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No Expo, ritorno dopo il via e gli scontri: “Nutrire il pianeta o le multinazionali”?

Le firme di Agnoletto, Zanotelli, Ovadia nell'appello contro la Carta di Milano: "Legittima un modello insostenibile e non parla dei danni provocati da grandi aziende, sussidi Ue, accordi Epa, land grabbing". Annunciato un convegno per il 26-27 giugno
No Expo, ritorno dopo il via e gli scontri: “Nutrire il pianeta o le multinazionali”?
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E’ a terza via tra le “migliaia di persone entusiaste tra gli stand della grande Esposizione” e “le auto bruciate e la città sfregiata”. Da Milano parte un nuovo appello contro Expo2015 lanciato dall’associazione CostituzioneBeniComuni e firmato fra gli altri da Vittorio Agnoletto, Basilio Rizzo (presidente del Consiglio comunale) Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Mario Agostinelli, Emilio Molinari. Nel mirino, ancora una volta, il tema “Nutrire il pianeta… energia per la vita”, che “riguarda ognuno di noi e ben poco ha a che fare con quanto realizzato da questa Expo”, si legge nel testo diffuso dai promotori, che annunciano per il 26 e 27 giugno un convegno internazionale dal titolo esplicito: “Expo nutrire il pianeta o nutrire le multinazionali”, prosecuzione ideale dell’evento del 7 febbraio che fece da contraltare alla visita ai cantieri del premier Matteo Renzi. Affinché, spiegano gli organizzatori, “diritto all’acqua, diritto al cibo e giustizia sociale non siano solo degli slogan”.

In particolare, CostituzioneBeniComuni mette sotto accusa la Carta di Milano, una sorta di manifesto che dovrebbe essere il lascito ideale di Expo una volta chiusi, il 31 ottobre, i cancelli del compesso fieristico. “La Carta di Milano scivolerà nella storia senza incidere alcunché”, si legge, “legittimando ancora il modello agroalimentare che ha prodotto insostenibilità, disastri ambientali e le terribili iniquità che vive il nostro mondo e che la stessa Carta denuncia, ma ignorando lo strapotere politico delle multinazionali, che stanno dentro ad Expo e che sottoscrivono la Carta”. Il tentativo annunciato dall’ad di Expo 2015 Giuseppe Sala di coniugare il “diavolo”, rapprentato per esmpio da “Coca Cola e Monsanto” con “l’acqua santa” della “agricoltura familiare e di villaggio, i Gas, il biologico” non è riuscito. E si è risolto solo, secondo i firmatari, “in un saccheggio del linguaggio dei movimenti dei contadini e di coloro che si battono per la difesa dell’acqua come bene comune e in favore delle energie alternative al petrolio”.

I nodi che la Carta evita di affrontare, si legge nell’appello, sono per esempio “i sussidi che la Commissione Europea regala alle multinazionali agroalimentari permettendo loro una concorrenza sleale verso i produttori locali”; “gli accordi commerciali tra l’Europa e l’Africa (gli Epa) che distruggono l’agricoltura africana”; “il water e land grabbing; “gli Ogm che espropriano dal controllo sui semi i contadini e che condizionano l’agricoltura e l’economia di grandi paesi come il Brasile e l’Argentina”; “le volontà di privatizzare tutta l’acqua potabile e di monetizzare l’intero patrimonio idrico mondiale”: “né si fanno i conti con i combustibili fossili e il fracking“.

La conclusione è un attacco diretto a Sala: “Ne prenda atto Sala da buon cattolico: il diavolo scappa se l’acqua è veramente santa. Ma qui di acqua santa non c’è traccia, mentre i diavoli, sotto mentite spoglie, affollano la nostra vita quotidiana e i padiglioni di Expo”.

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