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Rai1 alla ricerca della centralità perduta: la scommessa vinta del film sulla mafia

Rai1 alla ricerca della centralità perduta: la scommessa vinta del film sulla mafia
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Sabato 23 maggio la Rai ha preso in contropiede le abitudini del sabato piazzando un film su Rai1 e un concorso di canzoni su Rai2. Come se Sole e Luna si fossero scambiati di ruolo perché non c’è nulla di più fisso al mondo del patto di abitudine che intercorre fra i canali generalisti e il pubblico. L’occasione per questa rottura dell’ordine costituito è stato l’anniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone che si è pensato di ricordare con la trasmissione di “La mafia uccide solo d’estate”, il film di Pif. Programmato su RaiUno forse per non sembrare, mettendolo altrove, che la Rai prendesse la faccenda sottogamba. E così, mentre RaiUno cambiava per una volta il suo sabato, RaiDue ospitava il concorso internazionale di canzoni che annualmente mette in gara i vincitori dei “Sanremi” di una quarantina di Paesi.

Il pubblico non si è sentito affatto tradito ed è rimasto davanti alla tv più del solito, tant’è che alla fine l’Auditel ha registrato un aumento di un milione di spettatori medi rispetto alla settimana precedente. Ma il lato interessante non sta tanto nel numero globale quanto nelle migrazioni di spettatori indotte dall’inusuale assortimento della serata. Così, RaiUno ha aumentato sì gli spettatori ma come risultato di due movimenti opposti: all’apparire del film, da RaiUno è scappato chi era in specifica attesa delle carrambate di Antonella Clerici e cioè un terzo degli spettatori più anziani (soprattutto donne) e meno scolarizzati. In compenso sono triplicati gli spettatori con la laurea e quelli più giovani, dagli otto ai cinquanta anni. Gente che stava a casa, ma che di certo non è solita guardare RaiUno. Spettatori aggiuntivi che il film ha richiamato davanti alla tv distogliendoli dal tablet e dallo smartphone, fino a radunare quel milione di cui si è allargata la platea. Fenomeno eccezionale per RaiUno come la neve d’estate (tant’è che per rammentare un precedente dobbiamo ricorrere a Braccialetti Rossi). E chissà che tutto questo trambusto non faccia venire in mente alla Rai che RaiUno potrebbe ritrovare una centralità perduta e praticamente lasciata a Canale5 (tanto per dire: il pubblico di Amici non ha fatto praticamente una piega) semplicemente “volendolo” e accendendo qua e là di luci nuove l’ammiraglia del servizio pubblico.

Parallelamente, Rai2, rete di telefilm internazionali, di talent e di reality, è sembrata a suo agio ospitando un programma che grondava di show business ed è esplosa di ascolti grazie ai giovani che più se ne intendono, ma anche agli anziani lasciati a terra dalla subitanea mancanza di “Senza Parole”.

Rai3 con Fazio ci ha rimesso qualche penna, in tutte i settori del pubblico perché, a nostro parere, RaiUno e RaiDue sono finite a pescare nel suo mare. Nell’insieme la Rai è passata dal 33% al 40% di share. Mentre Mediaset si è accontentata, per un sabato, del 37% invece che del solito 42%. In conclusione, a ben guardare, una specie di (casuale?) esperimento dal vivo che potrebbe insegnare qualcosa a chi si domanda a chi e con quante reti (e finanziate come) deve/dovrà rivolgersi il servizio pubblico.

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