario della Terapia intensiva e Rianimazione generale e medico di Silvio Berlusconi, e amministratori dell’ospedale San Raffaele.

Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle sui registri figuravano che tutti i ‘requisiti’ di presenza per ottenere i rimborsi drg (Diagnosis Related Groups) erano stati rispettati. Il pm Giovanni Polizzi, nell’avviso di chiusura delle indagini, contesta presunte irregolarità nei rimborsi percepiti su 4mila interventi chirurgici nell’ex regno di don Luigi Verzé travolto dal crac e morto il 31 dicembre del 2011. L’inchiesta “Pronto rimborso” ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati 9 persone, tra rappresentanti legali, dirigenti, primari e l’amministratore delegato del gruppo Nicola Bedin. I reati contestati – a vario titolo  sono la truffa aggravata a danno del Servizio Sanitario e falso.

Tra gli indagati figurano Mario Valsecchi, in qualità di amministratore dell’ospedale fino al 2012 (che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nell’ambito del processo sul crac del San Raffaele), Roberts Mazzuconi, in qualità di direttore sanitario. Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia fino al 2012, Francesco Montorsi, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia dal novembre 2012. Indagati anche per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti la Fondazione Monte Tabor, nella persona del legale rappresentante Claudio Macchi, e l’ospedale San Raffaele, in persona del legale rappresentante Gabriele Pelissero. I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013.

Per gli inquirenti sono state violate le norme di accreditamento che impongono una presenza minima di operatori e anestesisti, nonché di quelle relative all’impiego di medici specializzandi. La struttura ospedaliera, questa l’ipotesi, ha autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso delle prestazioni sanitarie, ottenendo appunto indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro. Nei confronti degli enti che hanno gestito nel tempo la struttura ospedaliera è stata contestata la responsabilità amministrativa secondo la legge 231/2001.

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