Nulla di nuovo sotto il cielo purulento del web.

BMI Pop Music Awards a Los AngelesSolo l’ultimo di una lista di attacchi e ingiurie ai danni di personaggi famosi accusati di aver immagazzinato qualche chilo di troppo.

Nello specifico Pink, cantante pop tra le più amate (sa cantare, è autoironica, tosta e sforna una hit dopo l’altra), presa di mira per la sua forma fisica dal magma dei soliti followers, durante una recente serata benefica.

Ma Pink non ci sta e le ha cantate ai bulletti in un post pubblicato su Twitter, rimandando al mittente le frecciate e celebrando il proprio corpo col consueto umorismo.

Ci sono riviste e giornalisti gossip che vivono del e sul corpo delle donne e il weight radar è sempre acceso per scandagliare le prime avvisaglie di imperfezione. E non lesinano di trasformare in sagra del bestiame quelle donne che per i più svariati motivi (vuoi gravidanza, menopausa, o il sacrosanto diritto di mangiare più di una mela e una sigaretta a pasto) sforano dalla taglia 0.

E allora apriti cielo. Attraverso fotografie impietose di gambe cellulitiche, pance flaccide, rotolino traboccante, si seziona il fisico femminile peggio di un anatomopatologo. La speculazione su quanto una donna sia ingrassata è uno dei passatempi preferiti anche in casa nostra, e si assiste a veri e propri coiti in diretta quando una celebrity torna in forma splendente a pochi giorni dal parto (e smaltisce in un botto tutti i quattro chili e mezzo presi nei nove mesi).

Ma evidentemente oltre al circo patinato esiste anche un sottobosco muschioso e verdastro, che non perde occasione per rincarare la dose con commenti da haters del peso. Una categoria di users per la quale il concetto di libertà d’espressione coincide con la prerogativa di esprimere qualunque minchiata gli passi per la capoccia.

Si chiamano troll e parlando di loro si fanno spesso spallucce, quasi a giustificarne l’esistenza come effetto collaterale del web. Ma a meno che non abbiano due teste e una coda, o non siano usciti dal genio di Miyazaki, sono solo sfigati che stazionano per ore davanti a uno schermo, scrigno che custodisce la loro celata pusillanimità. Conigli che si spacciano per leoni, probabilmente non vedono il sole da quando il Napoli ha vinto lo scudetto (e Maradona era magro). Pare che puzzino pure.

Da tempo immemore le donne hanno dovuto ascoltare le illazioni più assurde e sfrontate sul loro conto, figlie di una storia scritta da uomini. Aristotele sosteneva che la femmina “è femmina in virtù di una certa assenza di qualità”. Per Pitagora era stato “un principio cattivo a creare il caos, le tenebre e la donna”. La donna era “un uomo mancato” per San Tommaso. Platone ringraziava gli dèi per averlo creato, in primis, libero e secondo per averlo fatto uomo e non donna.

S. Agostino non ci girava intorno, per lui la donna “è una bestia” e per Balzac la donna “è come la fa suo marito”. Poi è arrivato Freud e ha catechizzato l’umanità scrivendo che “l’anatomia è destino” e che tutti i mali della donna non arrivavano dall’ingiustizia sociale nella quale era stata tenuta per secoli, ma per l’inconscia “invidia del pene”. Insulti e offese sono storia antica. Ecco perché le frasi inarticolate di qualche teppistello da tastiera non possono far altro che renderci più forti.

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